David Gray è tornato, lo ha fatto in punta di piedi come suo solito e ha ripreso il discorso laddove lo aveva lasciato. Eh sì, perché questo album è l'esatto seguito di "White Ladder": stesse atmosfere, stesse costruzioni, stesso modo di usare i pochi strumenti. Già, ci vuole poco per costruire delle belle canzoni, batteria elettronica, tastiera e chitarra e il gioco è fatto, ma il segreto sta nella grandezza di chi scrive le canzoni e il nostro David è uno che il suo mestiere lo sa fare, eccome. Grande poesia e tanto pathos nelle sue canzoni che già attraverso l'iniziale "Dead In The water" ci invitano a perderci all'interno delle nebbie melodiche che da quel momento in poi scorreranno velocemente entrandoci in circolo e arrivando troppo presto alla fine. Canzoni che non si dimenticheranno in fretta, non per i titoli o per i ritornelli ma per i segni indelebili, per le marchiature a fuoco che lasceranno sulla nostra anima.
Adorabile è "Caroline", con i suoi cambi di ritmo, la sua slide; "Long Distance Call" ti scorre addosso come l'acqua di un torrente e ti libera dalle scorie della giornata; i fiati di "Freedom" annunciano che qualcosa sta per accadere, stai per abbandonarti totalmente alla sua melodia. "Kangaroo" ricorda molto "Sail Away" e si apre a un ritornello altrettanto bello, mentre "Last Boat To America" richiama atmosfere orientali e il beccheggio della nave del titolo nel suo incedere.
Gray ha una capacità innata: quella di creare dei paesaggi con la sua musica e disegnare le cose in movimento con le sue melodie che si accendono e prendono vita come in un trasformarsi di figure di nuvole nel cielo. Per questo, sai cosa aspettarti ma non sai in che forma arriverà... La chitarra, caso raro, apre "Real Love", che esplode come non mai e cresce, cresce e torna ad esplodere. "Knowhere" è secca e meravigliosamente sapida, mentre "December" è la sua antitesi, dolcemente addormentata; largo ai suoni sintetici in "Be Mine", che quando incontra la chitarra si colora e prende forma.
Uno zucchero filato, è questo che viene alla mente ascoltando "Easy Way To Cry". Ci si scioglie nella musica di David Gray, che si congeda con la conclusiva "The Other Side", "ballatona" per solo piano, la classica ciliegina sulla torta. Se "White Ladder" resta il suo capolavoro, questo "A New Day At Midnight" è a un soffio dall'eguagliarlo.
26/10/2006