Una delle cose su cui si sono trovati d'accordo gli appassionati e i critici, riguardo l'anno appena passato, è stata l'affermazione definitiva di quel fenomeno musicale che viene etichettato come electroclash. Nel generale recupero del ricchissimo patrimonio new wave, l' electroclash è quello che guarda, oltre ai maestri Kraftwerk, al synth-pop, a certa elettronica ambient o da ballo, e in parte alla house dei primordi.
Naturalmente trattasi dell'emergere a un pubblico più ampio di una schiera di gruppi attivi da qualche anno a questa parte (Adult, Add n to x, Fischerspooner per fare alcuni nomi), e i Ladytron, di Liverpool, ne sono dei validissimi esponenti, un doppio misto proveniente da tre nazioni differenti (Giappone, Bulgaria, Inghilterra) che si ritrovano sulle rive del Mersey per tirare fuori un disco che già delineava il loro stile, "604" uscito nel 2001, bissato nel finire del 2002 da questo "Light And Magic".
L'album è già folgorante nei primi due brani: "True mathematics" e "17" sono pezzi di synth-pop irresistibile, divertenti e seducenti allo stesso tempo, dove convivono in maniera esemplare gli ingredienti del gruppo: dal buon gusto melodico, evidenziato dalle due voci femminili asettiche e sensuali allo stesso tempo, dalle ritmiche sintetiche e regolari alle tastiere anni '80, che donano ai brani atmosfere spesso oscure ma affascinanti, essenziali ma non freddamente minimali, e senza perdersi in divagazioni o eccessi pretenziosi, ripetendo 20 anni dopo una formula che non può non far pensare (in "17" soprattutto) perlomeno agli Human League, ma anche ai New Order, Depeche Mode, Gary Numan, o alla disco più talentuosa.
Il gusto retrò dei Ladyrton si ripete nel prosieguo del disco, miscelando sapientemente citazioni e influenze, ma con la personalità necessaria per non scadere in un revival patetico. Se "Blue jeans" fa poggiare l'elettronica su una deliziosa melodia pop anni '60, "Black Plastic" ci riporta ai primordi della house anni '80, mentre atmosfere alla Depeche Mode farciscono "Crack LCD". I Ladytron riescono a reinventare con divertimento addirittura l'italo-disco in "Evil", e viene in mente tranquillamente Gazebo, oltre al battito e i sequencer da disco anni 70 (Moroder rules) con "Cease2exist".
I Ladytron, insomma, hanno saputo migliorare dal loro esordio, proseguendo sulla stessa idea di musica, ma accentuando alcuni elementi, soprattutto melodia e arrangiamenti. Difetti? Probabilmente alla struttura dell'album avrebbe giovato la potatura di 2-3 brani, alla lunga si avverte un po' di stanchezza, dato che non tutti i pezzi apportano soluzioni nuove e capita che i suoni si ripetano; ma nulla può togliere il valore e far dimenticare il divertimento e l'intelligenza delle molte perle contenute nel disco.
28/10/2006