All’interno della scena indipendente americana degli anni zero …And You Will Know Us By The Trail Of Dead hanno diritto ad un posto di primissimo piano, in particolar modo per la centralità che ebbe il loro terzo album “Source Tags & Codes”. La band sbocciò qualche anno prima su iniziativa degli amici Jason Reece e Conrad Keely, due cantanti polistrumentisti che dopo varie peripezie fra Isole Hawaii e Olympia (stato di Washington) si stabilirono ad Austin, Texas, dove venne battezzato il primo nucleo del gruppo, assieme a Kevin Allen e Neil Busch.
I primi due dischi della neonata formazione, i selvaggi e diretti “And You Will Know Us By The Trail Of Dead” e “Madonna”, pur con qualche piccola ingenuità (compensata comunque dalla straordinaria forza dei brani inclusi), definirono l’estetica della formazione, posizionandola ad un ipotetico crocevia fra Sonic Youth e Motorpsycho. La Interscope Records intuì l’immenso potenziale dei Trail Of Dead, mettendoli sotto contratto. Di lì a poco arrivarono l’Ep “Relative Ways” e quello che è plausibile considerare il capolavoro assoluto della band: “Source Tags & Codes”, pubblicato a febbraio del 2002.
Attacchi al fulmicotone, riff aggressivi, un paio di pezzi più ammalianti, un disco pressoché perfetto, compiuto in ogni sua parte, sia negli aspetti più abrasivi, sia in quelli più relativamente melodici, che riescono ad emergere dalla coltre di arrembaggi sonici e dai muri di feedback. L’hardcore evoluto e l’alt-rock declinato in salsa noise che caratterizzarono i lavori precedenti, vennero integrati da nuovi spunti. Lo spettro sonoro si ampliò a dismisura, in un’intrigante esplorazione fra ciò che restava del post-hardcore e certi slanci psichedelici, ben rappresentati dall’iniziale “It Was There That I Saw You”.
Furia ed epicità vengono sapientemente miscelate come a pochi altri è riuscito, il tutto condito da un songwriting che si faceva sempre più complesso e variegato. I furiosi incipit di “Homage”, “Baudelaire” e “Days Of Being Wild” si alternano alla grandeur chitarristica di “How Near, How Far”, “Relative Ways” e “Source, Tags & Codes”, seguita dagli archi che chiudono un disco composto da ”canzoni intense ed incredibili, arrangiate perfettamente e suonate con capacità e passione”.
L’album si affermò come uno dei più importanti della scena alt-rock mondiale del primo scorcio di millennio. “Source Tags & Codes” fu anche uno dei dischi in grado di far percepire al mondo quanto le modalità per promuovere la musica stessero mutando. In una dimensione sempre più globalizzata, l’attenzione di un solo grande mezzo d’informazione via web (pur autorevole) può decretare la fortuna di una band.
Pitchfork, la bibbia digitale della nuova scena alternativa, il 28 febbraio del 2002 premiò il disco con un inconfutabile 10.0, il rating massimo possibile, evento che scatenò la curiosità del sempre più numeroso popolo indie, il quale riconobbe l’immenso valore di quello che divenne uno dei dischi di riferimento dell’intera decade. Fu un caso-scuola che sancì definitivamente l’importanza delle webzine come strumenti oramai irrinunciabili nel marketing musicale del XXI secolo.
17/03/2014