Ci sono band che, a fronte di discografie sterminate, restano confinate in un grigio limbo di anonimato, fatto di formule derivative, di soluzioni ripetitive e stantie; ce ne sono altre che, invece, con una manciata di canzoni riescono a essere riconosciute, rispettate e ricordate, lasciando un segno profondo e personale.
I Postal Service appartengono senza dubbio a quest'ultima categoria. Il duo, frutto della collaborazione "postale" a distanza tra Ben Gibbard (frontman dei Death Cab for Cutie) e il producer Jimmy Tamborello, ha ottenuto questo risultato con un solo, splendido disco: "Give Up".
Le dieci tracce dell'album sono costruite sulla fortunata e riuscitissima combinazione di pop indipendente ed elettronica (si potrà quindi parlare di indietronica, di electro-pop o quant'altro: ma, si sa, le etichette contano fino a un certo punto), elementi non forzatamente giustapposti ma perfettamente amalgamati tra loro.
Il risultato è una sorta di "synth-pop del terzo millennio", che non si propone - a differenza di quanto in seguito faranno altre formazioni - come nostalgico revival di vecchie sonorità ma che, al contrario, ha tutta la freschezza di una formula originale e creativa.
Altro grande merito dei Nostri è quello di tenersi a debita distanza da velleità a tutti costi cool e
"trendy": in "Give Up" non ci sono suoni "di plastica" e soluzioni studiate a tavolino in vista di facili affermazioni commerciali; all'opposto, il successo del disco deriverà proprio dalla sua grande capacità di veicolare emozioni vere, forti, autentiche, in grado di toccare le corde più profonde
dell'ascoltatore attraverso il linguaggio semplice, e insieme universale, della vita di tutti i giorni.
I singoli "The District Sleeps Alone Tonight" e "Such Great Heights" in un mondo ideale resterebbero al vertice delle chart per anni; ma tutto il disco viaggia su standard qualitativi altissimi e vi trovano spazio ben più di due potenziali hit single.
"Give Up" è un album prezioso e importante, un gioiellino pop da custodire con cura, di cui non ci si può certo dimenticare.
Questa recensione è stata scritta da un lettore, vincitore del contest Sub Pop.
24/07/2013