Dungen

Ta Det Lugnt

2005 (Memphis Industries)
psychedelic-rock

Per la serie "ripeschiamoli". A un anno dalla sua prima pubblicazione (luglio 2004, per Subliminal Sound), "Ta det lugnt" viene recuperato e riedito dalla Memphis Industries, con la speranza di dare maggiore visibilità a un prodotto, questo terzo album degli svedesi Dungen, annoverabile tra le migliori uscite degli ultimi tempi. L'accoglienza estremamente positiva ricevuta in questo periodo da praticamente tutta la stampa del settore non è però sinora bastata a far decollare le quotazioni del progetto del polistrumentista svedese Gustav Ejstes, che rimane tuttora, a torto, sconosciuto ai più.

Ejstes ha dato vita a un lavoro dall'ottimo sapore psichedelico, innamorato dei tempi che furono ma senza mai suonare troppo vecchio o esclusivamente revivalista (piuttosto fuori dal tempo), traboccante di ispirazione, a suo modo sperimentale e al contempo dotato di fervida vena melodica. Dallo strepitoso spiegamento di strumenti usato per plasmare i brani si erge protagonista un chitarrismo di base acid-rock, in perenne bilico tra luccichio e distorsione. I brani, spesso forgiati su un impasto folk, sono sorprendenti nella loro struttura ed evoluzione, e vantano un suono vivido e fremente.

Si comincia con "Panda", in cui possenti riff, quasi hard, si alternano ad arpeggi delicati, il tutto al passo sostenuto dell'incisivo picchiare di batteria e di un discreto basso funky. "Gjort bort sig" è brano di matrice psych-folk, recitato su un giro di chitarra elettrica carico d'epos, "Festival" parte invece con acustica, basso e batteria: pian piano la elettrica entra in gioco, prima limitandosi a contrappuntare docile, poi si scopre padrona, stringendosi in vortice con rintocchi di piano, che cesellano una splendida atmosfera incantata e da rapimento dei sensi. Seguono due suite. La prima è "Du är för fin för mig", aperta da violini melanconici e traboccanti di grandeur, colpi di chitarra e battiti di mano a scandire l'attraversamento di una foresta celtica, flauti a donare aura medievale. Dal nulla una schitarrata crepitante e acidissima travolge la melodia e muta pelle al brano che si trasforma in infuocata ed esplosiva jam. La seconda è invece la title track, "Ta det lugnt", dominata in tutte le sue parti dal pianoforte, epica declamazione retrò in stile Ghost all'inizio, poi strimpellii e recitato da cabaret la trasportano in una morbida galoppata jazzata finale, per batteria, piano e sax.

La sesta traccia, lo strumentale "Det du tänker idag är du i morgon", è un motivetto cangiante e variegato, seppur in struttura normalizzata rispetto a quanto ascoltato sinora. E' il preludio a una seconda metà più calma ma non meno bella. "Lejonet & kulan" sono due minuti di noir sottolineato da profonde note d'organo (l'aria è un po' quella, permettetemi il paragone, di "A Saucerful of Secrets") che fanno da intro alla detonazione di "Bortglömd", che alterna nel suo incedere parti durissime a momenti ad alto tasso di pathos. Arrangiamento classico e tono disteso per la bellissima e tenera canzone leggera di "Lipsill", mentre la melodia disperata e altrettanto di livello di "Sluta följa efter" è martoriata, con piano e violini costantemente aggrediti da strati di chitarra distorta e malaticcia.

Questo è quanto. "Ta det lugnt" è disco davvero prezioso, centrato, cristallino, perfettamente a fuoco, non innovativo eppure personale, ad ogni modo bellissimo. Se non ne eravate ancora a conoscenza, è giunta finalmente l'ora di rimediare.

Tracklist

1. Panda
2. Gjort bort sig
3. Festival
4. Du är för fin för mig
5. Ta det lugnt
6. Det du tänker idag är du i morgon
7. Lejonet & kulan
8. Bortglömd
9. Glömd konst kommer stundom änyo till heders
10. Lipsill
11. Om du vore en vakthund
12. Tack ska ni ha
13. Sluta följa efter

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