Non è un'operazione complessa incasellare gli Intelligence. Il leader, Lars Finberg, sguazza ormai da qualche anno nella scena rumorosa e post-modernista di Seattle; inoltre al suo attivo vanta altri due progetti, le cui coordinate non sono lontane dai nostri. Trattasi dei Dipers, dediti ad un lo-fi chiassoso e degli A Frames, autori di un punk-noise robotico. Gli Intelligence si piazzano sul solco di entrambi: umanizzando le chitarre, che da taglienti divengono brucianti, senza perdere però il piglio alieno/alienato. In pratica: garage, punk, noise e scorie wave vengono tritati in sporche scheggie melodiche, urticanti e ululate.
Le aspettative che circondavano il ritorno di Finberg erano dovute al suo ultimo lavoro, "Black Forest" (firmato A Frames). Capace, finalmente, di rendere in forma compiuta le qualità di tutta la cricca. Un divertissement dal sapore esistenziale, che nulla toglie e nulla aggiunge alla storia della musica, ma che può vantare episodi assai gustosi, anche per ascoltatori smaliziati. Invece questo "Icky Baby" non combina granchè, limitandosi a presentare pochi spunti, spesse volte gravemente incompiuti. Manca l'equilibrio e viene in dubbio anche il talento (che Finberg valga soltanto come batterista e non come compositore?).
Insomma, una bella delusione.
L'iniziale "Nice Tries" (sostanzialmente una filastrocca asettica, per basso cupo e percussioni metalliche) mette in scena un po' tutto l'armamentario (grazie agli sguaiati inframmezzi su grattugie di chitarra). Il risultato è mediocre, ma gli episodi migliori (= sufficienti) del disco attaccano subito dopo. Sono la svelta "Confidence", un inno su chiassose esplosioni di chitarre e percussioni; e "Garbage in Garbage Out", una recita dai toni scazzatamente beckiani.
Il corpo del disco si divide invece equamente fra piccoli sussulti e brani totalmente inutili. Al primo filone appartengono: il bel riff secco di "White Gloves", le tinte dark di "Cheer Up Switch" (tutta synth e sfrigolii) e l'affresco post-wave di "San Francisco". Al secondo: la fastidiosa sarabanda estiva per maniaci "Tropical Struggle" (trionfo di coretti e punture di spilli), la spenta pulsazione di "Life Preserver" e il grido di "Juggle Bubble", tanto incandescente quanto tedioso.
Se, sin qui, il ritratto tracciabile di "Icky Baby" era sì spiacevole ma non disdicevole, la stiracchiatissima coda abbassa ulteriormente il giudizio. In verità non c'è neanche molto da dire, perchè gli Intelligence stessi sembrano aver messo fine, in essa, alle loro velleità. Va bene che si tratta di canzoni stupide per definizione, che vogliono far muovere e basta: ma il rock'n'roll di "Oh" e il noise di "This Is a Gift" sono due urla tramutate in ritornelli, privi e di sostanza e di struttura.
L'unico lato positivo è il suo fungere come definitivo permesso a cestinare il disco, togliendoci ogni indugio.
In definitiva: meglio dedicarsi a qualcos'altro.