Chi ha seguito la carriera cinematografica di Juliette Lewis si aspettava l'uscita di un disco, quello che sorprende - almeno sorprende me - è che sia arrivato così tardi. La Lewis, infatti, ha sempre "sconfinato" nel mondo della musica, cantando spesso nei film che interpretava (memorabili le versioni di "Rid Of Me" e "Hardly Wait" di PJ Harvey in "Strange Days" e "Natural Born Killer": un'inquietante nenia che poi darà il titolo al film di Oliver Stone), prendendo parte a diversi video clip (tra cui "Come To My Window" di Melissa Etheridge) e venendo ospitata in qualità di cantante in dischi altrui (ultimo, solo in ordine cronologico, "Always Outnumbered, Never Outgunned" dei Prodigy).
Dopo il debutto nel 2003 con l'Ep "… Like a Bolt Of Lightning", i Juliette & The Licks tornano con un disco completo per il quale hanno imposto l'autoproduzione, dando al loro lavoro un'impronta decisamente personale. Perché Juliette voleva probabilmente essere sicura di essere solo Juliette e non la nuova Courtney o la nuova Polly Jean. Intento perfettamente riuscito con questo "You're Speaking My Language": Juliette si concentra sul sano e puro rock'n'roll senza ammiccare a un pubblico precotto, anche se, ammettiamolo, tutti si aspettavano una voce più salda.
Apertura affidata alla title track, singolo già coccolato da radio e (soprattutto) televisione. "Money In My Pocket" conferma l'indole di un rock essenziale che caratterizzerà tutto l'album. Con "American Boy Vol. 2", la Lewis si cimenta con una linea vocale poco orecchiabile e le riesce benissimo, dando al pezzo un certo fascino. "I Never Got To Tell You What I Wanted To" non sa bene se essere una ballata, un brano rock o uno pop, ma non è fastidioso quanto il brano che la segue ("This I Know"): una ballata dalle idee decisamente più chiare che sembra, però, un po' fuori luogo.
Fortunatamente "Pray For The Band Latoya" ci riporta le chitarre ruvide. "So Amazing" è un brano quasi heavy-metal, con batteria veloce e chitarre distortissime. Altro brano lento, "By The Heat Of Your Light"; bellissimo il titolo, sicuramente uno di quei brani che ti aspetti ballino al liceo in un adolescenziale telefilm americano. Ma aspetto solo lei, il gioiello del disco, quello che mi auguro fortemente sarà il prossimo singolo perché "Got Love To Kill" contiene il ritornello più accattivante della stagione: "Hey hey, oh oh, hey hey, oh oh oh - Hey hey, oh oh oh, oh aw." "Seventh Son", per quanto mi rifiuti di accettarlo, ricorda, vagamente e a tratti, le Hole dell'ultimo periodo.
La chiusura del disco è affidata a "Long Road Out Of Here", altro brano lento in cui Juliette sembra esporsi molto e dove le chitarrazze vengono sostituite da un delicato pianoforte.
Manuel Agnelli, che aveva diviso con lei il palco del concerto del Primo Maggio, l'aveva liquidata così: "Juliette Lewis è l'Iggy Pop al femminile, solo che non ha la voce di Iggy Pop, né le canzoni di Iggy Pop. In compenso ha un bel culo". Tutte cose assolutamente verissime, ma chi se frega: per quanto "You're Speaking My Language" non presenti nulla di nuovo, rimane tutto sommato un disco piacevole. Prendetelo, cacciatelo nel lettore cd, alzate a palla il volume e saltellate per tutta la casa, agitando le braccia e cantando a squarciagola: energia assicurata. Rock'n'roll!
09/12/2005