Lontano dai Low, anche per Alan Sparhawk è tempo di "solo guitar".
Tre quarti d'ora scarsi, nove composizioni. Feedback, riverberi, blues polverizzato, trasalimenti cosmici, deliqui psichici: lo spettro compositivo è di quelli che lasciano interdetti, soprattutto se per un attimo si ritorna al rock atmosferico e impregnato di soave, malinconica lentezza della band di Minneapolis.
A dare il via, un paio di minuti di quello che possiamo tranquillamente definire "folk-apocalittico" ("How The Weather Comes Over the Central Hillside"), seguiti da "Sagrado Corazon De Jesu", divisa in due parti, la prima delle quali è semplicemente una breve introduzione ai successivi 13 minuti.
La drammatica enfasi introspettiva del soliloquio chitarristico è acuita dalla viva percezione del vuoto circostante, fino al lento crescendo "dronico" che sembra allargare la prospettiva verso orizzonti Ligeti-ani.
L'altra lunga composizione del disco, "How A Freighter Comes Into The Harbor", è un trionfo di rarefazione e condensazione: gelida e sontuosa escursione in un microcosmo fatto di silenzi accecanti e rumori spettrali. Lungo un tunnel siderale, gli accordi sprezzanti sfidano un'atmosfera thrilling, accompagnando un volo narrativo forse un tantino estenuante, ma senza dubbio abbagliante.
Le spietate distorsioni e l'imprimatur metallico di "How the Weather Hits the Freighter..." rompono il precedente incantesimo, sottolineando il carattere eminentemente "drammatico" e "dinamico" dell'opera, con la percussività industrial di "How The Engine Room Sounds" a rilevarne anche una volontà impressionistica e "concreta".
E se quella di "Eruption by Eddie Van Halen" potrebbe essere visto come una sorta di sofisticato e intellettualoide omaggio al virtuosismo del chitarrista di - per l'appunto! - "Eruption", alla fine "How It Ends" ci dice davvero come va a finire... E quasi non ci sembra vero di riaccarezzare una melodia fragile fragile, non molto lontana dall'universo trasognato e delicato dei Low, pur sempre (e comunque...) un punto di riferimento e un grembo in cui sperare sempre di (ri-)tornare.
Bella prova, in definitiva, anche se qualche spigolo è ancora da smussare e qualche minuto è, forse, di troppo.
01/10/2006