L'esperienza umana e artistica vissuta in Islanda deve aver segnato profondamente LaValle, riempiendo di pathos e calda sostanza quanto in precedenza espresso sotto forma di tepore fioco e intermittente, tanto che anche dopo il suo ritorno a San Diego la sua ispirazione conserva intatte le immagini, l'atmosfera e le suggestioni del profondo Nord. Così, "Into The Blue Again" finisce per rappresentare la naturale continuazione del lavoro precedente, priva di ospiti e collaboratori d'eccezione, ma in grado di perpetuarne i suoni liquidi, le atmosfere ovattate e le frequenti aperture armoniche.
Nei dieci pezzi che compongono il lavoro ricorrono infatti gran parte degli elementi che contrassegnavano "In A Safe Place", non tuttavia riproposti nei loro aspetti meramente formali, quanto invece introiettati, fatti propri da LaValle fino a costituire l'essenza più vera e personale di un'espressione artistica che proprio in note soffuse, battiti elettronici e folate di synth sembra aver trovato la propria definitiva consacrazione.
Di parzialmente difforme rispetto all'incantevole gemma che lo ha preceduto, "Into The Blue Again" presenta anzi quello che può essere considerato come un fattore di ulteriore crescita nel percorso di The Album Leaf, ovvero l'affinamento nella definizione melodica, adesso tradotto in tre vere e proprie canzoni, nelle quali LaValle abbandona la sua ritrosia nel cantato, coronando in un'efficace chiave pop le atmosfere rilucenti e vaporose di "Wherever I Go" e completando la vitalità melodica di "Writing On The Wall" e, soprattutto, dell'efficacissima "Always For You" attraverso ritmiche elettroniche decise e discrete al tempo stesso.
Non di sole canzoni vive l'album, anzi le melodie e il cantato di LaValle rappresentano piuttosto un naturale punto d'approdo, indispensabile per conferire essenza comunicativa al sereno trasognamento che scorre su morbide linee disegnate dalle tastiere o su avvolgenti riverberi increspate da tenui linee elettroniche.
Fin troppo prossimo al disco che l'ha preceduto - in termini tanto temporali quanto stilistici - per non subirne l'ingombrante paragone, "Into The Blue Again" non è tuttavia lavoro da potersi liquidare con la sbrigativa patente di appendice priva di novità significative; e benché non riesca a eguagliare in tutto e per tutto l'ispirazione del precedessore, la crescita nella scrittura delle canzoni, il ricorrere di un certo innalzamento ritmico (evidente in particolare in "Into The Sea" e "Red-Eye") e il romanticismo da notturno nordico che traspare dagli arrangiamenti d'archi e dal pianoforte sono tutti argomenti sufficienti a conferire un'autonoma individualità a un disco che si lascia apprezzare quale ulteriore stadio evolutivo della poetica di LaValle. Se infatti "In A Safe Place" poteva rappresentare un episodio estemporaneo della sua discografia, "Into The Blue Again" dimostra come, dopo tanto peregrinare artistico, l'artista californiano abbia trovato la propria dimensione ottimale, votandosi ormai definitivamente ad ambientazioni sonore sfuggenti, che compendiano ascendenze post-rock, elettronica, romanticismo e piglio pop-tronico in una sintesi fortemente caratterizzante e ancora una volta lucidissima.
30/01/2010