Sappiamo bene che quello che lega i Basement Jaxx al mondo degli Lp è un doppio filo. Se quanto di più dirompente abbiano mai fatto sta quasi tutto nei singoli e negli Ep (e stiamo parlando di due che per anni sono stati sul cutting edge della scena house mondiale), Felix Buxton e Simon Ratcliffe devono la loro fama presso il grande pubblico ai loro album di studio.
“Crazy Itch Radio” è il quarto e segue “Kish Kash” (2003), il primo disco del duo ad aver conosciuto un tiepidissimo riscontro sia di pubblico che di critica. Era il punto di non ritorno sulla strada di una forte infatuazione per new wave e synth-pop, ben rappresentata dalla scelta dell’ospite d’onore: Siouxsie Sioux. Si parlò di Basement Jaxx stanchi, di calo di ispirazione, e quel che è peggio è che era tutto vero.
Cosa si fa in questi casi, allora? Beh, la soluzione di sicurezza è tornare a compiacere lo zoccolo duro degli ammiratori, magari strizzando l’occhio al grande pubblico, se possibile. Per cosa Buxton e Ratcliffe vengono tuttora adorati? La loro produzione house (multi)etnica, festosa, travolgente. I loro arrangiamenti ricchissimi, i fiati, la samba. I ritornelli killer, le voci femminili morbide.
Eccoci qua, ci siamo: “Crazy Itch Radio” è proprio un ritorno a tutto questo. Sono i Basement degli esordi, solo con dieci anni in più, un po’ più pop e non più avanguardia house, un po’ per scelta un po’ perché nel frattempo di acqua sotto i ponti ne è passata moltissima. E infatti anche i vecchi pezzi oggi possono suonare come pop puro e semplice. Insomma, meno voglia di rischiare, più autoreferenzialità (un po’ troppa), ma classe sempre presente. La formula sembra semplice, ma non tutti ne detengono il segreto.
Alcuni pezzi si incollano alla testa fin dal primo ascolto. Su tutti citiamo la coppia “Take Me Back To Your House” – “Hey U”. La prima è il tipico oggetto house più pop più qualcos’altro marca Ratcliffe-Buxton. Il qualcos’altro è un banjo sbarazzino (o una balalaica, se si presta fede al video) che accompagna tutta la canzone, forte anche di un refrain irresistibile. “Hey U”, invece, aggiunge una nuova cartolina alla collezione etnica del duo. Stavolta a essere filtrata in quel di Brixton è l’allegria carnascialesca delle marcette per fiati in stile Bregovic, la contagiosa esuberanza festosa dei Balcani di Kusturica che contamina la visione che i Basement Jaxx hanno della musica da club. Proprio come anni prima fece la samba, che torna a fare capolino nel ritornello.
Certo, magari in qualche momento i due vorrebbero essere carezzevoli ma finiscono più che altro per essere mosci, ma va detto che anche le idee peggiori (il momento alla Pharrell di “On The Train”, per esempio) riescono ad avere una loro dignità. Forse non riavremo mai più i Basement Jaxx dei bei tempi che furono, ma ancora siamo lontani dall’elettroencefalogramma piatto.
20/04/2007