Devocka

Non Sento Quasi Più

2006 (Compagnia Nuove Indye)
punk-noise

Punk, noise e indie italica. Questi gli ingredienti fondamentali dell'esordio dei Devocka, band ferrarese con la passione per l'Alex-drugo e le sue "devocke" (ragazze) dell'" Arancia Meccanica" kubrickiana . C'è ancora da lavorare, ma questo "Non Sento Quasi Più" mostra una band affiatata e volenterosa, anche se in fatto di personalità si paga ancora dazio nei confronti di modelli più o meno famosi, più o meno riconosciuti. Si definiscono schizofrenici nell'approccio alla materia e ascoltando l'inziale "Noise Vs.", oltre ad avere un rigurgito di Marlene Kuntz che scopiazzano il fantasma sacro della gioventù sonica, si può, in effetti, convenire con loro. Strappi voluttuosi di ardore giovanilistico in chiave punk, ma con temibili conati emo, il rumore che fa vacillare un pò tutto, gli scorticamenti vivi delle corde: un biglietto da visita niente male, dai.

"Marzo", con la voce di Cora, declina, invece, il lato più malinconico e meditativo della loro musica. Un non so che di autunnale, di bulimica volontà tragica. Il senso di déjà-vu è forte, ne converrete, ma si tengono a galla, lavorano di sfumature, giocano col fuoco senza bruciacchiarsi troppo. Una sorta di teatralità forzata possiede senza sconti il gioco alternato di quiete e liberazione de “Il Tuo Credo”, una teatralità virata direttamente in Massimo Volume- style nella successiva “L’Eco Del Tempo”, ma senza averne troppa convinzione e, anzi, facendo anche un po’ di confusione tra una certa tensione pop e il gusto per il descrittivismo “introspettivo”. Roba forte, insomma che non è ancora nelle loro corde. Più inclini a una rabbia senza freni, forse. Più schietti, anche (l’assalto in perfetto stile punk-noise di “Modo d’Essere”) e anche discretamente capaci di ritagliarsi un angolino per provare incroci interessantissimi tra Pegboy e Silkworm, il tutto alla luce di un lirismo quasi soffocato dalla sua stessa impazienza, dalla sua carica incendiaria. Ci vorrebbe giusto un po’ più di raziocinio.

L’ipnotico drone di un didjeridoo potrebbe forse aiutare, anche se lo scandire quasi meccanico del basso viene a trovarsi isolato e derelitto in mezzo alle furibonde fiammate di “Controllo”. Sono brani dettati da una passione irrefrenabile, dalla volontà di dire tutto e subito, senza limiti. E’ il giusto prezzo da pagare, perché si è ancora “acerbi”, ma in senso positivo, in maniera “costruttiva”. Peccato per “Dormidormidormi”, che sa molto di robina fuori posto, con quel suo romanticismo “spostato” e sostenuto, ma senza la necessaria dose di ispirazione. Meglio, molto meglio la conclusiva “Nota Uniforme", roba marziale, bavosa, perversa, claustrofobica (si veda anche il buon lavoro di Alex Poltronieri in fase di realizzazione visiva). In sostanza, un disco a metà. Innocuo non di certo, ma nemmeno capace di meritarsi la sufficienza.

28/08/2006

Tracklist

  1. Noise vs.
  2. Marzo
  3. Il tuo credo
  4. L'eco del tempo
  5. Modo d'essere
  6. Vecchio bavoso
  7. Controllo
  8. Dormidormidormi
  9. Nota uniforme

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