Erase Errata

Nightlife

2006 (Kill Rock Star/ Goodfellas)
art-punk

A San Francisco la vita notturna è un nevrotico susseguirsi di rumori, suoni e colori, difficilmente focalizzabili al primo impatto; quasi ci si perde nella fugacità delle azioni, spesso ci si ritrova in qualche locale misconosciuto di periferia senza sapere neanche come e quando ci si è arrivati, laggiù, incoscienti di trovarsi esattamente lì, ai piedi di quel vecchio bancone, mentre alle proprie spalle tre ragazze dal volto pienotto sfasciano e rastrellano tutto il locale con quattro accordi sconnessi e una sezione ritmica da paura.
In quello stesso istante lo stupore lascia il posto alla curiosità, e automaticamente viene da chiedersi che fine abbia fatto un pezzo del puzzle e soprattutto dove sia potuto finire tutto quel punk-funk che, solo qualche annetto fa, caratterizzava le grazie di quelle tre fanciulle (?).
La prima domanda la poniamo a un ragazzo che siede al nostro fianco, e ci risponde con discreta nonchalance che Sara Jaffe aveva altre cose per la testa, altre ambizioni, soprattutto poca voglia di continuare a seguire il gruppo per le strade di mezza Europa.
L’altra la poniamo a noi stessi e alla nostra sensibilità uditiva, cercando di trovare in ogni passaggio l’anello di congiunzione con il passato, e tutte le nuove componenti del suono di questo incantevole terzo lavoro.

"Nightlife" è innanzitutto art-punk misto alla vecchia no-wave californiana, con decisione e senza alcun rancore le tre ragazze hanno deciso di rimescolare il tutto e formulare nuova materia, congiungendo ai tribalismi ossessivi e confusi, chitarre acide e sconquassate; un avvolgente metronomo percussivo che spiazza e confonde, ma al tempo stesso sorprende e affascina per la sua incessante modulazione melodica, sempre carica di rabbia e angoscia, un’invettiva rampante contro politica e miti sociali da sfatare, senza mai dimenticare una sensualità latente in apparenza.
Bianca Sparta (batteria) ed Ellie Erickson (basso) corrono in tutto il disco montando lo stesso cavallo impazzito in sontuosa sintonia, la sezione ritmica è davvero formidabile nel condurre i solipsismi frastagliati indotti da Jenny Hoysten (chitarra, voce, tromba e tante altre cose) sul vertice maggiore del triangolo isoscele.
Diciamo che il punk-funk degli esordi ora è un dolce ricordo, da dove poter ripartire, con maggiore ispirazione, verso nuovi territori; un funk illogico e devastante sovrasta tutto e tutti in "Cruising", una prima disamina delle velleità primordiali, un nuovo modo di guardare al recente passato, quando c’era ancora solo il poster del Pop Group conficcato sulle lamiere interne dello Chevrolet G20.
"Another Genius Idea From Our Government" è il primo squarcio politico del trio con il proprio governo, una celere protesta nei confronti di chi (secondo le tre ragazze) partorisce solo idee di devastazione, in tal senso la tromba sintetizzata della Hoysten crea una parodia spietata delle parate militari nazionaliste, sempre più in voga al di là dell’Atlantico.
"Take You" e "Dust" giacciono solo stesso filo, new wave organizzata e pseudo-razionale, algide digressioni rock che spesso, soprattutto nel secondo caso, sfociano in cambi di direzione improvvisi, dove inaspettate aperture esaltano l’intero contesto melodico.
I vicoli di questo percorso oscuro sono una continua sorpresa, tutti ciechi in apparenza, ognuno diverso dall’altro nella struttura e nell’evoluzione; mentre sei lì convinto di aver afferrato la trama del tracciato, ti ritrovi improvvisamente e di scatto a dover intraprendere un altro sentiero, che può essere quello della confusione più sexy e noiosa, modello Sonic Youth ("Beacon"), o quello del tribalismo acido ("He Wants What’s Mine), tra Talking Heads e il Pop Group di "For How Much Longer Do We Tolerate Mass Murder?".

Chi si aspettava la scontata sberla punk-funk, pronto a criticare la monotonia del terzetto, resterà con l’amaro in bocca e non potrà fare altro che ascoltare interdetto nove tracce prima di porre il fatidico ditino contro queste geniali intuizioni; sarà limitato a dover analizzare solo ed esclusivamente "Giant Sand", l’unica ripresa concreta dello stile che fu, senza poter neanche inveire più di tanto, perché il risultato dei suoi scarsi tre minuti danzerecci è comunque più che buono.
Dal ricordo fievole del passato allo splendore del presente che incombe senza tregua: "Wasteland (In A…)" è una danza meschina, Bianca ed Ellie fanno i salti mortali, mentre Hoysten se ne va per la sua strada, graffiando sgraziatamente ogni singola corda della sua chitarra.
Un rumorismo snervante, la degna conclusione della gita notturna, un abbraccio elettronico che pone fine a ogni reazione, a ogni escursione: la title track è tutto questo, senza troppi ripensamenti le Erase Errata soddisfano anche la parte più elettrica del loro istinto.

Il terzo lavoro del trio rimaneggiato (?) è stato un tuffo nel futuro con gli indumenti ancora umidi del passato.
Spiazzante ed energico, rumorista e cacofonico al punto giusto, "Nightlife" ha convinto anche chi già sentenziava, con ignobile premeditazione, la fine dello spessore artistico di questi tre angeli feroci di San Francisco.

30/11/2006

Tracklist

  1. Cruising
  2. Hotel Suicide
  3. Another Genius Idea From Our Government
  4. Take You
  5. Dust
  6. Tax Dollar
  7. Rider
  8. Beacon
  9. He Wants What's Mine
  10. Giant Hands
  11. Wasteland (In A...)
  12. Nightlife

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