Psychic Ills

Dins

2006 (The Social Registry)
psych-rock

Un 7'', un Ep, molta gavetta tra i palchi dei dintorni di New York e, poi, finalmente, la prova sulla lunga distanza. Registrato con la supervisione di Charles Burst (già al lavoro con Gang Gang Dance, Black Dice e The Double), "Dins" è un lavoro che funziona a meraviglia, esibendo una personalità discretamente definita in fase di scrittura e di esecuzione, nonostante la band non faccia nulla per nascondere i padri putativi del suo declinare spaziale e lisergico. Chi si aspettava la solita roba avant di matrice newyorkese (sapete com'è… di questi tempi, quando si parla della grande mela questo è il rischio che si corre…) resterà deluso. Eppure, qualcosina i Nostri la concedono a quel calderone.

Dopo il quadretto esotico di "East" (non ci voleva poi molto, con un titolo così!), è l'intro disordinatamente Godz di "Electric Life" a pagare pegno. Tutto uno sfiorire di cimbali e di armoniche suonate dal vento, con un effetto drooning di base che se ne sta lì pronto a lanciarsi nel rutilare weird di una ballata delle stelle che, se chiami a raccolta gli Spacemen 3, non ci fai certo una brutta figura. Con le fasce galattiche e il senso di vuoto che aprono "Untitled", però, siamo già completamente immersi nel mondo più congeniale alla band.

Da qui in avanti, non si scappa. A contendersi lo spazio, le fasce finiscono per consegnare la loro astrattezza geometrica a un disorientante effetto di caos astrale. Sintonizzata su queste vertigini, l'andante post-punk di "January Rain" scivola su dinamiche sensuali (voce filtrata e chitarra trillante) che fanno esalare un ipnotismo radioso. Entriamo in uno stato di trance quasi catalettica, con gli occhi chiusi a immaginare chissà quali meraviglie dietro il lenzuolo luttuoso della notte, quello che nasconde gli asteroidi alla deriva che per sopportare il silenzio della solitudine finiscono per disintegrarsi sui confini di qualche pianeta maledetto ("Inauration").

Contesi tra patina "dreamy", rarefazioni "shoegaze" e un senso di angoscia totalizzante, i Psychic Ills riescono in una sintesi preziosa, che prosegue con lo stesso profumo di galassie lontane nella lunga escursione fuori orbita di "I Knew My Name", al passo di un galoppare distratto, frastornato da piccoli diademi Barrett-iani. La creazione di un clima di suspence (in cui colano feedback e gingilli elettrici degradati), proprio nello stile che fu dei primissimi, grandissimi Pink Floyd, è funzionale al raggiungimento di un climax emozionale, sorpassato e diluito in un'altra porzione di space-rock rischiarato di melodie frante. Dal canto suo, quella di "Witchcraft Breaker" è un'oasi di sinistra quiete attraverso cui blaterano percussioni tributanti riti propiziatori a divinità pre-umane. Divinità rincorse anche nel lungo congedo di "Another Day Another Night", la corsa al limite della notte che tradisce, nel suo accecante continuum ascensionale e nello sfibrarsi della voce, una viscerale passione per l'assoluto. Ancora un piccolo sforzo e potrebbero essere grandi.

22/12/2006

Tracklist

1. East
2. Electric Life
3. Untitled
4. January Rain
5. Inauration
6. I Knew My Name
7. Witchcraft Breaker
8. Another Day Another Night