Red Krayola

Introduction

2006 (DragCity)
psichedelia, avant-folk

Trent’anni di parabole e il buon Mayo Thompson non smette di stupire. Un monumento del rock tutto che continua a proporre musica bellissima, come quella contenuta in questo nuovo disco, una delle possibili introduzioni al mondo straniato e straniante dell’uomo di Houston e dei suoi collaboratori: Tom Watson (ex Slovenly) e Stephen Prina alle chitarre; Noel Kupersmith al basso e Charlie Abel alla fisarmonica. Special guest , John McEntire, qui alle prese con synth, ukulele e batteria. Che la band sia stata uno dei punti di riferimento di molto post-rock del decennio passato, non è certo una novità. Sinfonie electro, scandite con rigore sotterraneo (“L.G.F.”), impalcature folk ridotte all’osso che trepidano al suono di pulsazioni digitali (“Greasy Street”) e incanti a metà tra ambient e psichedelia astratta (“Elegy”) danno proprio il senso di una confluenza storica, ma atemporale.

Per il resto, è il solito, magnifico mondo fuori-dal-mondo (“Cruise Boat”), cullato da ballate crepuscolari (il crepitare soffuso e malinconico della fisarmonica in “Breakout” o la tensione trascendente della bellissima elegia di “When She Went Swimming”), spesso giocate sul contrasto tra elettronica avvolgente e ronzante e un pathos tutto personale, in verità “stonato” (“It Will Be Delivered”; “Puff”); oppure, ancora, trattenute in un cerchio di dolente romanticismo(“Note To Selves”).
Quando, invece, si mettono a scarnificare il blues con un istinto velenosamente schizoide, sembrano calare il Tom Waits di “Swordfishtrombones” in un universo alieno, dai contorni sfuggenti e dal respiro subliminale (“A Tale Of Two…”). Sono momenti che confermano uno stato di grazia, un’ispirazione fuori dall’ordinario, come quella che sorregge l’isteria tutta “razionale” di “Psy Ops”, corpo post-punk e anima out-edelica.

Chi ha avuto modo di assistere a uno dei loro recenti concerti, ricorderà di certo la carica quasi “punk” che Thompson, Watson e George Hurley (batterista degli indimenticabili Minutemen) hanno messo nel rileggere cavalli di battaglia vecchi e nuovi. Ebbene, quella carica non è del tutto svanita. Resta, comunque, incanalata dentro strutture che, in un gioco di luci e ombre, ne declinano l’impatto in maniera meno dirompente, come ad esempio accade in “Vexations” o nel galoppare country di “Swerving”. Davvero, non possiamo che ripeterlo: i Red Krayola si confermano tra i più grandi esponenti di un suono senza tempo, capace, oggi come oggi, di coniugare l’astrazione folk, una psichedelica tormentata e un uso disinvolto dell’elettronica, chiamata, quest’ultima, a sottolineare ulteriormente quella dimensione “avant” che da sempre è il loro marchio di fabbrica.

La disarmonia del loro mondo è qualcosa che sappiamo, in fondo, essere nostra più di quanto possiamo riuscire a immaginare. Quella disarmonia che, come in un dormiveglia senza fine, rende il vortice onirico di “Bling Bling” un connubio perfetto di realtà e sua trasfigurazione, assestando il colpo finale di un disco che giunge come l’ennesima rivelazione di un genio enorme.

11/04/2006

Tracklist

  1. Introduction
  2. Breakout
  3. Cruise Ship
  4. Note To Selves
  5. L.G.F.
  6. Tale Of Two..., A
  7. Psy Ops
  8. It Will Be (Delivered)
  9. Puff
  10. Greasy Street
  11. Vexations
  12. Elegy
  13. When She Went Swimming
  14. Swerving
  15. Bling Bling

Red Krayola sul web