Dan Deacon

Bromst

2009 (Carpark)
indietronica, electro-psichedelia

A guardarlo in faccia, Dan Deacon sembra uno di quei nerd che a scuola le prendevano di santa ragione, senza battere ciglio. Poi, tornato al calduccio, nella sua cameretta, si leccava le ferite, facendo sogni erotici su ragazzine con i seni generosi mentre dava libero sfogo alla sua fantasia grazie a una di quelle pianole scassatissime che tutti abbiamo posseduto. Un bambinone, con quegli occhialoni giganteschi che non puoi non volergli bene. Almeno un po’.

Il suo “future shock” è un ibrido esaltato e schizoide di electro, neo-psichedelia e minimalistici flussi di enfasi cartoon-esca che in “Bromst” trova un equilibrio davvero apprezzabile, a differenza del precedente “Spiderman Of The Rings” che, in qualche caso, lasciava che l’oscillazione tra esasperazione e disincanto risultasse un tantino indigesta.

“Bromst” è una giostra di colori che evoca scenari caramellosi très Animal Collective o, comunque sia, una certa America nuovamente intrippata con gli acidi (“Build Voice”), richiama bislacche wonderland dove le creaturine sono istrioni che adorano farsi rimirare (“Woof Woof”), mentre cantano scoppiettanti cantilene srotolate su fibrillanti tappeti di drum-machine e synth-Mazinga (“Red F”) o imprigionate dentro i circuiti impazziti di un flipper che si crede un circo in miniatura e, per di più, tremendamente esasperato (“Padding Ghost”).

Ma non è un gioco fine a se stesso, intendiamoci. Come egregiamente dimostrato da “Snookered” (ma anche da “Of The Mountains” e “Baltihorse”), Deacon costruisce con perizia strutture schizofreniche, intimamente postmoderne, fratturate, vacillanti, ma sempre contaminate da un’ironia sofisticata, da un gioco di specchi vertiginoso, da un altalenare umorale che s’impone per la sua forza viscerale. Poi, certo, quelle vocine stridule (non è che, per caso, i Teletubbies hanno tirato qualche riga e si sono intrufolati nel coro di "Baltihorse"?), quelle accelerazioni repentine e quelle ipnosi danzereccie per ballerini androidi possono anche lasciare interdetti, ma non credo che a Dan questo importi poi molto, visto che la sensazione, fortissima e ineludibile, è che questo trentottenne di West Babylon, New York se la spassi un mondo e che tutto il resto gli importi meno di zero.

Così, prima dell’apoteosi sfolgorante di “Get Older”, “Bromst” continua imperterrito a divertirci un casino, anche se l’inquietudine è pur sempre un nemico da non sottovalutare: i volteggi iridescenti e la pioggerella di vibrafoni e marimba di “Surprise Stefani”, per esempio, sono introdotte e, comunque, sostenute da gelide folate sintetiche; le voci femminili in loop di “Wet Wings” ordiscono un crogiolo di sinistra euforia scolpita nel vento e le panoramiche romantiche, con tocchi shoegaze, di “Slow with Horns/Run for Your Life” tramano contro la resistenza del cuore.

Siete tutti invitati alla festa e, nella peggiore delle ipotesi, potete sempre darci dentro con gli alcolici.

18/12/2009

Tracklist

1. Build Voice     
2. Red F     
3. Paddling Ghost      
4. Snookered         
5. Of The Mountains         
6. Surprise Stefani          
7. Wet Wings         
8. Woof Woof         
9. Slow With Horns/Run For Your Life          
10. Baltihorse          
11. Get Older

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