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Swarth

2009 (Profound Lore)
experimental blackened death-metal

Spesso dimenticato, bistrattato, preso a male parole, addirittura additato come la cloaca di tutti i mali possibili di questo mondo (ma da quelli che, poi, manco lo ascoltano), di tanto in tanto il metal torna e ne dice quattro.
Questa volta ci pensano gli australiani Portal a fare la voce grossa. I cinque ragazzi di Brisbane suonano un temibile, caotico miscuglio di brutal-death & black-metal sfigurato, il tutto condito da un approccio altamente erratico e da (non-)strutture pericolanti e labirintiche.

Attivi fin dalla fine degli anni Novanta, riescono solo nel 2003 a esordire sulla lunga distanza con "Seepia", disco ancora acerbo e penalizzato da una produzione non proprio all'altezza della situazione. Leggermente meglio farà, quattro anni dopo, "Outre" (la cui title track lambiva le atroci paranoie di certo harsh-noise), ma è con "Swarth" che la band giunge al culmine della sua maturazione stilistica, presentando un'opera assolutamente rilevante, anche se non per tutti.
Infatti il cacofonico, asfissiante maelstrom del brano eponimo (che sbanda tra caracollanti blast-beat, riff maciullati, dense propaggini rumoriste e un growl lercissimo) può far letteralmente esplodere le orecchie e causare problemi di destabilizzazione mentale. Eppure di grande musica, dopo tutto, si sta parlando. Di tortuosissimi cunicoli di pura depravazione, di micro-accelerazioni grindcore, di sconnesse peripezie sub-soniche ("Writhen"), come dei Gorguts paurosamente minati dalle fondamente dal martirio black o dei Corrupted accelerati e in delirio ("Larvae", "Omenknow").

Un suono enigmatico, scostante e disturbato, al limite di una concezione brutalmente progressiva della materia, come se il caos si organizzasse in piccoli blocchi di "senso" in mezzo alla catastrofe ("Werships"), mentre la schizofrenia impera ("Illoomorpheme"). Quello di "The Swayy" (insieme al già citato "Werships" il brano più importante) è un connubio debilitante di ascensioni marziali e di luccicanti stilettate atonali, con le chitarre che letteralmente si accartocciano una sull'altra mentre la batteria mitraglia nelle retrovie ritmi assatanati.
Quaranta minuti di emozioni catastrofiche, con le smisurate vertigini di "Marityme" in chiusura.

Terrificante.



06/11/2009

Tracklist

  1. Swarth
  2. Larvae
  3. Illoomorpheme
  4. The Swayy
  5. Writhen
  6. Omenknow
  7. Werships
  8. Marityme

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