Denseland

Chunk

2010 (Mosz)
(free-)improvisation, elettroacustica, avanguardia

Hanno Leichtmann, David Moss e Hannes Strobl varano il progetto Denseland nel 2008, sintetizzando le loro rispettive esperienze in ambito di free-improvisation, vocalismo creativo ed elettronica radicale. “Chunk” è, così, un disco deviato e deviante, un’orgia dislessica di schizzi musicali, poltiglie post-punk, funk obliquo, carcasse free form e ritmiche ora pulsanti, ora disarticolate. A rendere il tutto ancora più sinistro, la voce di Moss, sempre in bilico tra recitato insidioso e sgusciante ironia.

È un mosaico fuori controllo, alieno e alienante quello che si materializza fin dalle prime battute di “Monk” (calata dentro cupi fondali radianti) e prosegue attraverso gli spigoli pseudo-funk e le destrutturazioni cubiste che cercano la strada della redenzione di “Frozen Chunk”. Dispersa la voce in un malefico corto-circuito onirico, “Low Velocity Zone” saltella robo-schizoide, un po’ come “Obsidian”, nella quale sembra di assistere al rimpallare continuo di un videogame dentro una stanza di specchi in cui un folle si è smarrito da tempo.

Spesso e volentieri, la musica finisce per assomigliare al risuonare anarchico di sassolini dentro un sacco, per cui l’ascolto in cuffia è quasi obbligatorio se si vogliono gustare un po’ tutte le minuscole sfumature dell’opera. Il beat acquatico e in odor di dub di “Rev Elation”, le lugubri - a tratti spaurite - perlustrazioni dell’inconscio di “Cumulus Crowds” e quelle di “Chant Bleu” (con crescendo thrilling e melmoso) segnano i momenti più sinistri e metafisici del disco: qui Moss assomiglia, se possibile, ancora di più a un crooner sfatto, tossico o morente, mentre l’elettronica pencola come un’aurora diabolica e l’elemento percussivo si smaglia in tonfi secchi e scheletrici. Nel funk digitale e appiccicoso di “Scrape It (UP)”, invece, finanche la tosse diventa parte integrante del flusso di coscienza onomatopeico di Moss.

Rituali occulti disossati, funk sbrindellati e ricomposti svogliatamente, paranoie e angosce trasfigurate in radi cumuli elettroacustici: tutto questo e molto altro è "Chunk", disco fatto di macerie sonore la cui visione panoramica ridona il senso di un disordine implacabile (esemplare, in tal senso, “Cyclone’s Center”) ma attraversato da enigmatici palpiti poetici. 

27/09/2010

Tracklist

1. Monk         
2. Frozen Chunk         
3. Low Velocity Zone         
4. Obsidian         
5. Cumulus Crowds         
6. Alluvial News         
7. Scrape It (Up)         
8. Rev Elation         
9. Chant bleu         
10. Cyclone's Center

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