"Dance with me/I've been waiting for so long/To have this dance with you"
Basta aspettare qualche secondo, per ritrovarsi a volteggiare in una Parigi immersa tra le nuvole, le stelle appese a un soffitto invisibile, decine di case uguali dai tetti imbiancati e una luce gialla che spunta da ogni finestra. Sembra che ci siano gli
Stereolab dietro questa atmosfera insieme leggiadra e vezzosa, nella leggerezza della vocalità al femminile e nel costante, ipnotico sottofondo organistico, e invece ci troviamo di fronte all'opera dell'ennesima band scandinava, quel luogo che i più cattivi chiamerebbero la Cina musicale. Smarrendo però il fatto che il prodotto rimaneggiato tra la Danimarca e la Finlandia mantiene sempre un carattere peculiare, che tradisce una passione per il puro artigianato musicale che in genere non si immaginerebbe per chi viene accusato di mera riproduzione.
Quest'ultimo lavoro omonimo dei Le Futur Pompiste non è certamente da meno. Il gruppo in questione viene da Vaasa, sperduta cittadina finlandese, e pubblica questo disco a sei anni dal bell'esordio "Your Stories And Your Thoughts". Una pausa così significativa è spiegata dall'impegno del batterista Ville Hopponen nei concittadini
Cats On Fire (nei quali suona la chitarra) e dal progetto parallelo della cantante Jessika Rapo, che ha fondato i Burning Hearts insieme a Henry Ojala, polistrumentista dei già citati Cats On Fire.
Aggiungiamo a questo le difficoltà odierne di fare musica (abbiamo qui, forse, una proiezione di quanto avverrà negli anni a venire): la mente del gruppo e suo principale compositore, Einar Ekström, dopo essersi trasferito in Svezia, ha potuto interagire col gruppo soltanto attraverso la rete, trasmettendo periodicamente le proprie creazioni al resto del gruppo. Dopo una frenetica riunione di registrazione nel 2008, si è poi buttato in una certosina opera di aggiunte e missaggio, durata ben dodici mesi. Fino ad approdare, poi, al contratto con la Shelflife per la pubblicazione di "Le Futur Pompiste".
Si tratta di un disco da cui traspare, fin dai coretti in levare di "Winter", appunto, la felicità un po' sonnolenta di un inverno europeo, il fascino rassicurante delle strade dello shopping natalizio, rilucenti e popolate di risa frenetiche. Si viaggia per i canali di Amsterdam, nella notte precoce ("Mountain"), in bizzarre marcette che tocchi sintetici, annidati nei vicoli e irretiti dall'azzeccata aggiunta del flauto di Janne Koskinen, illuminano di un sogno fiabesco.
Questo e altro, come le movenze di indie-pop chitarristico di "My Trophy" e "Girl Of Those Days", dona al disco della band finlandese il tepore familiare delle feste, sciogliendo via via la patina di eleganza intellettuale, giungendo a profondità che solo la vera ispirazione sa scovare, come nei dolci passi di ballo di "Delusions".
Così, "Le Futur Pompiste" arriva a mitigare il proprio alone di distacco, rimanendo un prodotto raffinato, senza rinunciare a parlare al cuore dell'ascoltatore. Ancora una volta è svelato il segreto delle band scandinave: la passione per la musica, quella che ti spinge a coccolare le tue creazioni per anni, vederle crescere prima di offrirle alla conoscenza del mondo, il coraggio di andare avanti incuranti delle distanze e degli ostacoli che vi si frappongono.
Finchè ci saranno band come questa - e la nostra sensazione è che non ne mancheranno mai, dopo tutto - ci sarà speranza.
11/11/2010