Il primo disco di Sun Araw era più che un mezzo capolavoro. Lì, la drone music sapeva trovare un equilibrio per certi versi unico tra modernità e tradizione, rigenerandosi sulle ceneri del rock psichedelico (inglese) anni 90. Pur mantenendosi su buoni livelli, il successivo "Beach Head" pagava dazio ai suoni più alla moda (hypnagogic e dintorni) di molto underground americano. E così gli album successivi, sino a questo "On Patrol", dove la deriva verso la psichedelia sfatta e invertebrata di questi anni arriva al suo massimo.
Allora qui trovate il solito campionario sonoro/immaginifico fatto di tribalismi amazzonici, spiagge deserte, suoni flippati e letargici, malattie mentali che prendono forma dietro atmosfere apparentemente rilassate. Questi sono i Sun Araw anno domini 2010, prendere o lasciare. Noi prendiamo, anche se pensando alle prime cose resta un pizzico di amaro in bocca.
01/05/2010