"Stories With The Endings Changed" è solo il secondo disco di un progetto che risale alla seconda metà degli anni 90: il precedente lavoro, che è poi il primo della band, risale a tredici anni fa. Nel mezzo sfumano lentamente le varie collaborazioni con le formazioni delle quali Cummings ha fatto parte, o che ha direttamente fondato, in parte confluite nel progetto Bart & Friends. È in particolare l'amico Mark Monnone - già bassista dei Lucksmiths, scioltisi l'anno scorso - a fare da promotore dell'iniziativa, sia come componente della band che come proprietario dell'etichetta Lost And Lonesome, che pubblica questo album.
"Stories With The Endings Changed" è uno di quei dischi "come non ne fanno più". In circa venti minuti di musica, Bart Cummings mette insieme nove gemme indie-pop di timido romanticismo, da custodire e tenere nel taschino sinistro, vicino al cuore. Un sogno sfumato, che ti pulisce la mente e ti rallegra il sonno, avvolto dal frusciante riverbero delle chitarre, che fa svanire un po' le ascendenze jangle, e qualche nota di organetto.
Il minimalismo esemplare della musica dei Bart & Friends - tanto che c'è chi ha definito Cummings, anche per i suoi testi di quotidianità trasfigurata, il Raymond Carver della musica - è la vera chiave del disco: impossibile non innamorarsi della (o nella) serenata imbacuccata sotto la neve di "When I've Got No Choice", o non farsi venire qualche brivido nelle brevi escursioni chitarristiche del ballo da spiaggia di "Calling Out My Name". Perfettamente giocata anche l'alternanza tra il sussurro appena accennato di Bart e il timbro più vellutato e la maggior estensione di Scott Stevens, un altro membro degli "amici di Bart", che sostituisce quest'ultimo nelle più murdochiane "Rule The Day" e "Who Am I To Say No".
"Stories With The Endings Changed" è un disco senza tempo, la cui classe e freschezza è rincorsa da tante band emergenti, che dovrebbero imparare per bene da Bart Cummings, studiarsi i suoi passaggi melodici, la sua efficace semplicità nella tessitura degli accordi e nella scelta degli arrangiamenti.
L'unica cosa che ci si può augurare è che non ci lasci per altri tredici anni.
(21/11/2011)