Ritengo ingiusto e poco professionale liquidare l'album numero diciassette di Brigitte Fontaine come un insolito album di duetti, sembra quasi che l'interesse per "L'un N'empeche Pas L'autre" sia il risultato delle rilevanti collaborazioni che catturano l'attenzione di una critica sempre più distratta dall'evento e dalla next big thing per accorgersi dei talenti già esistenti.
La splendida alchimia tra jazz, canzone d'autore e avanguardia che diede linfa al capolavoro "Comme à la Radio" del 1971, definì una delle tappe più avventurose della musica di quegli anni, rendendo inoltre possibili molte delle ambizioni degli Art Ensemble Of Chicago che, coinvolti nel progetto di Brigitte Fontaine, sperimentarono il fascino del crossover.
Un flusso creativo che non si spense nel successivo "Brigitte Fontaine" e si rigenerò nell'elettronica con "Vous Et Nous" e nel grintoso "Les Palaces".
Tutto il percorso artistico di Brigitte Fontaine resta legato ai concetti sacri di provocazione, eccentricità e sperimentazione che sembra coniugare Massive Attack, Bjork, Archie Shepp, Sonic Youth e Stereolab in un solo istante per poi smembrare il tutto con poetica attitudine e insana lussuria.
L'istinto spinge l'ascolto verso le due pagine di ristrutturazione sonora elaborate con Grace Jones, "Dancefloor" resuscita i fasti dell'euro-disco rubando gli accordi di "Fashion" di David Bowie mentre si insinua la voce lontana e ingannevole di Grace, ma non c'è purezza intellettuale nell'evocare il passato, c'è anzi il pericolo che tutto sembri troppo carnale e futile per appassionare.
Brigitte Fontaine non ama celebrare l'arroganza culturale, infatti la flessibilità che accompagna "La Caravane" sbrana l'aura nobile di ellingtoniana memoria e accoglie etnic-drums, duduk e la Jones con la stessa irruenza che usano i musicisti hip-hop.
I registri vocali si frantumano sulle sponde acide alla Sonic Youth di "Inadaptée" e negli angusti spazi romantici di "Supermarket", non è un caso che entrambi vedano il geniale Arnò come ospite, la sua trasgressione stilistica è figlia di Screamin Jay Hawkins e Tom Waits.
Una malsana irriverenza pervade "L'un N'empeche Pas L'autre" sconcertando l'ascoltatore, una leggera ripulsa per classe e stile che non sottende mancanza d'ispirazione ma una progettualità aliena.
Brigitte conosce la seduzione mainstream e corrompe le anime perplesse con due splendide pagine d'autore, la prima è la splendida "Hollywood" riesumata dall'album del 1990 "Nougat" e qui vestita di poesia autunnale e incanto, l'altra è un brano di Astor Piazzola che Brigitte Fontaine ristruttura con un testo intenso, il duetto con Alain Souchon evoca suggestioni letterarie e frammenti di poesia.
Brigitte Fontaine è un artista dotata di carisma e creatività, il suo passato musicale è notevole ma lei rinuncia all'aureo magnetismo che evoca e gioca con la fragilità del pop inciampando e rialzandosi con la stessa forza.
"L'un N'empeche Pas L'autre" per i suoi fan rappresenta comunque un interludio nel suo tragitto artistico, un album meno intenso che stranamente conserva quel fascino obliquo e imprevedibile che accompagna ogni sua creazione. Un album da gustare con leggerezza e senza pretese, un catalogo ricco di fotografie sonore che dietro paesaggi e volti familiari svela sensazioni ambigue ricche di lussuria e inganni.
11/12/2011