Violoncellista elegante e intensa, nota soprattutto per essere parte integrante della band di Antony, Julia Kent porta avanti da qualche anno un progetto solista nel quale eleva il suo strumento a protagonista assoluto di partiture dense di suggestioni cinematiche, dal carattere malinconico e minimale.
Già la scorsa estate, con l'Ep "Last Day In July" aveva dato segni di voler riprendere il proprio percorso solista, aprendo in un certo senso il suo mondo musicale agli abbracci di una luce morbida e di una solennità in progressivo movimento.
Ecco dunque "Green And Grey", album dedicato alle intersezioni tra l'ordine naturale delle cose e le modificazioni su esso apportate dall'uomo, concepito durante le registrazioni di "The Crying Light", in un contesto immerso nei boschi e pullulante dei suoni e dei sentori della natura. Non è dunque un caso che i quarantasette minuti di durata dell'album siano delimitati dal frinire delle cicale e che molti dei titoli delle composizioni in essi contenute richiamino costellazioni, piante ed elementi paesaggistici.
A differenza di quel che avviene per altri album di simile fatta - ivi compreso il suo debutto "Delay" (2007) - in questo lavoro Julia Kent rinuncia al carattere monolitico delle trame strumentali, prediligendo interpretazioni organiche e relativamente ariosa all'opprimente cupezza quasi inevitabilmente connaturata alla tenebrosa ambience percorsa da austere folate di violoncello.
Varietà e levità costituiscono infatti gli elementi distintivi di "Green And Grey", che riproduce acutamente l'incontro tra organico e sintetico, in una sorta di doppio binario di armonizzazioni ariose e ondulazioni stratificate che, in più di un'occasione, assumono persino una forma ritmica. Dal notturno goticheggiante puntellato dall'elettronica di "Ailanthus" al neoclassicismo fiorito di "Dear Mr. Twombly", dalla liquidità impalpabile di "Acquario" alla soffuse partiture ambientali di "Overlook", il lavoro rivela sfumature sempre cangianti, che mantengono desta l'attenzione in un campionario di miniature estremamente razionali eppure filtrate da una sensibilità che si guarda bene dall'accantonare le sue componenti più emozionali.
Ed è proprio quando sono queste ultime a prendere il sopravvento che il doppio binario sopra descritto viene ricondotto a un'unità al tempo stesso ipnotica e romantica ("Guarding The Invitations"), le cui modulazioni vengono riscaldate dalle corde gentilmente pizzicate ("Tithonos"), ovvero smosse da fremiti e screziate da vibrazioni intense, evocative di luoghi e distanze che la musica riduce in un'alterità astratta, impalpabile, eppure dotata di rara densità (la splendida "Missed").
Con la sua capacità di disvelare mondi, attraverso un'interpretazione del suo strumento comunicativa come non mai, in "Green And Grey" Julia Kent consegue una matura autosufficienza espressiva nel bilanciamento tra violoncello e texture elettroniche, del tutto simmetrico a quello tra istinto naturale e razionalità umana, che del lavoro ha costituito la fonte concettuale, in esso positivamente tradotta con acume e spiccata sensibilità.
24/03/2011