"Neoclassico" ce la mette tutta per allontanare la band dalla facile etichetta jazz: rilegge Bach (splendide "Invenzione 2" e "Invenzione 3"), spinge al limite la triade strumentale quasi snaturandone i rispettivi ruoli e sceglie un produttore, Steve Albini, il cui ego svilirebbe qualsiasi musicista men che sicuro dei propri mezzi.
E paradossalmente è proprio l'apporto della mente degli Shellac e dei Rapeman a farsi sentire di meno limitandosi agli spigoli sonori e alla frapposizione del sax tenore al continuo, sinuoso dialogo tra chitarra e batteria che sono il suo marchio di fabbrica. Il resto è semplicemente Neo e non è cosa da poco, specialmente se si tiene in considerazione il poco florido panorama avanguardista rock degli ultimi tempi.
L'attività live ha sicuramente giovato al fiore grezzo che era la musica di "Water Resistance" regalando alla band romana se possibile più sfrontatezza e attitudine blues che nel passato. Si leggono tra le righe della loro musica gli impianti tipici del concerto, del rapporto causa-effetto che ne caratterizza gli equilibri umani e strumentali precari quanto violenti e passionali. Il periodo tra agosto e ottobre 2010 ha visto il trio esibirsi coi compagni di etichetta Tribraco in oltre 40 città collaborando con entità dall'indiscutibile fascino come Mike Watt degli Stooges o Kira Roessler dei Black Flag.
Il risultato? I Neo. Una band che vorrebbe suonare punk ma alla quale escono solo note jazz. E, odiandolo, lo scompongono e lasciano morire prima di rimetterlo insieme apparentemente a caso. Purtroppo per loro, il risultato è ancora maledettamente jazz. Sfortunatamente, vergognosamente bello.
(08/01/2012)