Onirica

Com'è bella la mia gioventù

2011 (BulbArt Works/ Audioglobe)
alt-pop

La copertina del cd degli Onirica ci riporta a un vecchio scatto di fine 60-70 dove due ragazzi su una 500 scrutano l'orizzonte con sguardo deciso verso il futuro. Magari è la stessa foto che viene mostrata ora da qualche zio con il capello imbiancato e rughe in più, segno degli anni che avanzano e delle delusioni subite, di qualche soddisfazione goduta e di una noiosa routine che tanto si voleva evitare in gioventù, proprio quella evocata nel titolo dell'album.

Il gruppo partenopeo sa raccontare con delicatezza e gusto storie di amori sognati, alcuni per un po' di tempo andati a buon fine ma che poi hanno riservato anche qualche dolore. Una passione vissuta avendo intorno la società italiana con le sue false ideologie, il suo bigotto perbenismo che poi genera mostri, le sue ipocrisie e cronaca nera.
In questo album c'è quel gusto dolceamaro melanconico che si esprime già dalla prima traccia, "Il grande freddo dell'autunno 2005", in cui il sentimento assume forme perverse e distruttive. Il tutto però è espresso musicalmente con un pop trasognante che in alcuni passaggi dell'intero lavoro fa pensare ai migliori Belle & Sebastian, quanto a qualche arrangiamento caro a Moltheni.

Nello stesso tempo, però, la band sa cucire un abito sonoro personale con cui rivestire i testi scritti a turno da Nicola D'Auria, Simone Morabito, Antonio Sorrentino e che fantasticano di un mondo fatto "di macchine per costruire macchine che lavorano per noi" ("Macchine"), che descrivono la poetica malata di un carnefice nel suo rapporto con la vittima ("Pupille"), o gli ultimi momenti idilliaci di Pasolini prima del massacro all'Idroscalo (Giula Gt").
C'è anche il tema del rapporto con il padre, quello con cui si è parlato sempre troppo poco e del quale si ha un'immagine di sacrifici, guerra e viaggi in Africa per lavoro o per sparare ("Pied-Noir!"). Oppure c'è quello visto con gli occhi del figlio di Roberto Calvi, che ha conosciuto bene il suo genitore solo dalle notizie di giornale dopo essere stato rivenuto impiccato sotto il Ponte dei Frati Neri a Londra. Insomma un riferimento familiare assente ma ben presente al fianco dei potenti che poi hanno deciso la sua sorte ("Canzone per papà").

Il disco ha insomma una sua sostanza qualitaativa grazie a racconti espressi con trasporto nel cantato e ben arrangiati nelle melodie e che regalano soprattutto un bel quadro di cosa significa vivere in Italia sia a livello privato che sociale.

22/01/2012

Tracklist

  1. Il grande freddo dell'autunno 2005
  2. La guerra
  3. Macchine
  4. Pupille
  5. Giulia GT
  6. Pied-Noir!
  7. La preghiera del Presidente
  8. Una coppia
  9. Canzone per papà
  10. La guerra è finita da vent'anni

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