La schizofrenia del passato che ritorna e chiede il conto.
La Sale Famine du Valfunde, polistrumentista numero uno in casa dei francesi Peste Noire, rispolvera le foto di famiglia e se ne esce con una sorta di concept sulla condizione umana, attanagliata dall'angoscia, dalla noia e dall'assedio inarrestabile delle pulsioni. Così come la vita è instancabile nel riservare sorprese, allo stesso modo "L'Ordure à L'état Pur" non la smette di assalire l'ascoltatore con colpi di teatro che vanificano le precedenti certezze sul black-metal, un genere che continua a reinventarsi, camaleontico come non mai, schizoide e affamato di contaminazioni.
Mini-suite, i brani tratteggiano scenari surreali e terribili, ghignano sornioni, spericolati e in continua mutazione. La vita è brutta: solo la fantasia può salvarci, solo la fantasia può offuscare l'incomprensibile.
"Casse Peches Fractures et Traditions" risolve assedi thrash-black in grottesche danze folkloriche, giusto per ricordarci che, alla fine, non la morte, ma una risata ci seppellirà. La velocizzazione è strumento di ribellione, più dei rutti che tengono il tempo, più dei versacci da gallina spennacchiata. Mondo bizzarro, più che mondo in decadenza. "Cochon Carotte et les Sours Crotte" è addirittura propulsa da beat technoidi, mentre le chitarre pestilenziano in spirale, in un clima sempre più opprimente e farneticante. Finale solenne, stile Wagner tascabile su cassa dritta.
Chissà cosa deve essere passato nella mente di Famine durante quei giorni. Non che il tipo non ci avesse abituato a stranezze assortite. Eppure, questa volta, insieme con i suoi accoliti (che hanno nomi da nobili cialtroni: Sainte Audrey-Yolande de la Molteverge, Andy Julia, Ragondin), ha fatto decisamente centro. Carica e spara colpi all'inizio della lunga "J'avais Rêvé Du Nord", spezzata in due parti e calata dentro caotici scenari metropolitani. Arriva, quindi, un intermezzo acustico con la delicata voce di Audrey Sylvain, ovvero il primo spiraglio di luce dopo tanto delirio. Ma è, come dire?, un modo come un altro per accentuare l'impatto della violenza che, infatti, non tarderà a riappropriarsi del campo di battaglia. Nonostante il suo recupero della "tradizione", "Sale Famine Von Valfoutre" è ancora un corpo martoriato e progressivo, l'ultimo colpo di coda del diavoletto beffardo Famine, prima dello struggimento conclusivo di "La Condi Hu".
Fatevi infettare dalla "peste nera"!
03/02/2012