Come un'ipnosi, ma fluorescente, magnetica. "Non sono io/ a cantare/ non sto sul tempo/ non dico niente/ e lo dico male": "Autodenuncia" denuncia, per l'appunto, il perpetrarsi della "dissociazione" dei St. Ride, un duo "lontano", distaccato dall'ovvio e dalla banalità, chiuso nel suo ermetismo "eloquente".
L'elettronica domina da cima a fondo, adesso: un'elettronica mutante, magmatica ma anche ossessiva e ballabile, mentre Gusmerini declama freddo e distaccato, ma con bave di rabbia che, qua e là, si manifestano come isterie fulminee, slogan-allegorie ("Allo sbaraglio"), convulsioni-vortici ("Turbamento"), stanze degli specchi con poster dei Kraftwerk in bella mostra e liquefazioni di noia ("Mi Annoio"), ballabili androidi ("Mi Piaci") e istantanee ispide ("Equivoci"). Si balla anche la techno con "Gnoseologia" e "(I Can't Get) Soddifazione".
Certo, non siamo sui livelli delle due precedenti opere, ma con un disco del genere si può almeno fare finta che "Tutto va bene".
22/12/2011