Con dieci brani in tutto e una durata superiore rispetto al suo predecessore, “Homo” presenta un suono più garagista e rotondo, come ben evidenzia, fin da subito, “Girl In My Bed” o una “Burn That Cat” in cui il sax gigioneggia smargiasso. Tutto sommato ancora innocui e meno interessanti di quelli presenti sul lavoro omonimo, questi brani hanno, comunque, dalla loro una buona dose di menefreghismo esistenziale (prendete “Nazicistic” o “Down Your Street”) che rende Marcus Rechsteiner (voce), Alistair Montfort (chitarra), Moses Williams (basso), Dan Stewart (batteria), Emily Jackson (tastiere) e Georgia Rose (sassofono, harmonica) particolarmente simpatici. Null’altro, verrebbe da dire.
Qualche zompettamento accompagnato da un’armonica indolente (“Inner North”), numeri più solidi e pulsanti (“Low”), una ballata dimessa e prossima al tedio (“Always Late”) e una title-track che sfocia in mini-jam psichedelica con sax lunare in controluce.
(16/05/2011)