Dopo un chiacchieratissimo mixtape, i Death Grips avevano firmato un contratto nientemeno che con la Epic/Sony BMG Records. A quanto pare, però, la label ha incominciato, ad un certo punto, a fare le bizze, rimandando più volte l’uscita del loro nuovo disco.
Così, i Death Grips hanno semplicemente messo online, in download gratuito, “No Love Deep Web” (per gli hipster è “NØ LØV∑ D∑∑P W∏B”), mandando a quel paese la Epic sul loro Twitter, con tanto di dito medio immortalato in una foto.
Roba interessante per alimentare un po’ di gossip. Ma la musica? Be’, siamo dinanzi ad un nettissimo passo indietro rispetto alle belle cose mostrate nei primi due lavori. E’ evidente che il “contatto” con il mondo delle major non abbia portato niente di buono nel mondo dei Death Grips, qui alle prese con una variante piuttosto fiacca del loro hip-hop sperimentale e barricadero, a quest’altezza non-più-sperimentale e non-più-barricadero.
Le batterie si sono improvvisamente scaricate, le trame sono diventate finanche bislacche, tra ghirigori insistiti, beat e texture anemiche, vocine ebeti in loop, rimpalli annoiati stile videogame d’antan (durante “Hunger Games”, lo ammetto, ho sbadigliato di brutto…), ragnatele electro che continuano a rimuginare su se stesse e un flow che in più di un'occasione finisce per assomigliare ad un ricettacolo di rabbia implosa, "truffaldina".
Nella cupa fonderia minimalista di “No Love”, nelle profondità cosmico-industriali di “Lock Your Doors” e nei vortici montanti di “Deep Web” qualcosa stuzzica ancora, anche se tutto è fin troppo calcolato, sempre meno creativo.
E quando, in coda, ascolti “Artificial Death in the West”, hai quasi la sensazione che sia lì non per caso, quasi a prefigurare la fine ingloriosa e, appunto, “artificiale” di una gran bella promessa… Senza dimenticare, poi, che quella copertina servirà a molti per dare sostanza alla loro definizione di “disco del cazzo”.
02/10/2012