Redrum Alone

De Redrum Natura

2012 (Ufo Solar)
electro-pop

No guitars were harmed in the making of this album. Ci tengono a specificarlo subito, i Redrum Alone, direttamente sotto l'artwork interno. Quasi a voler garantire sulla purezza e la genuinità, sull'origine prettamente ed esclusivamente elettronica della loro musica: sono in due, vengono da Bari e si muovono in maniera incredibilmente personale nel mondo dell'elettro-pop. La loro ricetta è un ibrido in parti eguali di Daft Punk (quelli di “Human After All”), Adult. e Kraftwerk, ma potrebbero tranquillamente essere visti come i Motel Connection del prossimo secolo, nel quale giocherebbero a forza il ruolo dei nostalgici.

“De Redrum Alone” è il primo album del duo pugliese, che pare voler partire senza mezze misure all'arrembaggio della scena elettro-indie italiana surclassando – non che fosse così difficile a dire il vero con gente come Omid Jazi e l'Officina della Camomilla in giro – in un sol passo gran parte dei predecessori e contemporanei. Si possono definire indie perché si autoproducono, pur tenendosi lontanissimi dai cliché comportamentali e tematici che, specialmente in Italia, saturano da tempo la scena finendo spesso e volentieri per toglierle l'ossigeno. Beat implacabili e irresistibili, synth line scintillanti, vocoder robotici e clima al tempo stesso ballabile e spettrale: questi gli elementi chiave alla base del successo dell'album.

Nell'uno-due d'apertura composto dal brano che porta il nome della band e da “RevolutionAir” sembra quasi di vederli i due robot con alle spalle la loro piramide, pronti a ripresentarsi nella distesa melodica di “OniricArt Part 3” e fra le piaghe analogiche di “Remote”. Con “User Interface” e l'ossessivo strumentale “MidiNight” si entra invece in un territorio più spiccatamente house, proiettati da un palcoscenico futuristico a un dancefloor cibernetico e quasi ebm, mentre “She's Lost Control” pare quasi un omaggio a certe trame del Karl Bartos solista. “No Guitars Were Used In Making These Tracks” ribadisce l'annuncio iniziale fra giri melodici e arpeggiatori spiegati, prima che il conclusivo carillon analogico di “Enola Murder” torni a disperdere per l'ultima volta quel briciolo di nostalgia che caratterizza l'intero lavoro senza mai prendere eccessivamente il sopravvento.

L'unica eccezione e forse traccia meno riuscita del disco è la cibernetizzazione del capolavoro cult “Emilia Paranoica”, che pur non potendosi definire malvagia non tiene il passo con il resto del repertorio. Quest'ultimo, a conti fatti, ha l'unico, trascurabile difetto di indugiare in tutte dieci le sue parti sul medesimo universo sonoro, facendo però guadagnare al tempo stesso una compattezza invidiabile al disco. Nel complesso l'obiettivo è centrato appieno, “De Redrum Natura” è uno dei prodotti migliori dell'anno nell'universo underground italiano e i Redrum Alone possono già annoverarsi fra gli act più talentuosi e promettenti dello stesso. A testa bassa e senza compromessi, la strada è ben più che spianata.

29/07/2013

Tracklist

  1. Redrum Alone
  2. RevolutionAir
  3. She's Lost Control
  4. Remote
  5. Emilia Paranoica
  6. User Interface
  7. No Guitars Were Harmed In Making These Tracks
  8. Midnight
  9. Oniricact Part 3 (Extended)
  10. Enola Murder

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