Nonostante la musica dark-ambient sia un genere in espansione negli ultimi anni, sia per la semplicità di composizione grazie agli attuali strumenti, sia per la sua particolare simbiosi con l'humus di paesi dove le ore di sole sono particolarmente ridotte (Svezia, Norvegia, Russia ma anche l’immortale Albione), qui non siamo di fronte a un esordiente qualsiasi, bensì a uno dei totem che hanno contribuito a definire il genere nei decenni (insieme ad artisti come Lustmord, Troum, Cisfinitum, Yen Pox, Aube e molti altri).
Nome forse poco noto, ma particolarmente apprezzato per la capacità di registrazioni di suoni direttamente in campo (anziché attraverso sintetizzatori o computer) e per la manipolazione diretta (mediante lo studio stesso come fornace alchemica), Sleep Research Facility è stato incaricato dalla inglese Cold Spring di portare a termine questa opera, che ne celebra degnamente l'anniversario. Un disco sorprendente fin dalla scelta: l’esplorazione dei suoni di un bombardiere Northrop-Grumman B-2, meglio noto come il bombadiere invisibile (ai radar), in inglese “stealth”. La sua fama era dovuta anche alla curiosità che lo circondava, a causa dell'assoluto riserbo mantenuto negli anni 80 per questa che doveva essere l’arma definitiva: un aereo impossibile da vedere tramite un radar, l’unico apparecchio capace di seguire gli aviogetti in volo. Troppo costoso per essere usato realmente, il B-2 finì nel dimenticatoio, e così oggi appare quantomeno bizzarra la scelta di utilizzarlo come sorgente originale di suoni. Di certo, tuttavia, qualcuno ha subito il fascino di un oggetto così sofisticato, uno strumento di morte dalla forma quasi aliena e dalla straordinaria capacità di risultare “invisibile”.
L’occasione per raccogliere suoni legati proprio a un esemplare di questi apparecchi fu colta dal collettivo Si_COMM (il loro secondo disco è in pratica la libreria dei sounds originali) quando esso fu ospitato presso gli hangar speciali della base aerea Usa nel Cambridgeshire; tale collezione è stata poi oppurtunamente scelta, filtrata, equalizzata, assemblata, stratificata e ricomposta, creando il primo disco di questa uscita gemellare. Il procedimento usato dal titolare Kevin Doherty è quindi vicino alla sperimentazione pura: nelle sue dichiarazioni, infatti, ha sempre affermato di non aver usato alcuno strumento “esterno” alle registrazioni stesse, sfruttando le infinite possibilità di manipolazione.
Sebbene lo sfondo ideale sia quello di un minaccioso bombardiere nascosto che solca i cieli col suo freddo carico di potenziale, imprevedibile violenza, le immagini evocate sono però abbastanza differenti: suoni sottili, basse vibrazioni, sparsi bip come di apparecchiature che dialogano in un dialetto incomprensibile, misterioso e nascosto, quasi fossero antenne alla ricerca di intelligenza extraterrestre tra gli abissi del cosmo. Il disco si snoda in maniera molto lineare e naturale, con vari crescendo, dissoluzioni ed effetti stereo, più alcune sporadiche pennellate strumentali e rari "colpi di testa".
Non vi sono molte vibrazioni drone, ma affiorano effetti doppler e glissando, a simulare rotazioni e rivoluzioni planetarie, albe e tramonti di paesaggi solitari, o antichi riti e inquietudini interiori.
Le voci, filtrate dalle trasmissioni radio, rivelano dettagli sulle operazioni di guerra.
Le prime mille copie sono accompagnate da un disco bonus, ossia il materiale originario, solo a tratti riconoscibile dopo il trattamento, da cui è stato realizzato l'album vero e proprio. Suoni singoli, senza sovraincisioni, ma decisamente più ostici proprio in quanto ancora più scarni.
La musica d'ambiente difficilmente si può proporre per un ascolto attivo; già Brian Eno quando concepì la sua Musica per aereoporti la descrisse come sonorità da tappezzeria. E un nastro di suoni non si basa necessariamente sulla melodia e ancor meno sul ritmo, limitandosi a descrivere o scolpire paesaggi. La svolta impressa dalla musica industriale nei primi anni 80 fu decisiva (rumore, silenzio, meccanizzazione dei suoni, orrore) tanto da segnare un solco su cui il genere ha viaggiato: non c’è bisogno di una vera novità per fare un buon album di dark-ambient, perché la sua solidità si basa anche sulla esplorazione convincente di un canone. Assegnare quindi un voto a questo tipo di musica appare impresa ardua, specie quando, come in questo caso, si tratta di sonorità così statiche, che non subiscono variazioni dinamiche né approdano a stati di quiete, protraendosi come un lungo filo teso all’infinito. Nessuna sorpresa, quindi, ma un continuo senza soluzione, freddo e clinico, privo di ritmo alcuno, se non quello dei lunghi cicli, con suoni calibrati, appunto, per rendere il fosco paesaggio sonoro più asettico possibile.
Non un capolavoro fulminante, dunque, ma certamente un disco che saprà soddisfare gli amanti di tali sonorità.
19/10/2012
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Cd2 (Source)