Figli sporchi di un minimalismo elettronico claustrofobico e glaciale. Adepti di un’ipnosi ritmica nera e asfissiante, i Words And Actions raccolgono qui le loro cronache sintetiche strozzate, i loro incidenti onirici, prima nascosti solo fra i nastri magnetici di alcune disperse cassette C60.
Immaginatevi un Blank Dogs degli esordi, tutto synth spezzati e la luce rotta di neon intermittenti, che produce musica per un dancefloor sotterraneo, ricavato da un rifugio nucleare, dando vita a una pura pulsione synth-wave, glaciale, tecnologica a bassa fedeltà.
In un ribollente miscuglio tra prima Daf, Martial Canterel, Trisomie 21, e talvolta un gusto electro più moderno, il duo alessandrino ci apre le porte di un sanatorio abbandonato con “I Can’t Feel My Flesh”, un’endovenosa di droga minimal synth, disturbante, “Lack Of Desperation” , ipnosi regressiva di loop torbidi trafitti da poche schegge vitree, e “We’ll Fall Where We Always Fell”, un inquieto coma farmacologico di pura malinconia.
Questo primo trittico disegna complessivamente il mood di questa antologia che raccoglie le prime originarie autoproduzioni del duo alessandrino.
“Stone In Mud” sembra provenire da un futuro post-nucleare, filtrata attraverso qualche frequenza televisiva distorta dalle radiazioni, mentre la coppia “These Veins Burn”- Crows Sing Their Song” ci mostra come si possa danzare dentro un vortice elettrico di malattia mentale, tra drum machine chirurgiche e vocoder teutonici.
“Dead Branches”, forse la composizione più pulita di un progetto votato silicio e carne all’attitudine lo-fi più oltranzista, incede in un passo marziale metallico capace però di un’inaspettata liberazione dalla claustrofobia imperante nel disco. Una sensazione fugace e melodica, che annuncia tristemente la ricaduta tra le pieghe ansiogene di un percorso senza uscita.
Figli di un’estetica sintetica a bassa fedeltà i Words And Actions riescono a dare pulsione vitale, seppure malsana, a uno stile ormai plagiato e consumato più volte negli ultimi anni. In attesa delle prossime produzioni, possiamo solo sperare che da questo fertile humus DIY underground possa svilupparsi un’elettronica ancora e sempre più patologica.
21/01/2013