Alex G

DSU

2014 (Orchid Tapes)
slacker-rock, lo-fi singer/songwriter

Da un punto di vista strettamente tecnico “DSU” di Alex Giannascoli, aka Alex G, sarebbe un esordio discografico. In realtà, il giovane songwriter americano ha all’attivo almeno una decina di release fra singoli, Ep e album, tutti pubblicati in digitale nel proprio Bandcamp. Il classico talento da cameretta, insomma, che registra e butta fuori un po’ tutto quelle che desidera senza programmazione alcuna. Una storia come tante ormai, nell’era di Internet, se non fosse che quello di Alex G da Philadelphia è un vero e proprio culto sotterraneo, nato e cresciuto piano piano in rete fino a quando la lungimirante Orchid Tapes (una delle label americane più vitali e interessanti degli ultimi anni) si è decisa a puntare su di lui.

A questo punto sarebbe fin troppo facile cadere nella trappola del cliché, immaginando Giannascoli come un nerd sfigatello che produce materiale disarticolato e privo di cura. Al contrario, Alex G è entrato in studio deciso a sfruttarne al massimo le potenzialità, rifinendo il proprio suono senze perdere quell’attitudine lo-fi che da sempre lo contraddistingue. Il risultato è “DSU”, un bignami di rimandi all’alt-rock anni Novanta da far girare la testa. Piccoli saggi di bravura che mettono in luce le polivalenti capacità di scrittura del songwriter di Philly, abile nel rielaborare le proprie ispirazioni senza risultare stucchevolmente derivativo.

“DSU” è un disco adolescenzialmente fragile, nel quale ritroviamo tanto di Elliott Smith (“Sorry”) quanto dei Built To Spill (“After Ur Gone”). Ci sono momenti compiuti e abbozzi melodici come “Harvey”, che potrebbero riassumere i Guided By Voice in un minuto e trentanove secondi. C’è il piglio scanzonato dei Pavement (“Black Hair”), il dreamy-groove di “Promise” e la stratificata e quasi eterea “Serpent Is Lord”. E c’è “Boy” in chiusura, l’azzardo melodico di Giannascoli, il brano sicuramente più compiuto dal punto di vista della forma-canzone di tutta la sua discografia.

Un tempo lo chiamavano bedroom-pop, pop da cameretta, con un sottointeso se non dispregiativo quanto meno minimizzante. Un tempo l’ottica DIY era sinonimo di raffazzonato o grezzo, per il quale non valeva tempo spendere soldi ed energie. Qualcosa che non andava al di là dell’hobby. Oggi invece no, oggi è tutto cambiato: DIY ormai è sinonimo di ricerca e cura, di dedizione e amore per il lavoro svolto.
Musicisti come Alex G, ribattezzato da The Fader “Internet’s secret best songwriter”, grazie al proprio talento e al lavoro di gente come Warren Hildebrand, riescono a rendere partecipi della propria arte un numero di persone ben più ampio rispetto solo a pochissimi anni fa. “DSU” non cambierà di certo la storia della musica, ma farà innamorare molti e soprattutto vi farà scoprire un cantautore poliedrico e toccante, uno al quale difficilmente si potrà rinunciare da oggi in avanti.

30/07/2014

Tracklist

  1. After Ur Gone 
  2. Serpent is Lord 
  3. Harvey 
  4. Rejoyce 
  5. Black Hair 
  6. Skipper 
  7. Axesteel 
  8. Sorry 
  9. Promise 
  10. Icehead 
  11. Hollow 
  12. Tripper 
  13. Boy

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