Poppy Ackroyd

Feathers

2014 (Denovali)
modern classical

In un periodo in cui la cosiddetta modern classical aveva già preso il volo per divenire una delle espressioni principali della musica contemporanea, la londinese e irlandese per scelta Poppy Ackroyd fu probabilmente la più importante scoperta del 2012 targato Denovali. Violinista e pianista con doppio diploma al conservatorio, già nel quartetto di Joe Acheson (per taluni più familiarmente noto come Hidden Orchestra), era riuscita a convincere a fondo già con l'ottimo “Escapement”, peraltro riproposto qualche mese fa con l'aggiunta di una veste grafico-visuale firmata Lumen.

Gli indizi trasudati da quel primo lavoro sono riaffermati con definitiva efficacia fra le dolci note di questo “Feathers”, il disco che segna il mantenimento di quella che poteva essere letta come un'importante promessa. Di nuovo, la sensibilità nel dar vita a melodie briose quanto accattivanti si conferma come la dote principale della compositrice. Ma se in precedenza il clima complessivo non si era allontanato più di tanto da quell'eleganza accademica che è autentico must quando si parla di classicismo contemporaneo, le otto miniature di questo nuovo lavoro lasciano da parte ogni ambizione (seppur minima) di grandeur per concentrarsi su paesaggi, dettagli, immagini e suoni.

C'è più istinto, in “Feathers”, un approccio più diretto senza per questo rinunciare a un arsenale di strumenti che al piano e al violino aggiunge tre diverse varianti di clavicembalo, una manciata di field recordings e qualche percussione, a dettare un ritmo costante ma sempre leggero, fluido, quasi sussurrato. La progressione di “Salt” è il manifesto migliore dell'intero lavoro, il punto in cui l'innata eleganza e un'attitudine quasi pop raggiungono forse l'equilibrio perfetto. L'introduzione à-la-Wayne Gratz di “Strata”, il cuore pulsante di “Roads” e la litania per sample e clavicembalo di “Croft” seguono sulla stessa lunghezza d'onda, enfatizzando ulteriormente l'elemento ritmico.

È un album che trasmette una gioia non comune, specie nel contesto del genere, e che nasconde squarci di serenità anche nei momenti più introspettivi e riflessivi: è il caso dell'adagio cinematografico di “Timeless”, della chiusura romantica di “Birdwoman” e della title track, forse unico rimando a “Escapement” non privo di echi del miglior Sebastian Plano. La ciliegina sulla torta è infine la limpida “Taskin”, strappata invece al Tim Story dei tempi migliori. Ed è proprio questa sensibilità squisitamente positiva che permette a Poppy Ackroyd di guadagnarsi, ora definitivamente, il suo posto fra i grandi di un universo sempre più variopinto e popolato.

18/11/2014

Tracklist

  1. Strata
  2. Salt
  3. Timeless
  4. Feathers
  5. Roads
  6. Croft
  7. Taskin
  8. Birdwoman

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