Prince

Art Official Age

2014 (Warner Bros)
pop, soul

Continui a farmi scoppiare in lacrime. Ma non è commozione, caro il mio Rogers, bensì disperazione. In realtà è una posa, uno stato d’animo falso e artefatto. Potrebbe essere scambiato come una forma di rispetto nei confronti di un gigante come te, e i tacchi a spillo, lo sai, non hanno mai contato nulla. Dai, non è possibile anche solo pensare di provare disinteresse nei confronti di ogni tua mossa, anche la più inconsistente. Ne hai combinate troppe, e fra un paio di battiti di ciglia finte saranno passati 40 anni da quando hai iniziato a cadenzare la vita di qualche milione di individui. Però sono anche trascorsi 25 anni da quando hai cominciato a smarrire la classica quadra. Un profluvio di scritti, di immagini, di sequenze sempre più distorte, sfocate, volgari. Magari sei morto nel 1989 e ti hanno sostituito con un sosia, però infinitamente meno bravo; mica hai avuto la fortuna di Paul McCartney. Gli uffici stampa raccontano che questo dovrebbe essere il 35° album della premiata ditta Rogers Nelson, benedetto da un ennesimo contratto con la Warner. Quei manigoldi della WB che avevano avuto l’ardire di contraddirti sulle tue scelte due decadi or sono.

E avevano ragione. Perché Art Official Age è l’ennesimo, consueto rimestare in una cantina ormai rovinata dall’usura, dall’umidità, perché di acqua sotto i ponti ne è passata e tu hai sempre girato la testa dall’altra parte. Mica potevi sprecare del tempo a rassettare, riorganizzare, ripensare. Tu, il Principe, non sia mai! Non hai mai trovato il tempo per fare uno squillo a qualche azienda di pulizie. E allora via, un’altra corsetta, giù per le scale, utile a recuperare qualche spartito, qualche ritmo, qualche rima pronta alla bisogna, che riprenderà vita grazie alla tua immane maestria. Balle. Hai confezionato l’ennesima brodaglia incolore, tronfia, una sorta di Bignami del soul r’n’b anni 90, si vede che quelli della Warner il calendario non te l’hanno più spedito dopo la baruffa del 1993.
E quindi fiato alle trombe sintetiche, alle tastierine fluttuanti, agli incastri vocali, agli ansimi, ai campionamenti, alle chitarrine stoppate e ai bassi slappati. Senza dimenticare una bella spruzzata di rap. Tutto divertente come una fila agli uffici del comune nel tentativo di farsi ricalcolare al ribasso la Tasi. Dai, basta! Ne ho le tasche piene dell’andatura da cartoon jingle della title track, con fiati da balera e voce sporcata; come pure del passo strascicato di “Clouds” che sembra venire fuori da uno scarto degli Imagination, si rischia il temporale, anzi il nubifragio.

Ma non eri tu il re supremo del funky? Se continui a saltellare su porcherie come “The Gold Standard”, con scansioni ritmiche degne di For You, con la chitarra presa di peso, poverina, da "Kiss", ti esponi di brutto, qualcuno potrebbe persino osare mettere in discussione quel decennio che fu dorato sul serio. Sei talmente stanco che rischi di manomettere possibili barlumi di sapienza come “This Could Be Us”, un discreto soul blues, con richiami gospel e un assolino di chitarra caricaturale che rimembra l’antico acume, come pure la stravaganza di “Way Back Home”, ballata con cassa in sedicesimi che rende il ritorno a casa gustosamente affannato e ricco di thrilling. Tranquillo, non ti hanno sfrattato, l’attuale epoca r’n’b soul black vattelapesca è caratterizzata da mezze figure, per non dire scemi, che non ti fanno un baffo. Un vero e proprio “Breakdown”. "Nothing Compares To You"? A questo punto, meglio così. Che dici? “Breakfast Can Wait”?! E per forza, è già ora di cena!? Povero Rogers, hai proprio smarrito il senso del tempo.

22/10/2014

Tracklist

  1. Art Official Cage

  2. Clouds

  3. Breakdown

  4. The Gold Standard

  5. U Know

  6. Breakfast Can Wait

  7. This Could Be Us

  8. What It Feels Like

  9. Affirmation I & Ii

  10. Way Back Home

  11. Funknroll

  12. Time

  13. Affirmation Iii

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