È più che altro per dovere di cronaca che va segnalata la nuova uscita dei Winterpills, la band del Massachussetts, giunta al sesto disco, a quattro anni dall’ultimo inedito e due dalla racccolta di cover “Echolalia”. Cattivi auspici o meno, questi anni di attesa hanno prodotto al massimo il tanto paventato “ritorno alle origini” – come spesso accade, soprattutto sulla carta.
Il più secco e malinconico folk-pop di Elliott Smith (“The Swimmers And The Drowned”), che riporta al recentemente ristampato esordio omonimo, e in generale un’atmosfera più raccolta (“Diary, Reconstructed”) o più “integra” dal punto di vista alternativo (anche nel power-pop di “Celia Johnson”) e meno solare che nel precedente non mantengono le promesse, a parte ripetere il già detto, i chiaroscuri, il sapore narrativo dei brani di Philip Price.
Potrà soddisfare in modo fugace i cultori del cantautorato americano alternativo anni 90, con le sue ballatone sghembe (“Wanderer White”), ma nella sostanza c’è soltanto una pallida ombra di quanto già fatto.
25/03/2016