Gli statunitensi Machine Head, capitanati dall'impetuoso Robb Flynn, sono fra le formazioni di punta del cosiddetto groove-metal. L'ultimo loro disco si intitola "Catharsis" e vede una semplificazione dello stile consolidato negli ultimi dischi (un groove/thrash potente ed enfatico), accompagnato da un recupero di alcune sonorità del discusso periodo 1999-2001, in cui il gruppo flirtò pesantemente con l'ondata del nu-metal prima di virare su lidi più estremi.
La struttura dei pezzi e il riffing mettono da parte i suoni micidiali e i tecnicismi tipici del gruppo per assumere tratti più sincopati e maggiori aperture per power chords melodici. Al contempo vengono mantenute alcune delle atmosfere solenni degli ultimi dischi per tentare di realizzare una fusione ambiziosa. È un lavoro che senz'altro dividerà il pubblico, non solo per il cambiamento ma anche perché l'album si rivela discontinuo, alternando pezzi orecchiabili e trascinanti ad altri molto più scialbi e poveri di idee. Anzi, in certi frangenti si sfiora non solo l'autoriciclo ma anche il riciclo altrui: il motivo di "Beyond The Pale" è uguale a "Love?" degli Strapping Young Lad; "Bastards" sembra una ballata acustica rubata ai Dropkick Murphys; "Behind The Mask" invece agli Opeth; "Razorblade Smile" è un po' un ricalco dello stile degli Slipknot, la cui ombra aleggia per tutto l'album, troppo (a volte sembra di ascoltare delle B-side del gruppo dell'Iowa).
Il risultato alla fine non è né carne né pesce e suona anonimo rispetto a varie formazioni alternative-metal, groove-metal e metalcore degli ultimi due decenni che hanno composto le medesime cose con più convinzione. Gli stessi dischi controversi del periodo nu-metallaro del gruppo, quasi 20 anni fa, suonano più potenti e a fuoco.
La situazione è aggravata dalla lunghezza che appesantisce l'ascolto, riscaldando la stessa minestra. La parte peggiore, però, è nei testi: dozzinali, ingenui, quasi stereotipati. Sono inoltre cantati da un Flynn che tende a ricordare troppo le linee vocali di Corey Taylor senza la stessa genuinità.
Come già accennato, non è comunque tutto da buttare (ci sentiamo di premiare soprattutto il thrash melodico di "Heavy Lies The Crown"). Un disco più contenuto, con meno brani su cui concentrarsi maggiormente in fase di scrittura e arrangiamento, avrebbe dato risultati migliori e certamente più personali. Per rimanere in ambiti simili, nel 2017 sono usciti dischi molto più caratterizzati musicalmente e soprattutto liricamente: Byzantine, Prong, persino i Dagoba... Speriamo che l'idea di fondo del disco sia sviluppata con più impegno in futuro, contando nella professionalità del buon Robb Flynn, che è uno dei musicisti metal più apprezzati e non ha bisogno di saccheggiare gli Slipknot per avere qualcosa da dire.
Infine, una chiave di lettura per questo disco, probabilmente, è da ricercarsi guardando a Phil Anselmo, leader dei Pantera (tra i padri del groove-metal e una delle principali ispirazioni per i Machine Head). Nel 2016, infatti, Anselmo si è reso protagonista di un infelice episodio razzista che Flynn ha fortemente criticato, ne è scaturito un litigio e sono volate anche parole grosse, con Anselmo che ha insultato in quanto "musica da negri" il periodo nu-metallaro dei Machine Head. Amareggiato, lo stesso Flynn ha dichiarato, in un video messaggio di denuncia dell'accaduto, che avrebbe tagliato ogni ponte con i Pantera, sentendosene tradito, e non ne avrebbe più suonato una canzone finché in vita. Immaginiamo che questo "Catharsis", pur con i suoi difetti, sia un modo per esprimere una rottura impulsiva.
30/01/2018