La mugolante "Vogue" apre un continuum musicale lungo dieci brani sinuoso e ammiccante. Le soluzioni sperimentate e i cambi repentini di ritmo e suono sono al solito frequenti, ma non sembrano come in passato inutili vezzi, bensì funzionali alla narrazione e all'evoluzione dei brani. "When Am I Gonna Lose You" e "Gulf Shores" sono due pop song estive sofisticate e contagiose. Laddove la prima, al netto di un ritornello riuscito, può sembrare un appiattimento dei canoni del R&B più moderno; la seconda, alternando gioiose esplosioni di synth a coretti femminili in lontananza, sembra voler ricordare serate agostane trascorse in una lieta località marittima. Sono simili le sensazioni ispirate dalla più vaporosa e rilassata "Cafè Amarillo". Spigolosa e funk, "Megaton Mile" suona come potrebbero suonare i Foals abbandonandosi al pop più sfacciato.
Micidiale un po' ovunque il lavoro del bassista Nik Ewing, che con i suoi groove schioccanti e ben in vista è cuore pulsante e principale attrazione sonora del disco. Travolgente quando fa da propellente ritmico alla banda jazz che anima il pop stradaiolo di "Shy".
Più vicino al nerbo dell'esordio "Gorilla Manor" che ai più distesi e vacuamente sperimentali "Hummingbird" e "Sunlit Youth", "Violet Street" mostra dei Local Natives finalmente rilassati e dunque nuovamente capaci di scrivere canzoni immediate e interessanti. Certo, l'elegiaca "Garden Of Elysian" fa venire un po' il latte alle ginocchia, ma la prendiamo come il prezzo da pagare per la carica di energia che accendono, dove più, dove meno, le restanti canzoni.
(03/05/2019)