The Beths

Jump Rope Gazers

2020 (Carpark)
power pop, indie-rock

Future Beths do not hate Beths yet

Non solo ci consegnava una delle band power pop più fresche degli ultimi anni, il primo album di The Beths “Future Me Hates Me” godeva anche di una delle copertine più originali del periodo, sulla quale un’arcigna versione del futuro di una ragazza guardava quest’ultima dall’altro lato dello specchio con disprezzo. Sulla copertina del sophomore della band di Auckland, che con la vecchia condivide il verde dello sfondo, troviamo due figurine antropomorfe di argilla incastonate in una scultura di plastica che, impedendone ogni movimento, le costringe a guardarsi in faccia. Guardarsi dentro, allo specchio o l’un l’altro. Cercare di comprendersi meglio, di esplorare i sentimenti propri o altrui. È questa l’azione fondamentale, spesso non scontata, che le copertine dei Beths cercano di suggerirci, mentre le loro canzoni, anche questa volta, incanalano in freschi riff di chitarra e melodie facilissime i risultati di queste incursioni nell’interiorità.

Rispetto al primo disco non sono cambiate formazione e formula, che vedono al centro del progetto la talentuosa vocalist e chitarrista Elizabeth Stokes e il suo scudiero Jonathan Pierce, che l'accompagna oltre ad aiutarla a riordinare i milioni di idee che le fluiscono per la testa con la sua produzione. Al solito energico e ruspante il contributo di Benjamin Sinclair al basso e di Ivan Luketina-Johnston alla batteria.
Qualche differenza rispetto al primo capitolo la troviamo nelle proporzioni tra ganci power pop e ballate malinconiche, la cui presenza in “Jump Rope Gazers” è decisamente aumentata. Comunque elettrica e attraversata da chitarre guizzanti, la title track è una di queste ultime, mentre la dolcissima, sussurrata “You Are A Beam Of Light” è ancora più delicata, con il suo insistente arpeggio acustico che svanisce tra i docili tocchi di pianoforte come un imbrunire d’estate.
Si producessero ancora serie tv romantiche per adolescenti come sul finire degli anni 90, “Just Shy Of Sure” accompagnerebbe alla perfezione il mattino dopo un timido primo bacio tra due protagonisti che si sono rincorsi per cento episodi tra corridoi della scuola e moletti sul lago.

Dopo tre prove di dolcezza e sensibilità, citiamo altrettante mazzate di energia: non si dica che il quartetto neozelandese si è “ammosciato”: “I’m Not Getting Excited” apre il disco rovesciando nelle casse e nelle cuffie una valanga di chitarre croccanti, le stesse che conducono “Acrid” a uno dei chorus più infettivi della scaletta, mentre “Mars The God Of war” consta addirittura di guizzi hard-rock.

Difficile e inutile stabilire se “Jump Rope Gazers” sia un disco migliore o peggiore del suo predecessore: entrambi contengono un numero sufficiente di buone canzoni per farne dei lavori da non perdere. Dovesse il terzo disco fare di meglio, The Beths andrebbero non solo consacrati tra le migliori proposte power pop degli ultimi tempi, ma considerati degni prosecutori della scuola melodica neozelandese che, divisa tra Dunedin e Auckland, a partire dal finire degli anni 70 fece grande il rock indipendente dell’arcipelago.

14/07/2020

Tracklist

  1. I'm Not Getting Excited
  2. Dying to Believe
  3. Jump Rope Gazers
  4. Acrid
  5. Do You Want Me Now
  6. Out of Sight
  7. Don't Go Away
  8. Mars, the God of War
  9. You Are a Beam of Light
  10. Just Shy of Sure


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