Il 7 agosto 2023 si è spento Erkin Koray, uno dei decani della musica turca, da molti considerato il padre del rock anatolico (soltanto Cem Karaca avrebbe potuto contendergli il titolo).
In particolare, durante gli anni Settanta Koray ha pubblicato musica estremamente innovativa, che ha cambiato il volto della scena locale. Tuttavia quello che appare come un grave lutto per la comunità artistica locale ha sollevato reazioni contraddittorie: in particolare, fra le minoranze che abitano la Turchia, non tutti si sono mostrati toccati dall'evento.
A questo articolo è abbinata una guida all'ascolto per chi volesse scoprire l'arte di Koray, la cui importanza come musicista non è in discussione. Tuttavia, per restituire una narrazione storica accurata, non si può tralasciare l'impatto politico avuto da Koray, che presenta punti particolarmente controversi.
La politica
Alle elezioni generali turche del 2007, Koray dichiarò il proprio supporto per l'MHP (Partito del Movimento Nazionalista), partito di estrema destra, nonché referente politico dei Lupi Grigi, movimento in cui convergono estremismo islamista, propaganda razzista, metodi di repressione parafascista e nei casi più estremi ricorso ad atti terroristici.
Non fu peraltro una semplice sbandata: in passato, aveva dichiarato la sua ammirazione per Muhsin Yazıcıoğlu, uno dei dirigenti dei Lupi Grigi. È ben nota una foto di Koray e Yazıcıoğlu che discutono sorridenti nell'ufficio del secondo.
C'è chi fa notare come, in seguito alle critiche ricevute dopo quelle elezioni, la posizione di Koray sia andata moderandosi. In primo luogo, sostenendo una posizione contraria a quella dell'MHP riguardo all'uso del velo da parte delle donne, con testuali parole: "Mentre gli arabi cercano di liberarsi da turbanti e chador, in Turchia facciamo il contrario. È una situazione molto triste e fa pensare".
In seguito si è anche spinto oltre, dicendo di non aver più niente da dichiarare riguardo all'MHP e indicando nella figura di Atatürk, fondatore dalla Repubblica di Turchia, l'esempio da seguire: anche questa affermazione si discosta in maniera netta dalla politica dell'MHP, da sempre fortemente contrario alla laicità dello stato voluta dal kemalismo (corrente politica basata sull'ideologia di Atatürk, ancora oggi pilastro del Partito Popolare Repubblicano, principale forza di opposizione a Erdoğan).
Sono dichiarazioni che tuttavia non sono bastate a ripulire la sua figura agli occhi di chi appartiene a minoranze etniche (armeni, curdi, zaza) o religiose (aleviti).
L'impressione è che infatti Koray abbia da sempre cercato di mitigare l'aspetto estremista dell'MHP e dei Lupi Grigi, minimizzando il suo passato appoggio o la sua ammirazione per le relative figure di riferimento, con dichiarazioni dal sapore populista come: "Penso sarebbe una gran cosa se l'MHP e l'İP (Partito dei Lavoratori) si unissero". Il dissolto İP era una compagine di estrema sinistra, di ispirazione maoista e kemalista, che pur avendo alcuni elementi comuni con l'MHP (dal sentimento anti-armeno alla questione cipriota), non avrebbe ovviamente mai potuto fondersi con un partito appoggiato a un movimento d'ispirazione fascista.
Inoltre, sempre in seguito alle elezioni del 2007, dichiarò: "Non sono né di destra, né di sinistra". Un'affermazione difficilmente credibile, dopo aver votato e appoggiato il partito più a destra del parlamento locale.
Non hanno aiutato neanche i messaggi di cordoglio che sono giunti dopo la sua dipartita. Se quello di Erdoğan è giustificabile dal fatto che il presidente turco debba commentare la morte di una figura fondamentale per la cultura del proprio paese, quello di Devlet Bahçeli, attuale presidente dell'MHP, ha invece portato a sospettare che il sostegno di Koray al partito fosse rimasto attivo sotto la cenere (va precisato che questa teoria non è supportata da evidenze giornalistiche: si tratta tuttavia di un sentimento che è emerso fra le minoranze della Turchia che hanno seguito la notizia).
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I diritti d'autore
Un altro aspetto controverso che riguarda la carriera di Erkin Koray, ma di cui ha probabilmente poche responsabilità personali, è l'organizzazione dei diritti d'autore delle sue canzoni. Koray è infatti stato un compositore poco prolifico: molti suoi brani sono riletture, in parte di canzoni turche, in parte di brani provenienti dal mondo arabo, anche tradizionali, e più raramente di brani anglofoni.
Le cover di autori turchi contemporanei sono sempre regolarmente accreditate ai rispettivi autori, mentre per quelle provenienti dal mondo arabo è stata notata una discutibile tendenza a intestare i brani allo stesso Koray.
A cosa è dovuto questo processo? Va chiarito anzitutto che i brani di Koray a cui è stata contestata questa tendenza sono compresi fra gli anni Sessanta e gli Ottanta.
Basterebbe a spiegare in gran parte il fenomeno: bisogna immaginare l'industria musicale del Medio Oriente nel periodo in questione. Un pandemonio in cui la legge del diritto d'autore non era ancora ben definita e che, in particolare nei paesi del mondo arabo, consisteva in un cospicuo numero di copie contraffatte, vendute illegalmente, in cui capitava addirittura che alcune case discografiche – talvolta con un raggio d'azione fortemente localizzato e che sfuggiva al controllo dei grandi marchi – stampassero edizioni di dischi di cui non detenevano i diritti.
Inoltre, spesso – almeno per quanto riguarda le edizioni in musicassetta – gli autori dei brani non erano neanche riportati. Si provi a immaginare un musicista turco dell'epoca che mette le mani su un nastro di musica folk libanese in cui i brani non hanno alcun intestatario. Per ottenere informazioni dovrebbe contattare dalla Turchia la casa discografica con sede in Libano, a patto che la suddetta casa discografica abbia stampato il proprio simbolo sul nastro e a patto che una volta saputone il nome si abbia la possibilità di rintracciarla davvero. Anche qualora la casa discografica risulti rintracciabile, non è garantito che nei propri archivi possa scovare l'autore della canzone.
Come specificato, le leggi sul diritto d'autore nei paesi del terzo mondo in quel periodo erano a malapena definite, e se già a livello locale il loro funzionamento risultava parziale, si può immaginare l'eventualità di una loro applicazione internazionale (per capire quanto una parte del mondo sia a tutt'oggi rimasta indietro al riguardo, basti pensare che, al 2023, diversi paesi del mondo arabo rimangono semplici osservatori per quanto riguarda l'accordo Trips sulla proprietà intellettuale).
Nell'attuale mondo interconnesso in cui viviamo rischiamo di non comprendere la difficoltà del comunicare a livello internazionale, in particolare senza avere collegamenti preesistenti e con paesi in cui l'industria discografica non era spesso neanche tenuta ad avere archivi ben organizzati (anche questo è un fatto incontestabile: basti vedere la disorganizzazione delle ristampe discografiche nei paesi del Maghreb, dovuta al fatto che spesso neanche le stesse etichette hanno idea di quale fosse il materiale originale).
Probabilmente impossibilitato a sapere a chi appartenessero i brani, Koray si accreditava come autore in quanto le parole, in turco, erano di sua creazione. Ci sono stati casi in cui ha provato ad accreditare gli autori originari, ma senza successo. Per esempio, quando nel 1983 pubblicò "Öyle Bir Geçer": la musica della canzone, divenuta uno delle sue più grandi hit, è infatti intestata a Lata Mangeshkar, leggendaria cantante indiana. Purtroppo, pur apprezzando la volontà dell'artista e della casa discografica, l'indicazione è errata: il brano originale, " Kahan Se Yeh Sholon Ka Toofan Aaya", pubblicato nel 1956 come parte del film bollywoodiano "Inspector", era sì cantato da Lata Mangeshkar, ma su una musica del compositore Hemant Kumar, informazione che evidentemente Koray e il suo entourage non riuscirono a verificare.
Non fa inoltre male ricordare che, quanto a intestarsi composizioni non proprie, blasonati nomi internazionali come i Led Zeppelin fecero ben peggio e in una situazione di mercato discografico decisamente più organizzata e facilmente consultabile: eppure nessuno ne mette in dubbio la statura artistica.
Una nota finale per quanto riguarda il diritto d'autore in Turchia: la Mesam e la Msg, le due società messe a sua tutela, sono state fondate rispettivamente nel 1986 e nel 1999. Per il materiale successivo alle date in questione i loro archivi sembrano essere coerenti, ma per quanto riguarda la musica antecedente si nota la mancanza di un controllo sistematico, con il risultato che a volte una stessa canzone compare in entrambi, ma con differenti intestazioni e per giunta anche quando solo una delle due società avrebbe effettivamente in gestione i diritti del pezzo specifico (nel caso di Koray, l'archivio della Mesam contiene alcune sue canzoni nonostante egli non vi fosse iscritto e fosse membro della sola Msg).
La musica
Precisato quanto sopra, soppesate le contraddizioni che lo riguardano e fatti i dovuti distinguo fra persona e artista, Erkin Koray rimane comunque un nome fondamentale della musica turca. È stato colui che ha inciso per primo musica rock in turco e viene solitamente accreditato come colui che ha elettrificato il bağlama (forse il più diffuso liuto del folk turco): fosse anche solo per questi due primati, la scena musicale locale non può prescindere dal suo lascito.
La sua produzione è molto vasta e pertanto non sempre all'altezza del suo nome, in particolare dagli anni Ottanta in poi. Sono di seguito presi in esame tre dischi con cui è possibile farsi un'idea sul peso del suo operato e sulla diversità degli stili che ha affrontato, almeno per quanto riguarda la parte più brillante della sua carriera, ossia gli anni Settanta.
Arap Saçı (Pharaway Sounds, 2013)
Pubblicata da un'etichetta spagnola, è la migliore raccolta di Erkin Koray per quanto riguarda i numerosi singoli pubblicati all'infuori del formato album fra il 1967 e il 1976: ne riunisce ben ventiquattro e i classici sono praticamente tutti presenti.
Sfilano così "Seni Her Gördüğümde" del 1969 (scritta per lui da Yusuf Nalkesen, autore già alle spalle di Zeki Müren, il più celebre cantante di musica classica turca del Novecento), "Fesuphanallah" del 1974 (cover di "Weili Min Hobbon", pubblicata nel 1971 dal cantante mawwal libanese Samir Yazbeck), "Şaşkın" del 1974 (rilettura di un brano tradizionale iracheno che Koray ha probabilmente conosciuto nella celebre versione della libanese Samira Tawfik, interpretata nello stile del folk beduino giordano con il titolo di "Ya Ayn Mulayiitayn"), "Estarabim" e "Sevince" del 1975 (entrambe autografe), "Arap Saçı" del 1976 (scritta per lui da Özer Şenay, autore che ha collaborato nel corso della carriera con alcuni dei più popolari cantanti turchi, su tutti Ferdi Tayfur e Müslüm Gürses) e molti altri capisaldi.
Alcuni brani sono catalogabili nell'ambito dell'anadolu rock (rock anatolico), altri vantano invece sonorità più morbide, vicine al cosiddetto arabesque (stile di musica popolare turca influenzato dalle melodie del folk e della musica classica araba). La creatività di Koray come arrangiatore brilla nelle riletture del materiale altrui, con cui spesso si allontana radicalmente dalle versioni originali.
Elektronik Türküler (Doğan, 1974)
Escludendo un paio di raccolte che raccoglievano alla rinfusa alcuni dei già citati singoli, questo è il primo vero album di Koray. È considerato uno dei dischi più importanti nella storia della musica turca, ed è composto quasi interamente da riletture in chiave rock di classici del folk turco (Koray firma tre brani, che occupano però appena 6 minuti e mezzo su 38).
È uno dei primi classici del rock anatolico su formato 33 giri e si muove fra ritmi ipnotici di basso e batteria, chitarre distorte dal sentore psichedelico e le melodie tipiche del folk locale, ora antiche ("Hele Yar", proveniente dal poema del celebre bardo anatolico Karacaoğlan, vissuto nel Seicento), ora contemporanee ("Türkü", poesia del grande letterato e militante comunista Nâzım Hikmet musicata da Ruhi Su, cantante folk turco particolarmente attivo negli anni Settanta).
Nazilli 1974 (bootleg)
Registrato da Nihat Örerel, il batterista che accompagnava Koray all'epoca, in un cinema di Nazilli (nella provincia di Aydın) nel 1974, è una testimonianza dei suoi concerti dell'epoca. Laddove il Koray in studio, pur usando chitarre distorte, lavorava con grande precisione e ricercava una pulizia sonora assoluta, fatte salve le limitazioni tecniche dell'epoca, dal vivo il suo approccio era più istintivo. Le chitarre risultano abrasive, la sezione ritmica chiassosa e incessante, la voce invero appena udibile, probabilmente per via dell'equipaggiamento di fortuna con cui il concerto venne immortalato.
Tutti i brani, anche quelli in origine più fedeli alla forma canzone, si trasformano in tumultuose jam dal suono saturo, espandendosi fino ai 25 minuti di "Mesafeler".
Fonti: l'articolo è stato scritto con il supporto di un cittadino turco, che ha preferito rimanere anonimo. Le dichiarazioni di Koray sono state raccolte in appositi articoli da Turkey Posts, Ciddi Gazete e Bianet.
Si rimanda infine al seguente articolo apparso su Oda Tv per quanto riguarda la gestione del diritto d'autore in Turchia, con focus specifico sulla carriera di Koray.
Album consigliati:
Arap Saçı(Pharaway Sounds, 2013)[materiale del 1967-1976]
Elektronik Türküler(Doğan, 1974)
Nazilli 1974[bootleg]
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