Sarah Smarsh

Una forza della natura. Dolly Parton e le donne delle sue canzoni

Titolo: Una forza della natura. Dolly Parton e le donne delle sue canzoni
Autore: Sarah Smarsh
EditoreEdizioni Black Coffee
Pagine: 154
Prezzo: 19,00 €

 

sarash_smarsh_dolly_parton_01Giornalista specializzata in questioni economiche, politiche e sociali, nonché ricercatrice presso la Harvard University’s Kennedy School of Government e finalista al National Book Award con il memoir “Heartland. Al cuore della povertà nel paese più ricco del mondo”, Sarah Smarsh torna a far parlare di sé con questo accorato omaggio alla stella del country americano, quella Dolly Parton che, armata di una cofana di capelli biondi che punta dritta verso il cielo e guidata da un’esuberanza travolgente, è diventata nel tempo una vera e propria icona femminista.

 

In “Una forza della natura. Dolly Parton e le donne delle sue canzoni” non c’è, però, soltanto la storia dell’affermazione della Parton nell’universo profondamente maschilista della country-music, perché si fa strada, pagina dopo pagina, anche il resoconto dell’emancipazione della stessa Smarsh, donna nata nelle campagne del Kansas, lì dove l’esistenza spesso e volentieri si risolve in una quotidianità fatta di sacrifici e di piccoli, grandi soprusi.
Cresciuta in un ambiente essenzialmente femminile, con la nonna Betty a rappresentare il primo, solido punto di riferimento per tenere testa a un mondo dominato dai maschi, la Smarsh legge nell’avventura esistenziale e musicale di Dolly Parton la possibilità di una rivincita contro il destino, perché Dolly, la bionda ed esuberante Dolly, è l’emblema di quell’"arte della fuga" che tutte le donne nate in condizioni di svantaggio dovrebbero imparare a coltivare fin dalla più tenera età. Che è quello che fece l’artista di “Coat Of Many Colors” (1971) e “Jolene” (1974), due dei suoi dischi più famosi: fin da ragazzina, nonostante tutto e tutti, coltivò sempre e senza compromessi la sua voglia di essere se stessa, dando al proprio corpo e alla propria femminilità un’importanza che la gente del suo paese non poteva assolutamente capire, ma che anzi criticava aspramente. Fu così che, sfidando la morale pubblica, Dolly iniziò a guardare alla sgualdrina del paese come a un modello di comportamento, ma non per darsi in pasto agli uomini, ma solo per dimostrare al resto del mondo che la cosa più importante è credere sempre in quello che si fa, nonostante tutto e tutti. E se alla sgualdrina del paese avevano affibbiato il nomignolo di “spazzatura”, be’, allora lei sarebbe stata “spazzatura”!

Mentre Dolly combatteva la sua personale battaglia contro i bigotti, la passione per la musica country divenne una ragione di vita. Fu suo zio Bill a intuire che in lei c’era del talento vero e proprio per questo andava incoraggiata e anche materialmente aiutata. Arrivarono, così, le prime esibizioni in tv locali e radio, e Dolly capì che poteva davvero diventare una star, quel sogno che qualche anno prima aveva espresso con un grosso sorriso durante la cerimonia della consegna dei diplomi, e tutti avevano riso, senza sapere che un giorno avrebbero fatto la figura dei fessi, perché lei intanto andava registrando un disco di successo dopo l’altro, duettava con Porter Wagoner in uno show di successo, recitava in questo o quel film, appariva sulla copertina di Playboy, mentre continuava a occuparsi dei suoi affari e delle sue sempre più ramificate attività.

Intrecciando il racconto del trionfo artistico e commerciale della Parton con un’analisi giornalistica che rilegge la vita delle “donne delle sue canzoni” alla luce del progressivo imporsi del movimento femminista, la Smarsh ci regala un saggio stimolante, che merita di essere letto anche da chi non ha mai ascoltato una sola nota della “regina del country”.