Matrixxman

“808 State Of Mind”: questo è il nome di uno dei primissimi Ep di Charles McCloud Duff, e tanto basterebbe a capire la pasta di cui è fatto il nuovo acquisto di casa Ghostly International. La sempre più eterogenea etichetta del Minneapolis torna dunque a parare in quello che è da sempre il suo ambiente preferito, ovvero l'eletttronica a cavallo tra clubbing e ricerca, con particolare interesse per le mille intersezioni fra techno e house dell'ultimo ventennio.

L'uomo che si fa chiamare Matrixxman parla sin dal principio la lingua degli anni Novanta, o per lo meno fa di tutto per impararla, sebbene la pronuncia rimanga in questo “Homesick” quella del giovane liceale che ha studiato tutto sui libri e poco sul campo. Ma al Nostro manca in primo luogo un'idea di personalizzazione di un'estetica che mantiene intatta una doverosa dose di fascino pluriventennale, ma che al tempo stesso è vittima da qualche anno di un'autentica mania ispirativa.

Suonare simil-Idm oggi piace oltre misura, va di moda, e Matrixxman ricade vittima di una tentazione che sta conducendo sempre più nuove leve verso un binario morto: quello della calligrafia pedissequa. E purtroppo per lui non può nemmeno vantare una particolare abilità estetica, quella che ha fatto la tardiva fortuna di Lake People qualche mese fa, assieme a una visione d'insieme un po' meno ristretta e più lungimirante.

Matrixxman, invece, preferisce un approccio “scientifico” alla materia, studia ogni suono al millimetro, cerca rifugio in un'estetica minimal che priva di ogni carica emotiva ed energica la sua musica. Cerca di suonare macchinale, e ce la fa, al punto tale che non c'è traccia che si distingua dalle altre per un particolare mood, un quid, anche un semplice suono che sfugga alla monotonia e alla monocromia.
Poco da salvare, per ora, nella speranza che il guizzo arrivi in un futuro prossimo.

19/09/2015