Dove ci si potrebbe immaginare di incontrare Adrian Sherwood? Vengono semmai in mente gli studi della On-U Sound a Londra, dove il produttore ha costruito le fondamenta della dub music, oppure qualche club europeo avvolto dalla penombra, dove semmai ha deciso di incontrare il suo caro amico Mark Stewart (Pop Group) prima di una serata. Invece, noi lo abbiamo incontrato in tutt’altro contesto: il FoodStock - A Rural Day Of Peace, Food & Music, una rassegna gastronomica e musicale che annualmente si svolge sulle colline dell’entroterra campano. A motivare la presenza di una figura metropolitana quale Adrian Sherwood in un simile contesto è lui stesso, spiegando che il suo amore per la filosofia reggae e roots lo ha da sempre accompagnato a promuovere e godere delle occasioni in cui la sua musica possa fare da amplificatore per le bellezze del territorio; fortuna per noi, questa volta il territorio è quello italiano. L’intervista avviene purtroppo al volgere delle tenebre, poco prima dell’esibizione del producer, che troviamo provato dall’afa nostrana, ma sempre sorridente e pronto a condividere il meglio della sua carriera.
Cominciamo dal tuo ultimo lavoro con Pinch, "Man Vs Sofa". Non posso negare di averlo apprezzato moltissimo. Un disco che unisce i suoni della dub del passato a trend più contemporanei. Com’è nata l’idea di collaborare con Robert Ellis?
È una storia buffa. Il fratello maggiore di Ellis è sempre stato un mio grande fan, e sia lui che Robert sono praticamente cresciuti ascoltando i lavori della On-U Sound. Durante un evento al Fabric per la Tectonic a Londra, mi invitò a suonare come suo ospite della serata. Lì ci conoscemmo di persona. L’esperienza che ne nacque mi spinse a invitare Pinch a fare lo stesso per una mia serata a Parigi. Dopo quello gli dissi di vederci per registrare qualcosa insieme e siamo diventati ottimi amici.
Mi ha colpito anche il nome del disco: “Man Vs Sofa”. Perché questo nome?
In realtà, dal momento che ultimamente non si dà troppo peso ai nomi dei dischi, abbiamo pensato a un invito al non oziare troppo. Letteralmente “non ti rilassare troppo!”.
Quali sono state le differenze emerse dal primo lavoro con Pinch, “Last Night Endless”? Qual è lo scarto tra i due dischi?
Penso che nel primo stavamo sostanzialmente lavorando individualmente su uno stesso album, nel secondo album abbiamo cambiato totalmente registro. Abbiamo cominciato davvero a collaborare come un team; ho iniziato a sentire Pinch come una parte di me, e mi auguro sia stato lo stesso per lui. I brani sono frutto di un compromesso sonoro tra i nostri due stili e in “Man Vs Sofa” siamo riusciti in questo intento come se fossimo un unico individuo.
Venendo al tuo lavoro davanti alle console, scendiamo nel tecnico. Come ti rapporti alla creazione di un suono, sperimenti un po’ alla cieca o hai delle tue procedure, qualche trucchetto?
Innanzitutto io lavoro sempre in analogico. Certo, mi diverto tanto a smanettare con il digitale, e soprattutto mi rendo conto di quanto sia un bene adeguarsi alle nuove tecnologie. Malgrado ciò, parto sempre dall’analogico perché in tanti anni di carriera ho sviluppato un mio personale sistema di equalizzazioni. Le regolazioni che porto in studio, in particolare, sono uniche (che non esagero dicendo che solo io le ho al momento) articolate in un perfetto equilibrio tra delay e riverberi. È in quel castello di carte di regolazioni che vive il mio personale sound. Proprio per questo resto molto geloso del mio duro lavoro per raggiungere quelle tarature dell’equalizzazione del suono. Inoltre, ho i miei trucchetti collaudati sia live che in studio, per esempio durante un passaggio di un pezzo su decibel più alti, preferisco infilare un bending dell’onda, così da attutire l’impatto, per poi farlo dissolvere in un delay prima di far iniziare un altro effetto. L’importante è dare dinamismo e movimento al pezzo, non abbandonare mai il pulsare del ritmo. Nell’ultimo disco con Pinch, infatti, lui era bravissimo con la programmazione digitale e questo mi ha permesso di creare un suono più complesso.
Dalla tua immensa esperienza con generi diversi quali punk, post-punk, industrial, techno e trip-hop, cosa rappresenta per te la dub music?
Per me dub non vuol dire un genere musicale, vuol dire un modo particolare di produrre musica elettronica. Se volessimo verificare quanti artisti attuali utilizzano quel dato insieme di tecniche, potremmo creare forse l’insieme di coloro che fanno dub music, house, techno etc. L’elettronica, a differenza del rock classicamente inteso, permette a ogni artista di reinterpretare e modificare un suono. Io faccio una versione, la mia versione della musica, la mia visione del fare dub. Il legame tra dub e punk è sicuramente presente e soprattutto profondo: si tratta di una minimalizzazione del suono prodotto da un’intera band. Suonare un accordo di chitarra o una rullata di batteria diventa un loop di drum machine, dubbing, overdubbing, un lavoro di taglio e aggiunte, un processo. Il punk è qualcosa che è stato assorbito dalla mia versione del dub e ne fa parte.
Talvolta la musica elettronica da dancefloor viene additata come realizzata solo per soddisfare il pubblico, anche se sono abbastanza certo non sia il tuo caso. Dunque, quale musica elettronica secondo te è fatta for the art’s sake, volendo citare Wilde?
Parlo per me chiaramente. Dub è quando tu hai una canzone e fai molte versioni di quella canzone. Tra quelle versioni, lavorandoci ti accorgi che una o due sono propriamente dub, allora continui a mixare quelle in particolare. Ma resta fondamentale che il bello è avere tanti modi di suonare lo stesso brano. La dub ti permette di incrociarti con tutti gli altri generi senza particolari resistenze, di esplorare in lungo e in largo il mondo della musica finché non crei la tua dub version degna di esistere.
Parlando del periodo aureo della On-U Sound, quali sono i ricordi che ti stanno più a cuore?
A dire il vero non sono il tipo che guarda con nostalgia ai ricordi, ai momenti da rimpiangere… Anzi, spero che stasera sarà un bel ricordo da conservare! Per quanto riguarda il team della On-U Sound, siamo rimasti tutti in stretto contatto e quando ci va di avere un bel ricordo, organizziamo un evento.
Al di là della tua collaborazione con Pinch, come procede la tua carriera da solista? Intendi proseguirla?
Se hai presente “Survival And Resitance” (album da solista del 2012) vuol dire che hai maneggiato uno dei lavori di cui sono certamente più fiero. È interamente costruito sul tuning, sul downtuning fino a scendere a frequenze bassissime. Per adesso niente di ciò che ho prodotto prima e dopo mi ha soddisfatto quanto quel lavoro. Cercherò di replicare in futuro, se non di superarmi, ma non ho certezze al momento.
Lo ritieni sperimentale o più in linea con la tua idea di musica di marca Sherwood?
Al livello esecutivo è certamente sperimentale perché non ho avuto bisogno di altri musicisti per raggiungere il mio scopo, però lo vedo come il disco più vicino alla mia idea di dub.
Dato che sarai sempre un modello per qualsiasi producer, sapresti indicarmi un must have della musica nera che chiunque voglia fare il tuo lavoro dovrebbe avere? Un disco fondamentale per avere chiara cosa sia della buona musica da produrre?
Ritengo che un producer che voglia avere larghe prospettive debba iniziare dal reggae prima di tutto. Sarebbe difficile individuare un solo album. Sono un grande fan di Bim Sherman (con cui ho anche lavorato), Burning Spear, Joe Higgs (anche soprannominato "Father of reggae"), che ritengo fondamentali per la musica nera del secondo Novecento. Per me loro sono talvolta più sperimentali della stessa dub. Se proprio devo dirne uno, scelgo Bim Sherman. Indicherei “Miracle” del 1996, un album acustico, che trasmette un immenso senso di pace, non elettronico, ma fondamentale per partire da un suono davvero completo e pacificatore per i sensi.
Never Trust A Hippy(Real World, 2003) | |
Becoming A Cliché(Real World, 2006) | |
Dub Setter (Beat Records, 2009) | |
Survival & Resistance (Beat Records, 2012) | |
Late Night Endless(On-U Sound/Tectonic, 2015) | |
Man Vs Sofa(On-U Sound/Tectonic, 2017) |
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