Nel preciso istante in cui entro al Rolling Stone, il management degli Editor mi afferra e comincia a trascinarmi: "Oh Magda, eccoti qui. Dai, spicciati che Ed è libero proprio ora". In meno di un secondo mi ritrovo seduta accanto a Ed Lay, mentre tento di togliermi il cappotto, cercare il registratore e il quaderno con le domande, tutto rigorosamente allo stesso tempo. Il quaderno è la prima cosa che sorge dalla borsa e mentre tento di compiere anche le altre due operazioni, Ed prende in mano il quaderno per esaminare uno degli adesivi che ho attaccato: quello degli Editors. "L'hai fatto tu?" "Nnnooo... L'ho preso al concerto che avete tenuto qui un paio di mesi fa". "Mi stai dicendo che... abbiamo degli adesivi?!"
Da quanto siete in tournée ora?
Per quest'anno abbiamo appena ricominciato. Abbiamo suonato una settimana in Europa, ma prima siamo stati una settimana e mezzo negli Stati Uniti ed è stato entusiasmante, perché era la nostra prima esperienza americana.
Ci fa piacere suonare ancora dal vivo. L'anno scorso abbiamo tenuto così tanti concerti che avere un po' di riposo è stato un sollievo: stava diventando estenuante.
Siamo molto entusiasti di suonare di nuovo dal vivo, è rigenerante. Tutti i concerti che abbiamo tenuto sin'ora - sia in Europa che negli Stati Uniti - sono andati benissimo.
Come riuscite a non annoiarvi a suonare le stesse canzoni ogni singola sera per un periodo tanto lungo? Riarrangiate le canzoni di tanto in tanto?
No. Ci sono state delle volte in cui abbiamo pensato a come una canzone sarebbe venuta fuori se l'avessimo suonata in maniera leggermente diversa, abbiamo provato e l'abbiamo cambiata.
È dura suonare sempre allo stesso modo, ma è fantastico come il pubblico reagisce e questo è sempre molto importante. È il pubblico il vero spettacolo.
Davvero non vi annoia suonare la medesima canzone ogni sera?
(Sorride) No, non al momento.
Sai, può essere difficile se ti senti un po' triste, ma in questo periodo il nostro disco è tornato a vendere bene in Inghilterra e sicuramente questo aiuta. Ora come ora siamo tutti molto felici.
Giusto, parliamo un po' di classifiche: il vostro singolo di debutto, "Bullets", è andato esaurito in soli due giorni. Da allora siete diventati sempre più conosciuti. Avete avuto il tempo, da un anno a questa parte, di realizzare quello che vi stava accadendo o è successo così in fretta da sembrare una sorpresa?
...Erano solo 2000 copie, ma erano anche 2000 persone che sono corse a comprare il disco... a quel punto abbiamo pensato che eravamo veramente in grado di fare qualcosa e di fare qualcosa di più o meno importante.
Penso che il modo in cui il disco abbia venduto da allora sia incredibile, unico: è stato pubblicato, è andato abbastanza bene, ma subito dopo e scomparso dalle classifiche, le persone lo stavano comprando, ma non erano tantissime e poi è tornato improvvisamente nella top ten a circa sei mesi dall'uscita. Penso sia un fatto raro...
Non penso che ci rendessimo conto di quanto la nostra schiera di fan sia cresciuta, ma sicuramente è cresciuta molto negli ultimi due mesi. Almeno nel Regno Unito.
Si dice in giro che alcune major si fossero interessate a voi. Perché avete scelto di firmare con un'etichetta piccolissima come la Kitchenware?
È buffo perché moltissime persone fanno la stessa domanda e (sorride) proprio non ricordo che così tante major si fossero interessate. C'erano un po' di etichette più grandicelle che erano interessate ai nostri pezzi, ma ci aveva convinto il modo in cui lavoravano Paul e Keith alla Kitchenware: credevano nelle nostre canzoni e il percorso che avevano in mente per il gruppo coincideva con quello che avevamo noi. E poi saremmo stati la loro unica priorità: non avremmo dovuto competere con altri gruppi per ottenere attenzioni, soldi o promozione...
(Il suo telefono cellulare squilla ed Ed rifiuta la chiamata...)
Scusami.
Quindi, all'epoca, non pensavate che con un'etichetta più grande avreste potuto raggiungere un successo maggiore?
Non credo, non penso che ci aspettassimo di raggiungere un qualche tipo di successo. Tutti stavano lavorando molto e questo impegno è stato ricompensato. Non credo che ci siamo mai preoccupati del futuro: abbiamo registrato il nostro disco e questa era la cosa che contava di più: registrare il disco ed essere in grado di pubblicarlo. In realtà c'è ben poco che tu possa fare dopo di questo. No, non eravamo preoccupati.
Siete molto giovani, qual è l'età media del gruppo, intorno ai 22?
Abbiamo 24 anni.
So di essere incredibilmente giovane, ma ti assicuro che sto crescendo (Sorride).
Ma come è possibile che la musica anni 80 influenzi così tanto dei giovanissimi?
Non credo che gli anni 80 ci influenzino particolarmente: è la buona musica di qualsiasi epoca e provenienza a influenzarci. Il tempo ha un andamento circolare: le tendenze tornano sempre a riproporsi e penso che la nostra musica attinga le buone idee da generi differenti proposti in anni differenti. Non penso che gli anni 80 ci abbiano influenzato particolarmente. So che ci sono stati gruppi che hanno avuto un impatto notevole nella vita delle persone e immagino che il nostro suono sia simile al loro perché suoniamo "guitar music" e si tratta degli stessi strumenti. Immagino che ricordiamo determinati gruppi perché forse riproponiamo determinate cose che avevano proposto loro all'epoca, ma spero che lo stiamo facendo a modo nostro.
Gli Editors sono nati a Stafford (si sono incontrati all'università), per poi trasferirsi a Birmingham. Perché Birmingham invece di Londra?
Ci sono un paio di ragioni: la ragione noiosa è che i nostri manager vivono lì, in questo modo potevamo essere vicini a loro. A essere sincero, penso che questa sia stata la ragione principale. È allettante pensare di trasferirsi a Londra, ovviamente, e ovviamente l'abbiamo considerato.
In realtà Birmingham ci ha aiutati parecchio a restar fuori dalle tendenze, ci ha tenuti lontani da altri gruppi che si stavano formando e ci saremmo influenzati troppo e a vicenda. Ci ha permesso di "isolarci" e creare esattamente quello che volevamo senza nessuna pressione e sono convinto che sia stato un aspetto molto importante nella nostra crescita, sia come persone che come gruppo musicale.
Voi siete perennemente in tournée. Scrivete canzoni durante i sound-check?
Dobbiamo decisamente imparare e stiamo imparando in questo periodo, cerchiamo di cambiare il nostro stile di scrittura.
Per scrivere il tuo primo disco hai ovviamente tutto il tempo del mondo a disposizione - e noi abbiamo avuto 24 anni per scrivere "il disco perfetto" - ma un anno e mezzo, due anni dopo devi pubblicare un altro disco, ricevi continue pressioni e, ovviamente, arrivi a un momento in cui sei sempre in tour e il modo in cui abbiamo lavorato finora è stato inusuale: Tom è tornato a casa dei suoi genitori e ha scritto alcune melodie, ma abbiamo dovuto imparare a ritagliarci degli spazi: durante il sound-check proviamo alcune parti di canzoni, tiriamo fuori le idee e tentiamo di farne una canzone. Speriamo, una volta tornati a casa, di entrare in studio per qualche giorno in modo da concentrarci meglio. Comunque, sì, le idee stanno venendo fuori ora.
Come vi ponete nei confronti del nuovo materiale? Lo sentite come un dovere imposto? Sentite delle pressioni?
Ora è entusiasmante: la cosa più interessante nel far parte di un gruppo è scrivere una canzone, guardarci e pensare: "Wow, questo brano è veramente bello!" È più difficile farlo con della gente intorno, perché la stesura di una canzone avviene in un momento molto fragile: se qualcosa ti distrae, è difficile sentirsi coinvolti. Sicuramente è un momento molto intenso, non lo viviamo come un dovere: ci stiamo divertendo.
Sono stata sul vostro sito internet e sono rimasta impressionata dal forum. Lo leggete? Quale relazione avete con i vostri fan?
Lo leggiamo spesso.
E tu ci scrivi?
No, non ho mai scritto sul forum.
È strano vedere quante persone sono coinvolte... L'ultimo conteggio era di quasi 1700 persone e tutta questa gente si prende la briga di spendere il suo tempo per sentirsi un po' coinvolta...
Si parla anche di altro, ma principalmente si discute del gruppo, di quello che facciamo e del nostro comportamento (sorride).
È strano vedere quante persone sono interessate a quello che facciamo. A volte, poi, è molto interessante leggere alcuni commenti. Comunque no, non scriviamo sul forum.
Avete intenzione di sfruttarlo per qualche nuova canzone o per migliorare i vostri concerti?
Probabilmente no. Alcune delle persone più attive sul forum vengono ai nostri concerti abitualmente. Li conosciamo piuttosto bene, sai, siamo praticamente diventati loro amici, vengono ai concerti e poi chiacchieriamo e ci facciamo tante risate. Addirittura la copertina del nostro ultimo singolo è stata disegnata da un nostro fan. Ne abbiamo parlato e lui ci ha inviato alcune idee e questo è fantastico. Se riusciamo a coinvolgerti il più possibile, questo verrà anche a nostro vantaggio, e mi auguro che anche per questo ragazzo sia stato particolarmente piacevole come lo è stato per noi.
È bello sapere che il legame con i nostri fan cresca continuamente.
Perché "Editors" e perché "The Back Room"?
Il nome del gruppo non nasconde nessun significato particolare. I nomi di alcuni gruppi non hanno alcun senso, ma sono dei nomi bellissimi. Si tratta solo di "un marchio". È solo un modo per riconoscerci, non gli diamo un significato particolare.
"The Back Room" è menzionata nel testo della canzone "Camera", che si trova sul disco. "Camera" è una canzone per noi importante, il momento in cui l'abbiamo composta è stato entusiasmante anche perché l'abbiamo scritta tutti insieme in studio, non era stata composta prima. In quella canzone guardiamo nella stanza sul retro, nella quale nascondiamo in nostri sentimenti e segreti: è un posto riparato dagli altri e vuoi che nessuno lo veda.
È una canzone molto importante, con un testo molto intenso, e volevamo che tutto l'album riportasse a quel posto.
Vi piace girare videoclip?
(Sorride) In realtà... Abbiamo avuto pessime esperienze.
Abbiamo appena girato un video ad Amsterdam ed è stato molto noioso: ho suonato la stessa canzone per una cinquantina di volte e ti assicuro che è stato veramente estenuante e noioso. È in questo modo che ti stanchi delle canzoni: girando video!
Per il video di "Bullets" siamo stati molto fortunati perché era un'assolata giornata estiva ed eravamo in un parco naturale nel centro di Londra e c'erano tutti questi animali e roba del genere. Eravamo praticamente seduti al sole a bere e divertirci... è stata come una piccola vacanza: probabilmente è stato l'unico giorno libero che abbiamo avuto la scorsa estate e, nel frattempo, stavamo girando un video!
Parliamo di festival ora: Reading, Glastonbury e, ad aprile, Coachella.
I festival sono fantastici! Sai, sono molto diversi dai soliti concerti, qualsiasi cosa può andar storta: non fai il sound-check, semplicemente chiudi gli occhi e ti butti.
La cosa più folle è il backstage: i musicisti sembrano essere quelli più rilassati, perché l'unica cosa di cui devono preoccuparsi è salire sul palco e suonare quando viene detto loro, mentre tutti gli altri corrono come forsennati per trovare persone, posti, cibo e bevande... È interessante vedere tutta quella gente correre da una parte all'altra. Ed è anche divertente...
Abbiamo ancora un paio di minuti, così posso chiederti quali sono state le domande più stupide che ti abbiano mai fatto.
Niente di immensamente stupido... Contianuiamo a sentirci porre domande sui Joy Division, avviene di continuo e sta cominciando a essere irritante. (Sorride) È diventato un po' noioso perché ormai succede praticamente a ogni intervista, quindi grazie per non averne poste. Forse questo è il momento più irritante... No, aspetta! Qualcuno mi ha chiesto se preferisco i cani o i gatti... (ridiamo)
(Milano, 5 febbraio 2006)