Grenouille

Grenouille

Milano continua a bruciare!

intervista di Claudio Lancia

La scena alt-rock italiana sta attraversando un momento di buona creatività, con molte nuove band che si stanno affacciando prepotentemente alla ribalta. Ne abbiamo avuto l'ennesima conferma sabato 24 aprile, quando sul palco del Sottoscala Nove di Latina si sono esibite due eccellenti formazioni della recente nidiata nazionale: i romani Eva Mon Amour e i milanesi Grenouille, che pur esibendosi per primi, rappresentavano la maggiore attrattiva della serata.
L'esibizione dei Grenouille è stata vibrante e convincente, con i quattro brani del nuovo Ep "In Italia non si può fare la rivoluzione" perfettamente innestati nell'organizzazione live della band e in grado di indicare nuove direzioni rispetto alle sonorità tipicamente grunge che caratterizzavano l'album d'esordio "Saltando dentro al fuoco", pubblicato nel 2008.
Si parte subito con la traccia che dà il titolo al nuovo Ep, il tempo di studiarsi qualche minuto ed ecco che trova presto spazio "Saltando dentro al fuoco" il primo inno della band con la frase "Milano sta bruciando" in grado di diventare il loro vero e proprio proclama. "Il porno è la democrazia" è il brano che più degli altri traccia nuovi scenari musicali, mentre "La terza guerra mondiale" è puro Nirvana Style, e il pubblico apprezza
.
Il tempo di dedicarsi alla cover de Il Pan del Diavolo "I fiori" e arriva la straripante chiusura affidata a "Babilonia" che suggella quaranta minuti infuocati, con la band che si conferma musicalmente al crocevia fra il grunge di Cobain e Alice In Chains e le propensioni italo-rock dei Verdena.
Il quartetto è formato da Marco Bugatti (voce e chitarra), Giuseppe Magnelli (chitarra), Davide Borin (basso) e Andrea Caristo (batteria). Il concerto al Sottoscala Nove ha anche rappresentato l'occasione per conoscere meglio i quattro membri della band milanese.
Ecco il resoconto dell'interessante chiacchierata con il leader della band, Marco Bugatti, con il quale abbiamo parlato di musica, ma anche di letteratura, di politica, dei loro hobby e dello stato in cui versa la l'attuale scena alt-rock italiana.


Tanto per iniziare raccontaci il percorso professionale fin qui condotto dai Grenouille.
Il nostro gruppo nasce da un'idea mia e di Giuseppe Magnelli (l'altro chitarrista della formazione).
L'idea era dare vita a un gruppo rock che prendesse come ispirazione la scena alternativa italiana e il rock degli anni 90, con un occhio anche al punk di fine anni 70 e al post-punk di band come Pixies e Sonic Youth. Il nostro obiettivo era quello di riuscire a scrivere canzoni convincenti in lingua italiana e ci allenavamo nelle improvvisazioni noise in un localino storico dell'underground milanese, il Moonshine.
Facevamo un gran frastuono, all'inizio con due chitarre acustiche e addirittura senza microfono, io urlavo come un ossesso, facevamo alcune cover alternate ai primi pezzi nostri, che poi col tempo abbiamo abbandonato. Gradualmente ci siamo raffinati e con le prime canzoni convincenti abbiamo cominciato a suonare con Davide (Borin, il bassista) e il batterista di allora, Fabio Giussani.
Abbiamo registrato il nostro primo demo comprendente due tracce, che si è diffuso nell'ambiente musicale milanese, arrivando anche a Carlo Pastore e Davide Toffolo.
Dopo un secondo demo, alla batteria è entrato il nostro Andrea Caristo e, scritti gli ultimi pezzi, ci siamo buttati nella produzione del primo album "Saltando dentro al fuoco", con la allora neonata Via Audio Records. Dopo aver passato un anno e mezzo a presentarlo in locali e festival più o meno grandi, abbiamo deciso di fare un nuovo esperimento registrando tre pezzi che erano nati nel frattempo più una cover, in un modo nuovo, cercando un suono più particolare.

Prendete nome dal singolare protagonista di uno dei più fortunati cult-book di sempre: "Il profumo" di Patrick Suskind. Per alcuni aspetti è un personaggio profondamente poetico, ma nella parte finale del libro si macchia di efferati delitti. Cosa vi ha portato a scegliere il suo nome per la band?
Troviamo J.B. Grenouille un eroe romantico, ossessionato dalla propria passione e autodistruttivo. Tre elementi forti, tutti presenti nella poetica delle nostre canzoni, che molto spesso parlano di passioni o comportamenti portati all'estremo, situazioni limite o dipendenze. Inoltre era un artista, ossessionato dal suo obiettivo: creare l'odore delle passioni umane così da manipolarle e riuscire a ottenere l'amore degli uomini. Ricorda molto la situazione di chi si ostina a fare certa musica al giorno d'oggi.

C'è uno straordinario passo de "Il profumo" nel quale Suskind esprime l'irrinunciabilità dell'olfatto: ogni essere umano può sopravvivere senza guardare, senza poter ascoltare, senza possedere il gusto o il tatto, ma non potrebbe vivere senza respirare. Vita e profumi come due facce della stessa medaglia...
Penso che si possa dire lo stesso per le emozioni e i sogni. Tutte cose di cui la musica si nutre e delle quali nessuno potrebbe mai fare a meno.

Immagino che purtroppo non riusciate a vivere di sola musica. I quattro membri dei Grenouille affiancano altre attività professionali a quelle di musicisti?
Sì, certo. Io lavoro come collaboratore esterno per un call center, un'attività che mi consente molta elasticità di orari e quindi la possibilità di coltivare le mie passioni. Andrea lavora come commesso in una grande catena di articoli per il bricolage. Davide si sta laureando in Architettura e lavora in una sala prove. Giuseppe studia e insegna chitarra.

A parte la smisurata passione per i rispettivi strumenti musicali, coltivate hobby particolari?
Siamo tutti appassionati di cinema, ci piace leggere. Andrea è un tifoso sfegatato della Fiorentina. Io sto lavorando a una striscia a fumetti. A Giuseppe piace fare elettronica campionando gli effetti della sua chitarra. Davide ha una passione per la Vodka liscia. Senza ghiaccio.

Il vostro suono lo trovo un riuscito mix fra il disagio grunge (in particolare Nirvana e Alice In Chains) e l'urgenza rock dei nostri Verdena (che mutuano spesso suoni di evidente derivazione Motorpsycho). Sono assonanze volute, oppure il risultato finale della vostra ricerca sonora si sintonizza casualmente su queste frequenze?
Nirvana e Alice In Chains sono due dei gruppi che abbiamo ascoltato di più nel nostro periodo di formazione, quando eravamo ragazzi, assieme a Pearl Jam, Afterhours e Marlene Kuntz. Non a caso il nome del nostro gruppo è anche un riferimento a "Scentless Apprentice" un pezzo di "In Utero" nel quale Kurt Cobain parlava proprio di Grenouille. I Verdena invece non sono mai stati un nostro gruppo di riferimento, almeno per quanto mi riguarda. Piacciono molto ad Andrea, e anche Davide e Giuseppe li ascoltano, quindi immagino che in qualche modo possa essere presente qualcosa di loro nel nostro sound, ma lo ritengo più un fatto casuale o dovuto al fatto che ci ispiriamo in parte allo stesso genere musicale.

Non mancano nei vostri testi evidenti riferimenti all'immobilismo dell'attuale scena politica nazionale. Girando l'Italia per promuovere la vostra musica notate la persistenza del disinteresse dei giovani verso la politica, oppure qualcosa sta cambiando?
C'è disinteresse per la politica perché da anni qualcuno ha interesse a spostare l'attenzione pubblica dai problemi del paese e da quelli che dovrà affrontare la nostra generazione. Vent'anni di televisione commerciale e tangentopoli hanno creato sfiducia nella possibilità di poter contribuire in qualsiasi modo all'andamento della nostra comunità. Hanno acuito ancora di più il concetto fortemente italiano per il quale è giusto solamente curare il proprio tornaconto e quello della propria cerchia ristretta, in tutti i modi, più o meno leciti. Le ideologie politiche hanno perso di significato, si sta scivolando verso l'oblio di una democrazia autoritaria. I pochi che l'hanno capito sono molto preoccupati, la maggior parte se ne disinteressa.

A proposito di politica: desta impressione la scelta per l'immagine di copertina del vostro nuovo Ep: il disegno del bacio fra Breznev e Honecker, ripreso da un murales sul muro di Berlino. Non c'è nulla di sessualmente ambiguo in tutto questo: era un modo tradizionalmente usato nei paesi dell'est europeo per salutarsi. Visto oggi però pare riassumere in maniera sorprendente certe derive politico-sessuali dei nostri giorni.
La copertina è un riferimento alla nostra classe politica gerontocratica, intenta a curare esclusivamente i propri interessi, mantenendo il paese nell'immobilismo. In più il sesso è diventato merce di scambio nella politica di oggi tra politici e imprenditori. Sesso e denaro per concludere affari nella loro piccola cerchia ristretta di amici e conoscenti. Il muro di Berlino è stato il simbolo della guerra fredda, quella nella quale eravamo coinvolti anni fa, la stessa che ancora oggi viene utilizzata dalla destra come spauracchio per raccogliere voti. La minaccia del ritorno al comunismo mentre fanno affari con Putin. Ma anche quella che una certa sinistra nostalgica forse rimpiange ancora, sognando una anacronistica rivoluzione. Il muro di Berlino è caduto da un po', accettate di vivere nel presente e sarà più difficile farvi fregare.
In più, l'immagine scelta per la copertina dell'Ep è una provocazione nei confronti di una società omofoba come lo è quella italiana. Sono sicuro che un bacio appassionato fra due uomini (perché quello sembra se lo si guarda bene) farà storcere il naso a un bel po' di persone.

"In Italia non si può fare la rivoluzione" evidenzia in maniera eloquente le difficoltà esistenti nel nostro paese per chi cerca di fare un certo tipo di musica "alternativa". Vorrei approfondire l'argomento insieme a voi...
Per chi fa musica alternativa è dura perché manca l'interesse per il messaggio. La nuova frontiera della musica sono i reality show. I media cercano di catalizzare l'attenzione della gente costruendo personaggi a cui cercano di far affezionare il pubblico attraverso la rappresentazione televisiva della loro sofferenza. Una volta creato il personaggio, gli si fa fare un disco, possibilmente scrivendo a tavolino una canzone che gli vada a pennello, come un vestitino nuovo. Questo è il concetto di appartenenza a cui ci stanno abituando: contenuti schermati, veicolati, la mancanza di un messaggio originale, libero, soggettivo. Con la perdita degli ideali politici e sociali sta venendo a mancare il senso di appartenenza, anche nella musica. In più, la valanga di informazioni a cui siamo sottoposti sta in parte rendendo meno piacevole il gusto della scoperta. La cosa brutta è che, a volte, credi di trovare altre logiche e altre realtà in circuiti diversi e invece ti rendi conto che non è così quasi mai. Ognuno cerca di portarsi a casa i soldi, senza rischiare di appassionarsi troppo.

Sono in molti a rimpiangere la prima metà degli anni 90, quando si compose in Italia una scena alt-rock di vaste dimensioni. Afterhours, Marlene Kuntz, CSI, Almamegretta (giusto per fare i nomi più noti) iniziarono il proprio cammino proprio allora. A quasi vent'anni di distanza, esistono oggi secondo voi i presupposti per la creazione di una nuova scena alternativa importante in Italia?
Secondo me esistono eccome. In questi anni ho ascoltato gruppi che hanno tantissimo da dire, in particolare a Milano; abbiamo la fortuna di avere una scena catalizzata da locali come il Magnolia e il Tambourine. Lo scorso inverno al Leoncavallo è stato organizzato il "Miami Ancora", con tanti gruppi e cantautori che si sono alternati su ben quattro palchi. Non riuscivo a credere a quanta gente ci fosse: hanno completamente riempito il posto, che è davvero molto grande, fino al mattino. C'è questa piccola comunità, in parte formata dagli stessi musicisti e dalle piccole etichette, che ogni anno diventa sempre più grande e consente l'organizzazione di eventi di questo tipo, utilizzando il web come mezzo per fare autopromozione.

Nel sottobosco indie molte cose si stanno muovendo, io stesso ho avuto modo di incontrare nelle ultime settimane oltre a voi, anche Bud Spencer Blues Explosion e Amor Fou, altri due progetti davvero interessanti, e sono rimasto piacevolmente colpito. Eppure ho la sensazione che negli anni 90 ci fosse una maggiore sinergia fra musicisti e band diverse. Oggi ho la sensazione che ognuno tenda a coltivare il proprio giardinetto senza interessarsi della crescita complessiva del movimento, cosa che porterebbe indubbi benefici a tutti.
Non ho avuto la fortuna di vivere la scena degli anni 90 dall'interno, per cui non saprei fare un paragone con il momento attuale. Sicuramente oggi c'è una grossa tendenza a prendersi troppo sul serio e a curare i propri interessi. Fare musica costa tanto, nessuno ti fa sconti, devi saper fare tutto per riuscire ad emergere. Però ogni tanto nella mischia si incontra qualcuno che ha ancora passione e sentimento, e quella è una cosa che ti da tanta forza per andare avanti.

Con quali altre band italiane siete in contatto attualmente?
Arturo Fiesta Circo, Pan del Diavolo, Io?Drama.

Immagino che "In Italia non si può fare la rivoluzione" preluda a un nuovo album...
In realtà questo Ep rappresenta un lavoro di passaggio: un esperimento avente la finalità di cercare una nostra identità più matura e delineare l'apporto artistico di ogni singolo membro del gruppo.
Ai pezzi per il nuovo album cominceremo a lavorare in questi giorni, mentre suoniamo in giro l'Ep. Volevamo uno spettacolo più vario: eravamo stanchi di suonare per 45 minuti soltanto pezzi veloci. Perciò in questo lavoro ci sono due pezzi tranquilli, e soprattutto ci sono più suoni rispetto al disco precedente che, per come era stato registrato, suonava molto punk.
Avevamo bisogno di fare questa esperienza per poterci approcciare alla scrittura di pezzi nuovi, con uno stile nuovo. Dopo aver parlato di sociale, nel prossimo disco mi piacerebbe parlare di amore, chiaramente sempre in stile Grenouille, un amore tormentato infuocato e psicotico. Mi piacerebbe intitolare il disco "L'amore ai tempi del DSM". Cos'è il DSM però non ve lo dico...per il momento...

Il nome di qualche artista per il quale fareste carte false per collaborare.
Davide Toffolo, Io?Drama, Il Teatro degli Orrori.

Un quesito per così dire "geografico": parlate molto di Milano nelle vostre canzoni. La cosa mi fa pensare molto agli Afterhours. Come mai Milano è così presente nelle canzoni degli artisti milanesi? Per le band romane, ad esempio, la cosa è decisamente meno frequente.
Perché Milano ha un fascino maledetto. Milano è amata e odiata, moderna e vintage, santa e puttana. E' una città talmente strana e folle che non può non suscitare infinite emozioni in chi riesce a percepirla. E' come se diventasse la tua amante, la tua complice; ti fa soffrire e ti fa sognare. Può essere la tua opportunità oppure può sfregiarti l'anima, rigarti come fossi un disco. Chi riesce a scenderci a patti non può che celebrarla come un grande amore tormentato.
Una delle mie canzoni preferite di Enzo Jannacci parla di un ragazzino meridionale che arriva a Milano a due o tre anni con il padre, fatto su come un fagotto, contrappeso di una valigia di cartone, e appena vede questa grande città, le case, le macchine, la gente, i ragazzini che corrono, se ne innamora per sempre e si porterà per sempre quelle immagini nel cuore. E la musica esprime appieno quella sensazione che ti gonfia il petto. Milano coi suoi navigli, i tram, il centro e le periferie fa questo effetto. Guardate l'ultimo film di Salvatores, oppure provate ad ascoltare "Pioggia di Novembre" di Vinicio Capossela e capirete cos'è Milano.

Discografia
 

GRENOUILLE:

 

Saltando dentro al fuoco (Via Audio Records, 2008)

7

 In Italia non si può fare la rivoluzione (Ep, Via Audio Records, 2010)

6,5

Il mondo libero (M S B, 2012)

7

   
   
 MARCO BUGATTI: 
 Romantico (autoprodotto, 2016)

6

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Recensioni

MARCO BUGATTI

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GRENOUILLE

In Italia non si può fare la rivoluzione

(2010 - Via Audio Records)
Dopo il brillante esordio di "Saltando dentro al fuoco", Bugatti e soci sfornano quattro tracce ..

GRENOUILLE

Saltando dentro al fuoco

(2008 - Via Audio Records)
un nuovo Ep ci fornisce lo spunto per tornare a parlare dell'esordio del quartetto milanese