04/07/2015

Niccolò Fabi

Piazza Giacomo Leopardi, Recanati (Mc)


"Benvenuto il luogo dove tutti i poeti sono nati a Recanati". Non ce la fa proprio a non omaggiare - citando Gaber - quella figura marmorea che svetta di spalle di fronte a lui.
Del resto, non c'è mestiere che tenga. Chi può non sentire il peso di una piazza che porta un nome come quello di Giacomo Leopardi, nella notte che inaugura la rassegna culturale di Lunaria? Sicuramente non Niccolò Fabi, uno che fa del connubio tra musica e poesia un tratto distintivo. Un matrimonio tra arti storicamente caro al "giovane favoloso" dell’Ottocento.

Il cantautore romano affronta quindi il fardello della storia che stasera lo vuole come ospite, con l’amabile umiltà dei suoi modi. Un artista che sa esprimere emozioni e stati d’animo intensi e vividi, talmente forti che in mani maldestre diverrebbero quasi violenti. Ma lui, il buon Niccolò, conferma anche dal vivo la delicatezza e modestia con la quale trasmette la sua esperienza di vita ai 5.000 che colmano la piazza, ammassati ai piedi del grande poeta.

Per ogni impresa serve un asso nella manica, e stasera tocca agli Gnu Quartet, poker di archi e flauto che accompagna le sue melodie, arricchendo gli arrangiamenti dei brani proposti. Le buone impressioni avute nella comparsata di poche settimane prima, in occasione delle serate di Musicultura nell'Arena Sferisterio di Macerata, vengono qui confermate con una scaletta in verità piuttosto prevedibile ma ben assortita, dal ritmo di “Oriente” e “Una Buona Idea” ai momenti più rarefatti di “È non è”.

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“Non riesco nemmeno a immaginare quanti stati di animo ci sono qui stasera, noi suoniamo per tutti, ognuno di voi prenderà quello di cui ha bisogno”, confessa Niccolò, a conferma di come viva la sua musica come una proposta da gentlemen, piuttosto che un'imposizione superba.
E’ quindi così che l’intollerabile tragedia a cui fa riferimento “Ecco” - arrivata all’indomani del suo anniversario - viene affrontata con pacatezza, libera da effetti speciali o patetismi troppo facili. Trucchi del mestiere inutili a chi conosce bene le strade che portano con discrezione all'animo dello spettatore.
E' qui che gli Gnu Quartet sanno dare con efficacia il loro contributo: aggiungendo senza appesantire, esaltando il timbro serafico di Niccolò, caricando di pathos i punti salienti, mai barocchi o fuori misura. L’unione delle due componenti è perfetta nell’introspettiva “Solo un Uomo” e soprattutto in “Costruire”, dove per un istante l'asintotica perfezione a cui il brano fa allusione sembrerebbe quasi raggiungibile.

Per il resto, l’entusiasmo con il quale vengono accolte la “Canzone di Anna”, “Giovanni sulla Terra” e “L’amore non esiste” dimostra nuovamente il successo di pubblico de “Il Padrone della Festa”, con ovazioni che partono spontanee al solo nominare i compagni di avventura Gazzé e Silvestri.
“Ma è il finale di certo il più teatrale”, tanto per continuare a citare “Costruire”, e quindi “Lasciarsi un Giorno a Roma”, “Fuori o Dentro” e “Lindbergh” - ammirato omaggio a Ivano Fossati - chiudono in bellezza uno spettacolo di quasi due ore, filato via in un soffio.

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Niccolò saluta tutti, grato e gentile. Compresi gli spettatori occasionali, quelli che si fermano per un momento, buttando un orecchio allo spettacolo nel mezzo di una passeggiata estiva. Anche quelli che esclameranno, come sottolinea autoironicamente, “Fabi… ma chi, quello de ‘I capelli'?”.
Ma soprattutto saluta lui, “Giacomino”, silenziosa star della serata: “Che emozione, che prestigio e che responsabilità suonare in questa piazza, meno male che lui è girato… “.
Peccato che non possa applaudire.

Contributi fotografici di Augusto Pieristé



Setlist

  1. Oriente
  2. Offeso
  3. E non è
  4. Una Buona Idea
  5. Negozio di Antiquariato
  6. Ecco
  7. Canzone di Anna
  8. Giovanni sulla Terra
  9. L’Amore non Esiste
  10. Solo un Uomo
  11. Costruire
  12. Vento d’Estate
  13. Lontano da Me
  14. La Mia Promessa
  15. Lasciarsi un Giorno a Roma
  16. Fuori o Dentro
  17. Lindbergh

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