Il concerto di
Franco Battiato nella scenografica Arena di Verona, registrato nell'estate del 1982. Una galleria musicale di grandi successi che Rai Cultura propone domani, mercoledì 26 giugno, alle 22.10 su Rai5. Battiato porta in scena una scaletta entrata nella memoria collettiva della nazione - da "L'era del cinghiale bianco" a "Cucurucucù", da "Centro di gravità permanente" a "Bandiera bianca" - intrattenendo con il pubblico una vivace conversazione tra un brano e l'altro.
Il cantautore siciliano, all'epoca, era reduce dalla trionfale pubblicazione del suo bestseller "
La voce del padrone", frutto di un percorso intrapreso fin dall’inizio degli
anni 70: dopo sette dischi elettronici e sperimentali, Battiato aveva virato verso il pop nel 1979 con "L’era del cinghiale bianco" e poi, l’anno seguente con "Patriots". Seppur ottimi, questi due dischi non possiedevano ancora quella compattezza, semplicità, limpidezza che consentiranno poi al maestro di Jonia di sfondare definitivamente.
Musicalmente, "
La voce del padrone" si presenta come "pop", ma riaggiornato con spruzzate di quello che la scena musicale degli anni precedenti aveva prodotto, dal punk all’elettronica, dalla
new wave fino alle trovate "classicheggianti" dovute in gran parte alla collaborazione stretta con il maestro Giusto Pio, autore delle musiche insieme allo stesso Battiato. I testi sono un geniale
pastiche di letteratura, musica, pubblicità, politica, filosofia, religione… e non ci è dato sapere fino a che punto si tratti di puro
nonsense o di sapienti accostamenti. Certo è che Battiato non ha paura a mischiare citazionismo alto e basso: dai "Minima moralia" di Adorno (che in "Bandiera bianca" diventano "Immoralia") ai "Figli delle stelle" di
Alan Sorrenti, dal "Cantami o diva" a "Il mondo è grigio/ il mondo è blu", di Nicola di Bari.
La critica sociale è spietata e alcuni testi, letti oggi, anticipano lucidamente e clamorosamente gli anni 80, cosiddetti del "riflusso", con il rampantismo, la crisi delle ideologie e la rincorsa al denaro e al benessere ("Siamo figli delle stelle/ pronipoti di sua maestà il denaro"): d’altronde lo sventolio della bandiera bianca dell’omonima canzone (anch’essa una citazione, dall’ "Ode a Venezia" di Arnaldo Fusinato, del 1849) non è altro che un segno di resa da parte del cantautore nei confronti della società, qualcosa di simile alla metafora del ritorno del "cinghiale bianco" di un paio di album anteriore. E’ grazie a questo mix che Battiato scala le classifiche, ma convince anche la critica, gettando le basi per il successo della sua intera carriera.