In passato, i compilatori delle classifiche americane hanno avuto più di qualche problema con la catalogazione della sfuggente musica nera. Rhythm and blues? Soul? Semplicemente "black music"? Bisogna accontentarsi di un colore per definire la musica con cui gli Earth, Wind & Fire si sono catapultati di prepotenza nelle classifiche di vendita della seconda metà degli anni Settanta. I loro più grandi successi sono stati raccolti di recente in una nuova compilation della Columbia, l'etichetta che ospitò la band negli anni fondamentali della sua storia.
Gli Earth, Wind & Fire vengono citati come esempio, con i Kool & The Gang per definire il funk più popolare. Eppure uno dei loro maggiori successi, "Boogie Wonderland", si trova ancora nelle piste da ballo durante i vari revival della disco music. E nelle loro ballate, dalle armonizzazioni vocali di origine gospel, straripa il soul.
Il segreto di una visione così ampia della musica nera è da ricercare nella lunga carriera di Maurice White, il leader indiscusso della band, amante dell'Egitto e in generale della "Madre Africa" (lo testimoniano anche le "faraoniche" copertine degli album). Batterista jazz e poi produttore di successo, White formò nel 1969, con il fratello Verdine, The Alty Peppers, poi diventati Earth, Wind & Fire. Ma la band decollò solamente nel 1972, quando si unì alla formazione il ventunenne Philip Bailey, con il suo inconfondibile falsetto.
La musica della band unisce l'anima della black-music e la tenerezza del soul a sprazzi di pop elettronico. Il risultato è una miscela esplosiva di suoni e ritmo, che impazza nelle discoteche di mezzo mondo. Per una decina di anni, è una lunga serie di hit, come "September", "Fantasy", "After The Love Has Gone", "Let's Groove".
Poi, dal 1983, si cominciano a intravedere i primi segni di stanchezza nel 1983. Da allora il gruppo si riunisce solo occasionalmente, quando Bailey e White non sono impegnati con i rispettivi progetti solistici, a volte tentando con scarsi risultati la carta dell'hip-hop (il deludente Heritage del 1990), più spesso abbandonandosi senza vergogna alle vecchie sonorità, come in In The Name Of Love del 1997.
Il revival può lasciare indifferenti, ma gli Earth, Wind & Fire continuano a essere fonte di ispirazione per hip hop e house music. Non a caso, la raccolta dal titolo lapidario di The Ultimate Collection, contiene tre remix. E' bastata solamente una spolverata per aggiornare il tutto. Il più era già fatto.
Gli sporadici ritorni nel 2003 con il nostalgico The Promise e due anni dopo con il neosoul patinato di Illumination alimentano solo i rimpianti per il sound dei tempi d'oro.