Kol Simcha

Kol Simcha

Un boom a ritmo di klezmer

L'exploit del quintetto svizzero dei Kol Simcha, reduci da una trionfale tournée europea, è l'ultimo caso. La musica klezmer, nata nei villaggi ebraici dell'Europa orientale e poi contaminatasi in America con jazz e blues, sta conquistando il mondo. Grazie a una miscela di suoni contagiosi

di Mirella Caveggia

Una storia mai scritta, quella della musica klezmer (dalle radici ebraiche "kli" e "zemer", che unite significano "strumento del canto"). Eppure la sua tradizione, che affonda le radici nella cultura ebraica dell'Europa dell'Est, è secolare, molto più antica del nome, comparso per la prima volta negli Stati Uniti venticinque anni fa. Fino alla seconda guerra mondiale, aveva il suo centro vitale nei "schtetel", villaggi di cultura ebraica disseminati tra Polonia, Romania, Slovacchia, Ungheria e Lituania. Le composizioni, ispirate alle danze e alle canzoni popolari, erano eseguite da piccoli complessi di musicisti di umile origine, che le facevano risuonare nelle taverne, nelle strade, e le portavano nelle case, anche le più ricche, dove si celebrava un matrimonio. Quel canto che si effondeva solo attraverso gli strumenti - un misto di gioia sfrenata e di malinconia struggente, di ebbrezza e di meditazione - allietava la festa e, quando il ritmo non si faceva troppo parossistico, assecondava le danze. La tradizione dei complessini vaganti scomparve con tutta la cultura ebraica negli anni della tragedia che investì un intero popolo.

Per molti anni tacque la musica klezmer, che in Europa venne considerata morta dopo il 1945. Ma chi si era sottratto alle persecuzioni ne ha mantenuto viva la fiamma. Così, in anni più recenti, la musica popolare ebraica dell'Est europeo è rinata dalle sue ceneri, soprattutto negli Stati Uniti, ed era naturale che quell'espressione di una minoranza, già influenzata dai canti tradizionali della sinagoga, dalle canzoni yiddish e chassidi, dal folklore delle regioni e dalla musica leggera o tzigana, si fondesse con quella di un'altra minoranza, il blues e il jazz dei neri. Oggi in America il genere è assai diffuso, in Europa ha una popolarità notevole, in Italia è ancora in penombra. Va dunque riconosciuto il merito del Folk Club di Torino che nella sua agenda ha inserito per la seconda volta il quintetto svizzero dei Kol Simcha, creatori strepitosi della musica klezmer del nostro tempo. Un mondo sonoro in cui si fondono a meraviglia le diverse influenze esercitate sui cinque musicisti dal jazz americano, dalla musica balcanica alla Goran Bregovic, dalle melodie mediterranee e dai ritmi sensuali del Medio Oriente. Risposta europea agli analoghi complessi statunitensi, hanno segnato una tappa importante nella diffusione di questo genere musicale, che si andava sempre più affermando nei gusti del pubblico.

Questi sono i loro nomi: Michael Heitzler e Daniel Fricker, rispettivamente al clarinetto e al contrabbasso, strumenti-base della musica klezmer, Oliver Truand al pianoforte, David Klein alla batteria e Roman Gasler al flauto traverso. Devono avere esordito senza sfondare, secondo il racconto di David Klein, il batterista che intrattiene con molto spirito gli spettatori. Riferisce che una volta, anni fa si erano trovati in Irlanda a suonare in una piazza davanti a pochissimi spettatori. Fra questi, un gruppetto sparuto sembrava molto entusiasta. Credevano di aver conquistato il pubblico locale, ma si trattava di turisti italiani. Vero o no che sia il fatto, le cose sono cambiate negli ultimi cinque-sei anni con un successo in continua ascesa: riconoscimenti e premi internazionali, il tutto esaurito nei grandi teatri, dal Carnegie Hall di New York all'Operahouse di Zurigo al Westens di Berlino, standing ovation nei festival mondiali, un Oscar per la colonna sonora del film di Link "Beyond the silence", fino all'inserimento entusiasmante nelle grandi orchestre tradizionali, come quelle di Losanna, Friburgo, Nizza, Dusseldorf, dove le loro composizioni, suonate di solito in quintetto, non si oppongono all'organico orchestrale, ma si integrano con le mescolanze più ardite e i colori più smaglianti.

Ovunque un trionfo. Sir Yehudi Menuhin, il grande violinista, parlando d loro si è espresso così: "Un complesso animato dalla gioia contagiosa di far musica, degno di tutti i superlativi. Si vale di un repertorio essenzialmente di propria creazione, che nella continuità della tradizione apre una strada verso l'avvenire". I cinque artisti, infatti, hanno creato uno stile senza eguali (per timbro e per ritmo) che, differenziandosi dagli arrangiamenti di dixieland delle orchestre klezmer americane, amalgama le improvvisazioni del jazz con le qualità e le suggestioni culturali confluite in questa espressione della sensibilità musicale ebraica. E' nato così il concetto di "klezmer contemporaneo", esaltato anche dalle composizioni originali del flautista Niki reiser e del pianista Olivier Truand. Due di queste, "Pentimento" e "Passeggiata a Gersualemme", inserite nelle scalette dei loro concerti, si rivelano eccezionali per le suggestioni del timbro e per il ritmo, raccogliendo applausi su applausi.

Crazy Freilach (Klaves, 1996), Klezmer Soul (World Class, 1997) e Traditional Jewish Music (Itm, 1999) i loro lavori più suggestivi.

Kol Simcha

Discografia

Voice Of Joy (World Class, 1994)
Crazy Freilach (Klaves, 1996)
Klezmer Soul (World Class, 1997)
Traditional Jewish Music (Itm, 1999)
Pietra miliare
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