Gli Afterhours del dopo “Hai paura del buio?” erano dei miracolati. Dopo il mezzo flop di “Germi” (album che sarà adeguatamente rivalutato soltanto a posteriori), quello era il fatidico disco della verità: sopravvivere o morire. Il fato sorrise alla band milanese, grazie ad un pugno di canzoni decisamente riuscite.
Il tour che ne seguì, incrementò notevolmente la fama di Manuel Agnelli e compagnia, oramai assurti al ruolo di protagonisti assoluti del rock alternativo italiano nella seconda metà degli anni 90.
“Non è per sempre” è il quinto album degli Afterhours, il terzo cantato in italiano, e sancì delle grosse conferme attorno al gruppo, forte di una line up stabilizzata intorno alle figure di Agnelli (voce e chitarra), Xabier Iriondo (chitarra), Giorgio Prette (batteria) e Andrea Viti (basso), ai quali si affiancò il violinista Dario Ciffo.
Rispetto ai lavori precedenti, le caratteristiche principali risiedono dal punto di vista testuale in un utilizzo meno spinto della tecnica del cut-up, mentre dal punto di vista musicale le atmosfere si fanno più pop oriented rispetto al passato, soprattutto in alcune tracce quali la title track, “Tutto fa un po’ male”, “Baby fiducia” e “Bianca”, che diventeranno presto dei classici nel repertorio degli Afterhours, e che confermeranno la capacità di Manuel nello scrivere anche brani accattivanti e furbetti.
La rabbia interiore non tarda ad emergere in “Le verità che ricordavo” e “Non si esce vivi dagli anni 80”, i nuovi inni da dare in pasto ai fan durante i concerti, poesia sopraffina ammanta tracce come “Oceano di gomma”, le psicosi metropolitane sanciscono l’incipit dell’album in “Milano Circonvallazione Esterna”.
Ma i tre minuti che spiccano sul resto per pregevolezza e singolarità sono senz’altro quelli de “L’estate”, dove furore noise e melodia sopraffina si sposano in maniera tanto rara quanto perfetta con un testo morbosamente sensuale.
“Non è per sempre” resterà per molti versi nella memoria come un disco di transizione, incastonato e costretto fra due perle come “Hai paura del buio?” e “Quello che non c’e’”, ma sarà sempre uno dei più amati dai fan della prima ora.
Un lavoro che contiene i germi di un sofferto divorzio, quello fra Manuel e Xabier, il quale presto abbandonerà la partita per seguire progetti maggiormente orientati verso sperimentazione e avanguardismo. In futuro le strade torneranno a ricongiungersi, ma queste saranno altre storie, altri tour, altri dischi da raccontare.
14/01/2015