Abbiamo incontrato Xabier Iriondo a margine delle performance del Damo Suzuki's Network, quattro date in Italia del progetto itinerante ideato dall'ex cantante dei Can, che lungo la nostra penisola si è esibito a gennaio 2011 con Iriondo alle chitarre, Manuel Agnelli alle tastiere, Enrico Gabrielli ai fiati e Cristiano Calcagnile alla batteria.
Ne approfittiamo per ripercorrere le tappe salienti del percorso artistico di Xabier: non solo Afterhours, ma anche Six Minute War Madness, A Short Apnea, Uncode Duello e decine di altri progetti vissuti in veste di musicista o di produttore. E poi le sensazioni vissute nell'esperienza con Suzuki e il coraggioso progetto Sound Metak, un negozio-laboratorio che è diventato rapidamente un culto dell'underground milanese.
Xabier, non era la prima volta che ti esibivi con Suzuki: un'esperienza diversa dall'usuale. Quanta percentuale di vera improvvisazione c'è in queste performance, e fino a che punto esiste una sorta di canovaccio preventivamente concordato ?
Ho suonato con Damo Suzuki circa 30 volte, ed ogni concerto è stata un'esperienza unica e irripetibile. Si improvvisa nel senso reale del termine, senza decidere nulla prima di salire sul palco.
Damo sulla base di cosa seleziona i musicisti dai quali farsi accompagnare? Può anche capitare che qualcuno si proponga a lui?
Damo non sceglie, sono gli altri che hanno scelto lui!
Il "Never Ending Tour", che va avanti oramai da diversi anni, è gestito in maniera molto semplice. Damo viene contattato da musicisti che vogliono suonare con lui, negli spazi più disparati (club, teatri, musei, gallerie, e così via) in molte parti del mondo, non solo Europa e Stati Uniti, ma anche Canada, Sud America, Giappone, Oceania, Russia, un po' ovunque. Avere circa quattromila sound-carriers in giro per il mondo e avere vissuto esperienze diverse in ogni momento, lo hanno portato ad avere una conoscenza dell'animo umano e artistico unica e personale.
Sul palco erano evidenti gli sguardi di grande intesa fra te e Manuel: sta rinascendo un amore?
Penso di avere sempre avuto una grande intesa musicale con Manuel, lo stesso vale per Cristiano (Calcagnile, il batterista, n.d.r.), con il quale suono da diversi anni assieme in tanti progetti. La vera sorpresa di questo tour per me è stata l'ottima intesa che ho trovato con Enrico Gabrielli, con il quale avevo suonato in passato soltanto in un paio di occasioni.
La scorsa estate sei stato in tour con gli Afterhours in veste di grande attrazione aggiunta. Per l'occasione sei tornato ad acconciarti come ai tempi di "Germi". Mi pare che a conti fatti sia stato un esperimento riuscitissimo...
Ai tempi di "Germi" suonavo dal vivo indossando un vestito da donna firmato da Enrico Coveri. Nel tour della scorsa estate con gli Afterhours l'unica mia somiglianza, in termini di look, con quel periodo è stata l'acconciatura dei miei capelli.
Raccontaci tu e Manuel come vi siete incontrati, e se esiste un aneddoto di quegli anni al quale sei particolarmente legato.
Nel periodo 1988/1989 vidi dei concerti degli Afterhours che mi colpirono enormemente. Divennero il mio gruppo preferito, insieme ai Ritmo Tribale e ai Carnival Of Fools.
Conobbi Paolo Cantù, fondatore degli Afterhours insieme a Manuel, attraverso alcuni amici comuni (in particolare Massimo Marini, bassista dei Six Minute War Madness, ora cantante de I Figli di Madre Ignota) ad un concerto dei Beasts of Bourbon al Bloom di Mezzago. Paolo poi mi presentò Manuel, il quale mi chiese se volevo fare un provino con gli Afterhours, in quanto stavano cercando un nuovo chitarrista. La line-up della band era in fase di profonda ristrutturazione: Paolo Cantù, Roberto Girardi e Lorenzo Olgiati, rispettivamente chitarra, batteria e basso, se ne erano andati dopo la registrazione dell'album "During Christine's Sleep".
Feci il provino... e andò bene!
Sei sempre stato l'anima sperimentale della band, tutti ritengono che i migliori riff e tutte le cose più particolari siano stati frutto del tuo ingegno.
Mah, la trovo un'affermazione semplicistica, sulla quale non me la sento di concordare. Comunque ognuno è libero di ritenere ed immaginare ciò che preferisce...
A un certo punto però il giocattolo si rompe...
Semplicemente volevo tempo e spazio da dedicare a me stesso, sia in termini musicali che personali.
Toglici una curiosità: il titolo dell'album (e del brano) "Quello che non c'è" è un omaggio alla tua assenza ?
Devi chiederlo a Manuel e Giorgio (Prette, batterista e membro storico degli Afterhours, n.d.r.): io non suonavo più con gli Afterhours in quel periodo.
In contemporanea portavi avanti i Six Minute War Madness, band fondamentale in quei rigogliosi anni 90 italiani.
Federico Ciappini alla voce, Paolo Cantù alla chitarra, Massimo Marini al basso, Daniele Missirlyan alla batteria (poi sostituito da Daniele "Jack" Fontana) ed il sottoscritto. Un percorso durato dal 1992 al 2000.
Coadiuvati sin dall'inizio da Fabio Magistrali che in studio di registrazione ci fece crescere musicalmente ed umanamente.
I Massimo Volume sono ritornati insieme, gli One Dimensional Man stanno ultimando un nuovo disco, pare sia partito una sorta di riflusso degli anni 90: anche i SMWM potrebbero riservarci qualche gradita sorpresa ?
Nel 2010 con i Six Minute War Madness abbiamo ristampato l'ultimo disco, "Full Fathom Six", che Santeria/Audioglobe pubblicò nel 2000.
In questa nuova edizione (ottimamente recensita da queste parti, n.d.r.) è stato aggiunto un secondo cd contenente inediti e live radiofonici del periodo 1992-2000. Il 9 marzo 2010 abbiamo presentato questa ristampa con un ultimo concerto tenuto al Bloom di Mezzago.
Dopo i Six Minute War Madness venne il momento di A Short Apnea e Uncode Duello...
Il progetto A Short Apnea (Paolo Cantù, Fabio Magistrali e io) è stata la naturale conseguenza della frequentazione in studio di registrazione che Paolo, Fabio ed io abbiamo avuto.
Un trio di amici che suonano senza confini di genere, cinque cd pubblicati, dei quali uno ("Just Arrived", edito nel 2004) realizzato insieme ai Gorge Trio, e alcune decine di concerti fatti in Italia e nella ex-Yugoslavia.
Uncode Duello è un duo, allargato ad altri musicisti nei primi due cd.
La naturale prosecuzione di A Short Apnea, dopo che Fabio decise di smettere di suonare con noi. Un duello senza codici, scarno, primitivo, che si svolge tra me e Paolo Cantù. Nel 2011 compiamo diciannove anni di musica e amicizia insieme.
Oggi nel mondo musicale nazionale sei considerato uno degli sperimentatori più autorevoli. Il tuo sodalizio con Mirko Spino (Wallace) ti ha assicurato un canale per progetti avanguardistici e produzioni fuori dagli schemi.
Parlaci di qualche tuo progetto-collaborazione-produzione che è rimasto un po' più nell'ombra...
Ne scelgo tre:
- "Your Very Eyes" (2008) è un cd che hanno coprodotto Wallace, Amirani e Phonometak Xabier Iriondo e Gianni Mimmo (sax soprano e amico meraviglioso) registrati in una chiesa paleocristiana all'interno dei Sassi di Matera. Un salmo laico ottenuto attraverso i nostri strumenti, la conformazione del luogo, scavato interamente dall'uomo nel tufo, e la speciale atmosfera che si creò in quel momento;
- EAReNOW - "Eclipse" (2009), un trio composto da me, Alberto Morelli e Paolo Cantù, pubblicato da Wallace, Amirani, Phonometak e ReR (l'etichetta di Chris Cutler, batterista di Henry Cow e di mille altri progetti art-rock). Si tratta di un lavoro contenente atmosfere suggestive create con strumenti inusuali. Una musica originale e personale realizzata anche grazie al contributo di altri musicisti, Cristiano Calcagnile e Gianni Mimmo in primis. Un viaggio che spazia dal folk, al progressive, all'avanguardia europea;
- Tasaday - "In attesa, nel labirinto" (2004). I Tasaday, attivi sin dal 1981, sono state una delle prime band italiane di musica industriale. In questo disco (in aggiunta alla formazione originale ci siamo io e Daniele Malavasi, batterista dei R.U.N.I.) si spazia dalla No-Wave all'industrial, dall'ambient all'elettronica. Lunga vita ai Tasaday!
Fra le cose più recenti abbiamo apprezzato gli sperimentalismi firmati Shipwreck Bag Show, sonorità che vanno comunque a occupare una nicchia forse troppo ristretta...
A me e Roberto Bertacchini, già batterista degli Starfuckers, non interessa accomodarci in poltrone rilassanti e riposanti, quelle che quasi tutti amano. Preferiamo sedute strette e scomode, scriviamo brani che contengono formule primitive ed al tempo stesso modernissime, testi personalissimi abbinati a batterie asincrone ed a strumenti a corda taglienti e devastanti.
Al contrario di quanto accaduto a Manuel, non ti sei disamorato della produzione...
Registro e miscelo i suoni di quasi tutti i progetti musicali che mi coinvolgono, amo avere un controllo diretto su ciò che faccio. Proprio in questi giorni sto producendo il nuovo disco dei Bancale, band della provincia bergamasca che canta e suona un blues per gli ultimi giorni di questo mondo.
La scena indipendente nazionale sta attraversando un momento di grande vitalità: quali artisti ti piacciono di più, e su quali emergenti oggi saresti pronto a scommettere ?
Guarda, in tutta sincerità non mi piacciono le scommesse, non ne ho mai fatta una. In Italia ci sono molte realtà interessanti. Più queste realtà cercheranno una strada personale (che sia pop o electro-clash poco importa) più riusciranno a portare avanti la propria musica ed a diffonderla.
Passiamo sul fronte internazionale: cosa stai ascoltando, e quali dischi ti hanno maggiormente colpito negli ultimi mesi ?
Da un po' di anni ascolto musiche lontane, in senso sia geografico che storico. Ecco un paio di esempi di ascolti gratificanti eseguiti negli ultimi mesi:
- "Haiti Recordings" di Alan Lomax, si tratta di field recordings realizzate negli anni 30 del Novecento;
- "Goodbye Babylon", registrazioni di gospel music che vanno dai primi del 1900 al 1950.
Fra i tanti demo che ricevi, ogni tanto ti capita di incuriosirti su qualche proposta e di decidere di contattare qualche musicista ?
Cerco di ascoltare tutto il materiale che ricevo. Talvolta si accumula, se è un periodo nel quale sono molto impegnato. Capita di contattare qualcuno, assolutamente si, è successo parecchie volte.
Il tuo impegno ti ha condotto nel 2005 ad aprire un negozio diventato un vero e proprio culto nell'underground milanese (e non solo milanese): Sound Metak. A dicembre ha chiuso i battenti ed ora le vendite proseguiranno esclusivamente on line. Parlaci di questa esperienza...
Ho aperto il mio negozio-laboratorio nel 2005, sapendo che dopo cinque anni l'avrei chiuso. Questa mia prematura decisione va intesa come una necessità, per non rimanere schiavo del ruolo di commerciante-negoziante, e per portare questa esperienza altrove. Non più in un luogo fisico determinato, ma lì dove modalità e spazi me lo avrebbero consentito (il web, ad esempio, n.d.r.).
Il 16 ottobre 2005 prese vita Sound Metak: un'idea, un sogno, un altro modo per poter concretizzare quello che da sempre è il mio modo di "sentire" la musica. Racchiudere e conservare gli albori delle forme e delle tecniche musicali, per raggiungere le odierne espressioni d'avanguardia e le sperimentazioni artistiche contemporanee. Sound Metak è stato un negozio con un'attitudine artigianale nel proporre oggetti, articoli, strumenti ed iniziative.
Un luogo, uno spazio, dove poter custodire, tenere insieme (metak significa covone di paglia) oggetti, articoli, strumenti, al fine di condividerli con persone che intendono/sentono allo stesso modo la mia passione per la musica e l'arte in genere. In questo spazio-contenitore Sound Metak è stato anche propulsore di idee a carattere artistico / culturale: installazioni, performance, concerti, mostre, seminari.
Tenere in vita questo genere di attività è oramai diventata un'impresa eroica. Penso anche a numerosi negozi di dischi storici, sia in Italia che all'estero, che hanno abbassato le serrande per sempre.
Sì, ma ti ripeto, nel mio caso la situazione è stata un po' diversa, è stata pianificata in un certo modo. Ho chiuso il mio negozio in senso fisico perché così avevo già deciso cinque anni fa, all'inizio dell'avventura. Non volevo che questa bella esperienza diventasse una schiavitù.
Un vero laboratorio di idee e iniziative: fissiamone in rapida successione almeno le fondamentali.
In questo lustro Sound Metak:
- ha trattato e venduto articoli musicali che in Italia non commercializza nessuno (o quasi);
- ha ospitato più di 130 artisti che si sono esibiti in performance tenutesi quasi tutti i sabati, aperte gratuitamente al pubblico;
- ha co-prodotto una serie di vinili sotto il nome di Phonometak Lab. Fra i nomi coinvolti vanno citati almeno Zu, Iceburn, Mats Gustafsson, Paolo Angeli, Ovo, Sinistri, Damo Suzuki, Talibam, Jealousy Party, Gianni Gebbia, Miss Massive Snowflake, On Fillmore, Scarnella;
- ha co-prodotto alcuni cd nei quali sono coinvolto come musicista (Your Very Eyes con Gianni Mimmo, EAReNOW con Paolo Cantù e Alberto Morelli, The Shipwreck Bag Show con Roberto Bertacchini);
- ha co-ideato, co-prodotto (insieme a T-Pedals) e venduto pedali per chitarra elettrica (metak fuzztron, metak boost) unici nel loro genere.
Cinque anni fa mi resi conto che a Milano non vi erano spazi, negozi o laboratori dove gli artisti potessero proporre concerti, show-case e performance, liberi da condizionamenti di genere e svincolati dalle mode. Sound Metak poteva essere un progetto pioniere in questo senso, con le sue due vetrine che si affacciano su una piazza a fare da palcoscenico. Come una scintilla, per accendere la voglia tra i commercianti (e non solo) di aprire i propri spazi alla musica, all'arte, alla cultura. Per me questo negozio-laboratorio è stato soprattutto un luogo di incontro di idee.
Che tipo di clientela ha avuto nel tempo Sound Metak?
C'è stata nel tempo un'eterogeneità nella composizione della clientela: da artisti mainstream quali Antonella Ruggiero, Eugenio Finardi, Mauro Pagani, Afterhours, Negramaro, Le Vibrazioni, a giovani musicisti alle prime armi.
A questo si è affiancata l'eterogeneità dei performer: Damo Suzuki, Paolo Tofani, Steve Piccolo, Wu Fei, Gianni Gebbia, Gak Sato, Vincenzo Vasi, Gianni Mimmo, Shane De Leon, Lombroso, Fuzz Orchestra, Comaneci, giusto per citarne una dozzina tra i tanti che hanno scelto di venire a suonare gratuitamente nel mio spazio. Il confronto e lo scambio di idee e riflessioni con loro mi ha dato la possibilità di crescere come persona e come musicista, di vedere al di là degli stretti generi che il mercato musicale crea e offre, di capire quanto chiunque possa offrire una vetrina, uno spazio, un contenitore nel quale la cultura, scevra dai soliti schemi e preconcetti, possa vivere.
Vorrei approfondire il discorso sull'effettistica per chitarra. Mi dicevi che molti pedali reperibili da Sound Metak sono di tua ideazione...
Alcuni pedali che vendo e venderò sono ideati da me e Alberto Dani (T-Pedals).
Andiamo su qualche particolare tecnico: esistono molti forum sul web dove giovani musicisti si scambiano consigli sui pedali da acquistare. Ascoltiamo alcuni consigli dell'esperto: l'attrezzatura minima indispensabile per creare un bel sound noise-shoegaze ?
Non esiste una formula certa e determinata. Le possibilità di preparare un buon piatto di cucina gastronomica dipende dalla qualità e dalla percentuale degli elementi, quindi degli ingredienti, che lo compongono. Il suono è così. Esistono migliaia di chitarristi noise che usano formule diverse per creare sonorità similari. Tutto dipende dal gusto e dalla creatività di ognuno.
Che tipo di set andrebbe assemblato per suonare come i Sonic Youth in "Dirty" ?
Dovresti chiederlo a Thurston Moore e Lee Ranaldo, non vorrei si offendessero...
E per emulare i migliori Motorpsycho ?
Il freddo della Norvegia, due casse Ampeg 8x10 a testa ed un paio di testate Hiwatt da 100 watt cadauna.
Sound Metak esegue anche delle produzioni musicali...
Phonometak è il nome della divisione di SOUND METAK che si occupa di produzioni musicali.
Anzitutto abbiamo le "PhonoMetak Series", una collaborazione fra Wallace Records e PhonoMetak Laboratoires, che si è concretizzata finora nell'emissione di otto dischi in vinile formato 10''
Ecco di seguito i protagonisti, partendo dalla più recente, pubblicata a novembre del 2010:
PhonoMetak Series # 8 - Scarnella / Fluorescent Pigs
PhonoMetak Series # 7 - On Fillmore / Pupillo, Kazuhisa, Yasuhiro
PhonoMetak Series # 6 - Gianni Gebbia / Miss Massive Snowflake
PhonoMetak Series # 5 - Talibam / Jealousy Party
PhonoMetak Series # 4 - Damo Suzuki with Metak Network / with Zu and Xabier Iriondo
PhonoMetak Series # 3 - Ovo / Sinistri with Xabier Iriondo
PhonoMetak Series # 2 - Mats Gusatfsson / Paolo Angeli
PhonoMetak Series # 1 - Zu with Xabier Iriondo / Iceburn
Poi ci sono i due album del Shipwreck Bag Show, "Kc" e "Il tempo...tra le nostre mani, scoppiaaaaaaaaaaaaaaaaa!", più altre due emissioni delle quali abbiamo già parlato: "Eclipse" degli EAReNOW e "Your Very Eyes" con Xabier Iriondo e Gianni Mimmo.
Xabier, fossi rimasto negli Afterhours avresti partecipato al Festival della canzone italiana...
Negli anni nei quali ho suonato negli Afterhours non abbiamo mai preso in considerazione tale possibilità. Siccome me ne sono andato dal gruppo dieci anni fa, non mi pongo neanche la questione.
Dopo tanti anni di underground, non ti viene mai voglia di scrivere un potenziale hit da "regalare" a qualcuno ? Sappiamo che ne saresti in grado...
Se proprio dovessi farlo, lo farei per Bruce Springsteen.
Parlaci dei tuoi principali progetti in corso.
I già citati Uncode Duello (cioè io e Paolo Cantù), primitivo duello senza esclusione di colpi. Stiamo girando in questi mesi dal vivo. I già citati The Shipwreck Bag Show (cioè io e Roberto Bertacchini), attraverso i quali portiamo il nostro ultimo cd ("KC") in giro per l'Italia armati di una valigia colma di legno e ferraglia. Poi i Noguru (Scaglia, Marcheschi e Briegel dei Ritmo Tribale, Bruno Romani dei Detonazione e Xabier Iriondo), band urbana frenetica ed urgente. Abbiamo pubblicato un cd intitolato "Milano Original Soundtrack" a ottobre 2010, stiamo facendo delle date live per promuoverlo.
Non ti annoi di sicuro... Principali obiettivi per il futuro ?
Vivere il più a lungo possibile, essere felice, rendere felice mia figlia, la mia adorata compagna e le persone che amo.AFTERHOURS | ||
Pop Kills Your Soul (1993) | ||
Germi (1995) | ||
Hai paura del buio? (1997) | ||
Non è per sempre (1999) | ||
Siam tre piccoli porcellin (doppio live, 2001) | ||
Meet Some Freaks On Route 66 (abbinato a XL di repubblica, 2012) | ||
Padania(2012) | ||
Hai paura del buio? - Special Edition(2014) | ||
Folfiri o Folfox (2016) | ||
Foto di pura gioia (compilation, 2017) | ||
Noi siamo Afterhours (live, 2019) | ||
XABIER IRIONDO | ||
Irrintzi (2012) | ||
SIX MINUTE WAR MADNESS | ||
Six Minute War Madness (1996) | ||
Il vuoto elettrico (1997) | ||
Full Fathom Six (2000) | ||
A SHORT APNEA | ||
A Short Apnea (1999) | ||
Illu Ogod Ellat Rhagedia (2000) | ||
An Indigo Ballad (2001) | ||
Five Greeny Stages (2001) | ||
...Just Arrived (2004) | ||
UNCODE DUELLO | ||
Uncode Duello (2004) | ||
Ex Aequo (2007) | ||
Tre (2009) | ||
THE SHIPWRECK BAG SHOW | ||
Il tempo...tra le nostre mani, scoppiaaaaaaaaaaaaaa! (2009) | ||
Kc (2010) | ||
CAGNA SCHIUMANTE | ||
Cagna schiumante (2014) | ||
Volumorama #1 (7" split con gli OvO, 2015) | ||
?ALOS / XABIER IRIONDO | ||
?Alos / Xabier Iriondo (2011) | ||
Endimione (2012) | ||
Coscienza di sè (2019) | ||
TODO MODO | ||
Todo Modo (2015) | ||
Prega per me (2017) | ||
BUNUEL | ||
A Resting Place For Strangers (2016) | ||
The Easy Way Out (2018) | ||
Killers Like Us (2022) | ||
TASADAY | ||
Kaspar Project (2003) | ||
In attesa, nel labirinto (2004) | ||
POLVERE | ||
Polvere (2006) | ||
GIANNI MIMMO / XABIER IRIONDO | ||
Your Very Eyes (2008) | ||
GIANNI GEBBIA / STEFANO GIUST / XABIER IRIONDO | ||
L'edera, il colle e la nebbia (2009) | ||
EAReNOW | ||
Eclipse (2009) | ||
AN EXPERIMENT IN NAVIGATION | ||
An Experiment In Navigation (2010) | ||
WINTERMUTE | ||
Wintermute(2010) | ||
NoGuRUMilano Original Soundtrack(2010) |
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